martedì 30 giugno 2020

Opera e concerti di nuovo dal vivo. Prova generale di ripartenza. E poi c'è il finanziamento pubblico da ripensare, solo quando la pandemia sarà passata

Fa bene il sovrintendente della Scala Meyer, ad avviare un minimo di attività musicale in teatro da questo luglio: Alcuni concerti programmati senza stravolgere la platea - come hanno fatto altri teatri che vi hanno ospitato lì l'orchestra mentre al pubblico hanno destinato palcoscenico.buca dell'orchestra e palchi -  per una prova generale in vista della ripresa dell'attività operistica che ha come punto chiave e di svolta il prossimo sant'Ambrogio: non è mai accaduto, nella sua lunga storia che la Scala si sia fatta trovare con i battenti chiusi la sera del 7 dicembre - ha dichiarato Meyer - e non deve accadere neanche quest'anno. A tale proposito la prova generale servirà soprattutto al pubblico: entrata e uscita, misurazione della temperatura corporea, durata del concerto, mascherine, disinfezione delle mani, distanza a sedere ecc.

 Intanto da un sondaggio è emerso che l'attesa e la fila per entrare nei tetari e nelle sale da concerto non deve durare più di un tempo ragionevole, pena  la rinuncia anche del pubblico più assiduo che, come si sa,  è avanti con l'età e dunque più facile a perdere la pazienza, ed a difettare di resistenza.

Sul palcoscenico in queste prime prove non ci sarà molta gente, si tratterà di concerti con orchestra ridotta e solisti di canto o strumentali. In platea e nei palchi fino a 600 persone - come ha disposto per la Scala il Comitato tecnico scientifico ed ha autorizzato.

Questa nuova modalità per il pubblico va sperimentata, provata e semmai corretta, non deve trovare impreparate le istituzioni alla ripresa autunnale. allora sarà tropo tardi - come del resto si va anche dicendo della ripresa 'in presenza' dell'attività scolastica.

Poi naturalmente c'è il grosso problema della ripresa dell'opera. Come si fa con cantanti e coro in scena? si possono studiare e mettere in atto regie 'a distanza'? Sì e no. E' possibile con un repertorio che non è certo  quello dell'Ottocento ; ma comunque anche nel repertorio  precedente il problema del distanziamento esiste. E non sarà affatto facile risolverlo. Opere in  forma di concerto? Opere con un solo protagonista? tutte possibilità in campo, ma resta difficile se non impossibile adattare il repertorio tradizionale alla attuale situazione.  E questa situazione dovrebbe stimolare i compositori di oggi ad immaginare opere con pochi personaggi e magari con coro quasi inesistente, ai registi comunque l'arduo compito di tenere tutti a distanza sanitaria.

Intanto ripensare dalla base la nostra attività operistica è compito arduo, e forse pensando anzi sperando ed augurandosi che il vaccino si trovi presto, conviene fare opportune ma non stravolgenti correzioni; anche se il pericolo di nuove pandemie  d'ora in avanti deve essere tenuto sempre presente. 
                                                 
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Il nuovo scenario sta facendo riflettere anche sugli aspetti economici e finanziari della musica al presente. Se si fosse impiantato il sistema tanto amato dall'americano Uolter  Veltroni, oggi avremmo avuto  zero finanziamenti pubblici e anche zero finanziatori privati, con la conseguenza immediata i dover chiudere tutto - come del resto è accaduto al MET di New York, mandando a casa  tutti e distruggendo un sistema  costruito in anni ed anni nelle varie realtà del nostro paese.

Meno male che c'è il finanziamento pubblico a lenire le ferite lavorative del Coronavirus. Non siamo per niente d'accordo con l'amico Giuseppe Pennisi che lamenta la determinazione del FUS ai livelli del 2019-2020 e la sua attribuzione secondo i parametri già individuati. La riforma del FUS va certamente ripensata, ma prima deve finire la pandemia, altrimenti avremmo ancora altre migliaia di disoccupati e la distruzione di un sistema ricco di saperi e fortemente attrattivo. 

Su questo aspetto è intervenuto anche Filippo Del Corno, compositore, ed assessore alla cultura del Comune di Milano da sette lunghi anni. E da lui che ha sempre visto di buon occhio la collaborazione fra pubblico e privato, viene l'apprezzamento della finanziamento pubblico che oggi è come la manna per l' Italia della musica. E se anche tale finanziamento necessità di una revisione di criteri di attribuzione -comunque da rimandare  al dopo pandemia-  Del Corno mette sull'avviso, respingendoli, coloro i quali hanno pensato di riorganizzare il settore a colpi di algoritmi - la stoccata è sicuramente indirizzata a Salvo Nastasi che un bel colpo alla distruzione del sistema musicale in Italia l'ha dato nella sua precedente  attività al Ministero, dove, nonostante questo, il prode Franceschini l'ha richiamato. Del Corno vuol dire. guai se accade un'altra volta. Se l'intero sistema va ripensato lo si deve fare 'cum iudicio', e non affidandolo ad elefanti che ben conosciamo, capaci di calpestare e distruggere più che salvaguardare e far crescre.

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