Si aggirava come uno spettro tra le stanze della politica. Tutti ne parlavano, ma nessuno lo aveva ancora letto. Chi fino a ieri si interrogava sul perché gli aiuti alle aziende per fronteggiare l'emergenza coronavirus, annunciati il 6 aprile con il decreto imprese, non fossero ancora arrivati al Quirinale, adesso potrà leggerli direttamente in Gazzetta Ufficiale dove sono stati pubblicati nella notte. Il decreto ribattezzato "liquidità" è composto da 44 articoli con le garanzie a supporto di quegli imprenditori mandati al tappeto dal virus cinese.
Il testo è in vigore da oggi, 9 aprile. Con la firma del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, arrivata ieri sera, entrano dunque in funzione le misure con cui il premier, Giuseppe Conte, aveva annunciato liquidità immediata per 400 miliardi di euro alle imprese: 200 per il mercato interno e altri 200 per potenziare il mercato degli export, in attesa che qualcosa si muova anche in Europa dove continuano i negoziati su Mes e coronabond.
Il provvedimento nelle intenzioni del governo dovrebbe smuovere miliardi su miliardi di finanziamenti. Tutto si concentra sul credito che le banche dovrebbero concedere a imprese grandi e piccole con l'ombrello protettivo aperto da Sace e dal fondo di garanzia per le Pmi, in aggiunta alle garanzie staccate sui crediti destinati all'export. Inutile negarlo.
C'è molta attesa attorno a questo provvedimento perché le misure diventino operative. E praticamente tutte le associazioni di imprese hanno lamentato il rischio di perdersi in procedure inadeguate. Il mantra è sempre lo stesso: "Non c'è più tempo". I tempi sono infatti strettissimi. Le aziende hanno bisogno di ricevere liquidità ora per restare in vita, considerando l'azzeramento dell'economia provocato dal Covid-19.
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ntanto Abi scrive alle banche. "Abbiamo lavorato tutta la notte al testo per poter inviare alle banche, già stamattina, la circolare applicativa del decreto sulle misure per fornire liquidità alle imprese", ha annunciato il presidente dell'Abi, Antonio Patuelli a Radio Anch'Io. Che poi ha aggiunto: "In questo modo gli istituti di credito, che in questi giorni hanno ricevuto molte richieste dai clienti, possono subito avere elementi per attuare le norme sulle garanzie pubbliche per i finanziamenti alle imprese in difficoltà".
Dal canto suo la Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, chiede istruzioni chiare ai dipendenti per operare a contatto con i clienti. Dopo la pubblicazione del decreto, Sace - la società controllata dalla Cdp attraverso la quale verranno veicolate le garanzie pubbliche - ha annunciato l'operazione "Garanzia Italia". Sarà questo il nome dello strumento che utilizzerà i miliardi di euro di garanzie promessi, fornendo il supporto operativo necessario, impegnandosi a emettere la garanzia dello Stato a fronte di finanziamenti concessi alle imprese che ne faranno richiesta.
Le richieste di finanziamento - fa sapere Sace - dovranno essere presentate dalle società che hanno bisogno direttamente alle banche di riferimento. E successivamente sarà la stessa banca ad effettuare la richiesta di garanzia. I prestiti saranno garantiti da Sace e contro-garantiti dallo Stato al 90% per imprese con meno di 5mila dipendenti in Italia e con fatturato fino a 1,5 miliardi di euro. E al 70-80% per le grandi imprese con numero di dipendenti o fatturato superiore.
Il prestito potrà avere una durata fino a 6 anni con 24 mesi di preammortamento e importo non superiore al 25% del fatturato del 2019 o al doppio della spesa salariale annuale per il 2019. Potranno essere richiesti anche più finanziamenti dalla stessa impresa, sempre nel rispetto di questi limiti. Lo stesso decreto prevede per tutte le Pmi (imprese fino a 499 dipendenti) l'intervento prioritario diretto del Fondo Centrale di Garanzia, a tal fine rafforzato, con garanzia pubblica del 100% per i prestiti fino a 800mila euro.
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