A domanda risponde. Maestro Muti, la Rai antepose al suo precedente concerto viennese, nel 2004, il concerto dalla Fenice, alla prima edizione. Ora tornando lei a Vienna, non poteva tornare sui suoi passi riproponendo su Rai 1 il suo concerto, e mandando su Rai 2 il Concerto veneziano?
E il Maestro risponde: "Bisogna chiederlo ai dirigenti Rai. Tra l'altro la prima volta volta della Fenice coincise, nel 2004, con il mio precedente concerto al Musikverein. I viennesi rimasero disorientati per il fatto che, con un direttore italiano, l'Italia per la prima volta compisse una scelta autartica. Ognuno è libero di fare ciò che vuole, alla Rai ritengono sia giusto così. Certo il Concerto di Vienna è unico, non solo per la qualità dell' Orchestra ma perché quella musica a cavallo tra il sorriso e la lacrima fa parte di un periodo storico particolare e si adatta all'atmosfera del primo dell'anno, evocando desideri e sogni che non esistono in altri repertori. Non credo che i miei musicisti di Chicago sarebbero interessati al brindisi della Traviata o al Va' pensiero, e si sa quanto ami queste opere, ma con la fine dell'anno c'entrano poco".
Cominciamo dal principio, perchè la storia del Concerto della Fenice la conosciamo bene, per filo e per segno, perché fin dall'inizio ce ne siamo occupati direttamente sempre, relativamente alla formulazione del programma, e spesso anche per altro, per conto della Rai.
Sì, il primo Concerto di Capodanno da Venezia, in diretta su Rai 1, coincise con il precedente impegno di Muti a Vienna; e Muti aveva diretto il concerto inaugurale della risorta Fenice, anche quello trasmesso in diretta, appena una decina di giorni prima del Capodanno 'italiano', che Muti definisce autartico.
Muti conosce le ragioni di quella iniziativa? Eccole. La sig. Anna Elena Averardi, consulente per l'immagine del teatro veneziano, ebbe l'idea di suggerire alla direzione di Rai 1 (Fabrizio Del Noce) di trasmettere da Venezia il Concerto di Capodanno. Nelle intenzioni della sig.ra Averardi, accolte da Dal Noce, c'era il desiderio di festeggiare la ricostruzione dello storico teatro veneziano, 'dov'era, com'era'. Il Concerto, diretto da Maazel, ebbe successo, superando, per share e telespettatori, tutte le precedenti edizioni di quello viennese; e forse anche per tale manifesto gradimento, si decise di continuare - come si fa da quindici anni - a mandare in onda da allora, ininterrottamente, in diretta su Rai 1, il Concerto da Venezia, senza però cancellare quello da Vienna, che viene trasmesso su Rai 2, subito dopo quello veneziano, a partire dalle 13,30.
Questa è la storia. Negli anni il concerto è stato diretto da importanti direttori: Maazel, Pretre, il quale dopo il concerto veneziano venne invitato per la prima volta a dirigere quello viennese, Masur, Gardiner, Roberto Abbado, Harding e solo uno dei ricorrenti problemi di salute vietarono a Temirkanov di dirigerlo, sebbene annunciato e sostituito all'ultimo minuto.
Nel tempo, noi, che oltre che sulla formulazione del programma siamo stati spesso interpellati anche sulla scelta dei direttori e dei cantanti, abbiamo consigliato alcuni nomi, come ad esempio, per i direttori, quello di Tony Pappano. Al quale però i dirigenti dell'epoca si rivolsero in giugno per il successivo dicembre. La risposta di Pappano fu ovvia e piccata: c'ho da fare tra Roma e Londra. Eravamo riusciti a convincere Cagli - con il quale allora avevamo buoni rapporti - a cedere per una trasferta il suo direttore, adducendo come ragione che la visibilità della tv avrebbe giovato a Pappano, da poco in Italia. E ne avevamo parlato anche con Pappano, del quale proprio in quegli anni stavamo scrivendo la biografia, ottenendone risposta affermativa, in linea di principio.
Poi avendo spesso visto sul podio della Fenice Chailly, Chung, Gatti, avevamo consigliato al direttore artistico - l'attuale sovrintendente Ortombina - di invitarli. La risposta, sempre uguale. era: non verranno ( non verrebbero?). Senza dirci però se li aveva invitati. Lui dava per scontato che non sarebbero venuti. Perchè allora, quest'anno, Chung ha accettato?
A dire la verità non gli abbiamo mai chiesto di Muti, e perciò non possiamo dire se Ortombina l'abbia invitato e, se sì, quale sia stata la sua risposta.
Ora, dice Muti, ma suggerisce Cappelli e avrebbe desiderato il 'politico ignoto' Giro, la Rai avrebbe dovuto in occasione del ritorno suo a Vienna, scalzare Venezia da Rai 1 e rimetterci il concerto viennese. Perché, lo spiega a suo modo: perchè lui è il massimo direttore italiano vivente, perchè i Wiener sono una delle più grandi orchestre, perchè il Concerto viennese è il più visto nel mondo, perchè il programma del concerto viennese è più adatto di quello veneziano per un concerto di inizio d'anno. Insomma, dice Muti, napoletano, alla fine del suo ragionamento: la Marcia di Radestzki è meglio del brindisi della Traviata.
E' qui che non seguiamo più il maestro italiano. I valzer viennesi sono per semplice tradizione programma del Concerto di Capodanno da Vienna ; nè più e nè meno di come i brani più popolari del nostro melodramma lo sono per il Concerto dalla Fenice, da quindici anni. Dunque non spiega per quale ragione Rai 1 dovrebbe rinunciare a tale iniziativa che, per una volta, valorizza, in patria, il patrimonio musicale che il mondo ci invidia e al quale Muti dichiara il suo particolare attaccamento ed apprezzamento.
Se lo vuole qualche italiano, che Vienna cioè torni dov'era, su Rai 1, non è ragione sufficiente perchè non si dia ascolto a quei 4.400.000 telespettatori - quanti erano fino a quando noi ce ne siamo occupati, mentre ora sono scesi fino a quasi 3.600.000, ma noi tuttavia speriamo che la discesa da quest'anno si fermi - che, a rigor di cifra, sono stati sempre in numero maggiore di quelli che in ogni edizione hanno guardato ed ascoltato il Concerto da Vienna su Rai 1 e che ora possono seguirlo su Rai 2. Il passaggio da Rai 1 a Rai 2 non è da intendersi come DECLASSAMENTO, bensì come semplice SPOSTAMENTO.
Se poi gli orfani di Vienna restano comunque insoddisfatti e inconsolabili, nulla vieta che, per manifesta ritorsione, si rechino a Vienna - del resto alcuni anni fa l'aveva fatto lo stesso Cappelli, come scrisse sul 'Corriere', in compagnia ( buona quella!) di Catello De Martino, l'indimenticato sovrintendente del disastro all'Opera di Roma, al tempo di Riccardo Muti - e come potrebbe fare, perchè i mezzi ce li ha, anche Francesco Giro, ex sottosegretario alla cultura del Governo italiano che preferisce Vienna e la sua musica a Venezia ed alla musica italiana. Non si tratta di autarchia nella scelta italiana; mentre negli oppositori, si tratta di evidente stupido autolesionismo.
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