vi informo che, dopo un primo periodo di sperimentazione della didattica a distanza, visto il protrarsi del periodo di chiusura, nei prossimi giorni verrà avviata una piattaforma comune per le lezioni e per gli esami on line.
Questo è quanto si legge fin da fine marzo sulla home page del sito del Conservatorio di musica S. Cecilia di Roma, a firma del direttore Roberto Giuliani. Perché, come più in alto si sottolinea a caratteri cubitali, Santa Cecilia non si ferma. Grazie agli Studenti del Conservatorio.
Purtroppo però non è tutto oro quello che sembra luccicare e il Santa Cecilia purtroppo si è fermato eccome. In primis, perché la piattaforma comune promessa dal direttore è arrivata solo il 1 giugno, a distanza di ben 83 giorni dall’inizio del lockdown, e si tratta di una piattaforma inadeguata poiché non ha la possibilità di svolgere videoconferenze, ma permette solo il collegamento a Zoom, una piattaforma privata con dei forti limiti di utilizzo. E poi, cosa ancor più grave, perché in realtà le attività didattiche e gli esami degli studenti del Conservatorio, nell’emergenza Covid-19 che ha trasferito in remoto scuole, università e istituti di alta formazione in tutta Italia, si sono inceppate e in molti casi non hanno funzionato affatto.
In una lettera inviata al direttore, alla direzione e all’amministrazione il 13 maggio scorso, gli studenti (come già avevano fatto in precedenti e-mail) espongono con chiarezza la pluralità delle situazioni critiche e delle loro esigenze didattiche, in larga parte insoddisfatte dai responsabili dell’istituto: mancanza di informazioni chiare sulle attività obbligatorie e su quelle facoltative; mancati riconoscimenti dei crediti formativi, disfunzioni della segreteria, sessioni d’esame invernali e sedute di laurea in gran parte saltate; lezioni on line gestite solo su Zoom o whatsapp assolutamente inefficaci per chi sta imparando a suonare uno strumento; sostanziale interruzione della didattica in considerazione della natura performativa degli insegnamenti; penalizzazione delle condizioni degli studenti, ai quali, in mancanza di una piattaforma istituzionale, veniva di fatto negata la possibilità di concludere il proprio percorso di studi e di accedere poi ai concorsi. Ma soprattutto totale mancanza di un confronto con gli studenti da parte della direzione, a cui da tempo veniva ufficialmente richiesto un incontro chiarificatore sempre sistematicamente negato.
Quello del Conservatorio non è certamente un caso isolato. In molte scuole e università le attività da remoto imposte dall’emergenza sanitaria non sono state tempestive e immediate. Per tante, diverse ragioni e responsabilità. Ma in questo caso forse possiamo dire che si tratta di una goccia che fa traboccare il vaso. È l’intera gestione del direttore Roberto Giuliani, insediatosi nel novembre del 2016, a essere messa pesantemente sotto accusa. Interpellanze parlamentari, ispezioni del MIUR, relazioni dei revisori dei conti, condanne del TAR evidenziano “da tempo episodi gravi che potrebbero aver compromesso il regolare svolgimento delle attività ed il corretto rispetto delle norme di legge da parte dei vertici dell’istituto”[1]. I reati contestati sono numerosi e gravissimi, di natura amministrativa, patrimoniale e giuslavoristica, ed è talmente vasta la mole di denunce pervenute ai vertici ministeriali che il capo Dipartimento Giuseppe Valditara, esaurito il periodo a disposizione, ha chiesto una proroga per il suo mandato ispettivo.
Ma in questa sede vogliamo concentrarci soltanto su ciò che riguarda strettamente le condizioni degli studenti, già da anni piuttosto difficili e rese certamente più gravose da una discutibile gestione dell’emergenza. Illegittimi e cospicui aumenti delle contribuzioni studentesche per studenti stranieri; mancata elezione del rappresentante degli studenti negli organi di governo collegiali, che comprendono la Consulta degli studenti, il Consiglio Accademico e il Consiglio di Amministrazione. In quest’ultimo risulta invece ancora presente e con diritto di voto una studentessa eletta nel 2016 e non più rieletta successivamente sia perché alla scadenza del mandato triennale non si sono più svolte regolari elezioni, sia perché la studentessa in questione nel frattempo si è diplomata e quindi non è più iscritta al Conservatorio; infine, la sospensione discrezionale dalle lezioni e da tutte le attività dal 28 gennaio, dunque prima ancora che il Governo decretasse lo stato d’emergenza, per i soli studenti orientali, genericamente intesi come “cinesi, coreani, giapponesi ecc. nonché di altri che provenissero dai Paesi interessati” con la disposizione che il 5 febbraio alle ore 14.00 un fantomatico “medico del Conservatorio” avrebbe provveduto a “visitarli tutti”[2]. Visita collegiale e collettiva, con evidenti possibilità di potenziale diffusione di un eventuale contagio, evitata per la tempestiva circolare del Ministero della Salute che allertava sulle situazioni di rischio.
E’ di questi giorni l’informativa, contenuta nella newsletter inviata a tutti i docenti, che gli studenti, nelle prossime sessioni d’esame on line, non potranno né rifiutare, prima della verbalizzazione - come invece previsto dal regolamento -, la proposta di voto, né firmare il verbale al termine del loro esame. Un’iniziativa che, sotto le mentite spoglie di un alleggerimento del lavoro dei docenti, comprime ulteriormente i diritti degli studenti. E risale, infine, allo scorso 5 giugno, l’esposto presentato dagli studenti al Ministro dell’istruzione affinché vengano disposti gli opportuni accertamenti e valutati eventuali profili d’illiceità.
[1] Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n. 3 -01419 (pubblicato il 27 febbraio 2020 nella seduta n. 197)
[2] Comunicazione ai docenti
(10 giugno 2020)
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