A pochi mesi dalle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Roma, i giochi sono ancora tutti aperti. Nulla di definito ancora sulle candidature, in tutti gli schieramenti, nonostante che qualcuno abbia pensato che l'arrivo di Letta avrebbe sciolto il nodo ancora troppo 'avviluppato' del candidato di sinistra.
Così, ancora ieri, Conchita De Gregorio su Repubblica faceva il punto della situazione.
La Raggi rischia - a dire la verità, sono i Romani a rischiare - di ricandidarsi, anzi di 'essere ricandidata' dai suoi, nonostante i malumori interni al Consiglio capitolino ed al suo stesso partito. E ,del resto, non si possono leggere in altro modo, tutte le promesse di un 'nuovo rinascimento' romano della Raggi, ammesso che qualcuno creda ancora alle sue promesse attuali, non avendo ancora realizzato quelle fatte ad inizio di mandato.
Nella sinistra la situazione è davvero imbarazzante. Il PD di Letta, cui la trasferta parigina evidentemente non ha insegnato tutto il necessario, candiderebbe Gualtieri, l'ex ministro dell'Economia - un sicuro perdente - scrive De Gregorio, a ragione - mentre invece non fa sua la candidatura di Calenda - un sicuro (quasi) vincente, e che sarebbe il segno del ritorno all'ovile di molta sinistra che ne era uscita nel corso delle varie transumanze, non tutte per ragioni ideali. A quale logica ubbidisce questa scelta perdente? E da quale altra logica discende la possibile candidatura di Marianna Madia. un secondo disastro - sicuro! - dopo quello della Raggi, ammesso naturalmente che possa vincere 'faccia d'angelo' - non basterebbe un miracolo?
Per fortuna sono caduti nel vuoto gli inviti sempre di Letta jr., e le pressioni, sul presidente del Parlamento europeo, Sassoli. Letta non capisce, per interesse di partito, che Sassoli è più utile ( anzi indispensabile, assieme a Gentiloni) all'Italia, da Bruxelles?
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