In ballo c’erano i proventi relativi a due opere pucciniane, “La Fanciulla del West” e “Turandot” dal primo semestre del 2015 ad oggi, nonché quelli de “Il Tabarro”, fino al 31 dicembre 2016, anno in cui l’opera è caduta in pubblico dominio. I proventi delle opere di Giacomo Puccini, sino alla sospensione dei pagamenti scattata unilateralmente a metà del 2015, erano così suddivisi: il 50% a Casa Ricordi, mentre la restante metà andava per due terzi alla Fondazione Giacomo Puccini e per un terzo alla nipote Simonetta Puccini (poi, dopo il suo testamento, alla “Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini“).
La causa interessava indirettamente anche le opere “Gianni Schicchi” e “Suor Angelica”. Seguendo il medesimo filo conduttore, Casa Ricordi, infatti, aveva annunciato la propria intenzione di sospendere i pagamenti della quota di proventi di queste due opere spettante alla Fondazione a partire dal 2026. Di conseguenza, la Fondazione aveva chiesto al Tribunale di accertare, invece, la sussistenza del proprio diritto a percepire tale quota di proventi fino al 2040, anno in cui le due opere cadranno in pubblico dominio.
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