Chi dice che le nostre migliori menti, una volta formate in Italia - dove ancora, nonostante le istituzioni, ci sono buone scuole su su fino alle università - emigrano, dice il falso sapendo di dirlo.
E vi spieghiamo perchè. Se molti giovani di valore, una volta terminati gli studi in Italia, vanno via per stabilirsi all'estero, il richiamo maggiore ad emigrare sta nella carriera e nei soldi, oltre che, magari, in una migliore situazione lavorativa e di ricerca. Non certamente nella mancanza di occasioni in Italia, per mettersi in mostra.
E per questo sono molti, anzi moltissimi coloro che, nati nel nostro Paese e nel nostro Paese formatisi, decidono di restarvi a lavorare, perchè le occasioni per esercitare creatività, invenzione qui sono coltivate al massimo grado, anche se non sempre riconosciute a dovere e ben retribuite.
E, per convincervi, vi offriamo due esempi significativi. Solo due fra i più eccelsi, ben sapendo che moltissimi altri siamo costretti a tralasciarli perchè quella stesa creatività e invenzione mettono al servizio del nulla o poco, come quella piccola comunità che anche nel nome non ha soddisfatto in passato nè promette qualcosa di buono per il futuro. Ci riferiamo alla 'Bestia' salviniana, il cui destino è segnato anche dal trucido nome.
Il primo esempio risale ad una settimana fa, ed ha come palcoscenico il Campidoglio, dove una comunità di creativi lavora agli ordini della sindaca Raggi e dell'assessore Bergamo. E riguarda il nome nuovo affibbiato alla cosiddetta Estate romana, invenzione fantastica di Nicolini, ma banale nel nome.
D'ora in avanti si chiamerà ROMARAMA, che non è abbreviazione di ROMARAMAZZA, come è venuto in mente a qualche denigratore dell'azione della sindaca e dell'assessore alla 'ricrescita culturale'.
ROMARAMA sta a dire che l'Estate a Roma si espande, si amplia, si allarga ben oltre l'autunno ed arriva alle porte dell'inverno. Insomma un'Estate che dura tutto l'anno e include qualunque cosa.
Ed ora diteci se per una simile invenzione sarebbe bastato un pubblicitario qualsiasi. No, solo delle menti vulcaniche e sopraffine potevano partorire quella variante.
Il secondo esempio, ancora più recente, ci viene dall'Accademia di santa Cecilia che ha appena annunciato la ripresa dell'attività sinfonica, dal 'vivo' ( dopo quelle cosucce via streaming con le quali ha tentato di distrarre la nostra attenzione dai problemi reali della musica dal vivo) nella grande 'cavea' dell' Auditorium di Roma. Mille posti o forse qualche centinaio in più, rispetto alla capienza di quasi 4000, ed un programma tutto beethoveniano, nel mese di luglio, con l'esecuzione delle sue nove sinfonie.
L'Accademia ha riunito il suo team creativo, sotto l'ingombrante presidenza del suo sovrintendente, ed ha partorito un nome che ha dell'incredibile: 'BEETHOVEN STARt'.
Uno pensa che quella 't' minuscola sia sfuggita ai grafici nel mentre che badavano a disegnare STAR. E, invece no, come ci spiega uno che creativo è per l'età: un bambino. STARt gioca sul termine STAR che naturalmente si addice a Beethoven, ma anche su 'start'-inglese, ovvio - che indica la ripresa del movimento, la cosiddetta ripartenza. E che la 't' vi compaia 'minuscola' , è per non offuscare il termine STAR che Beethoven è più che ogni altro, nel mondo della musica di tutti i tempi.
Ora, in tutta sincerità, diteci se un'idea così rivoluzionaria sarebbe mai potuta venire in mente ad un creativo non italiano, comprendendovi fra di loro anche quelli italiani che si sono trasferiti all'estero e che, a questo punto, dovremo convincerci si sono afflosciati, a differenza di quelli che sono restati nel nostro paese.
Prova ne sono quelli che operano in Campidoglio e all'Accademia di santa Cecilia.
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