Sergio Escobar che con Carlo Fontana forma la coppia dei ragazzi usciti dalla scuola di Paolo Grassi, approdò al Piccolo di Milano, dopo l'esperienza non esaltante all'Opera di Roma, 22 anni fa, succedendo a Giorgio Strehler. Ed ora che lui di anni ne compie, fra breve, settanta e non intende schiodare, ci pensano i lavoratori del teatro a chiedere per lui il meritato riposo della pensione, anche perché - e questa regola dovrebbe valere per tanti, anzi per tutti - due decenni e passa al timone di una nave di valore non promettono bene per la sua navigazione in tutta sicurezza. Escobar non intende mollare, nonostante che avrebbe dovuto farlo già da un paio d'anni perchè in pensione; pur di restare ha accettato di lavorare senza stipendio.
Escobar è stato messo spesso in parallelo o in antagonismo, a seconda dei casi, con Fontana; tanto che, in varie occasioni, se cadeva in disgrazia uno dei due si faceva subito il nome dell'altro per la sostituzione (come accadde alla Scala), certi della competenza dei due. E mentre l'uno avrebbe fatto volentieri le scarpe all'altro, tutti e due apparivano agli occhi di tutti manager affidabili.
Da molti anni il destino ha portato Fontana ad approdare in vari porti, da quelli politici a quelli manageriali ed infine a quelli isituzionali (AGIS), ed Escobar è rimasto sempre saldamente in sella al Piccolo. E, dobbiamo precisare, anche perchè mai una voce si è levata contro di lui in tutti questi anni. per lo meno non ne è giunta alcuna alle nostre orecchie.
Ora, invece, proprio dall'interno del Piccolo si sono levate non voci ma urla di lavoratori che gli imputano cattiva amministrazione, addebitandogli anche la mancata gestione dell'attuale consulente artistico Massini, succeduto a Ronconi, che si vede 'più in tv che in teatro'.
Insomma all'improvviso un uragano si è abbattuto sul Piccolo che da tanti anni è sempre stato considerato una delle nostre eccellenze artistiche e, lo abbiamo sempre supposto, anche amministrative.
Questa vicenda ce ne fa venire in mente una altrettanto simile perchè inattesa, di qualche settimana fa: l'abbandono, sbattendo la porta, e a pesci in faccia, l'uno e gli altri, di Giorgio Battistelli e l'Orchestra della Toscana, che lui ha guidato per quindici anni, in due riprese. I comunicati delle parti sono risultati velenosi e quelli della dirigenza dell'orchestra anche sarcastici quando augurano a Battistelli di mettere a frutto il suo 'immenso talento' altrove.
Poichè non possiamo entrare nel merito dell'una come dell'altra storia, non essendo a conoscenza della vita interna alle due istituzioni, ci basti sottolineare che restare molto a lungo in una medesima istituzione fa male ai diretti interessati ed all'istituzione stessa. Stiamo pensando, in questo momento, ai già troppi anni che Tony Pappano sta a Santa Cecilia, di fatto dal 2003, anche se formalmente dal 2005, e dunque fra breve saranno vent'anni. Giusto il tempo per salutarsi da buoni amici e salpare verso altri lidi.
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