Insomma c'è poco da aggiungere. Tutti hanno confermato che la ministra Boschi, all'epoca del disastro delle banche, Etruria compresa, si diede da fare per salvarle, principalmente per non far fallire la banca del suo territorio elettorale, cioè Banca Etruria. Ragione principale del suo interessamento non fu la presenza del babbo nel consiglio di amministrazione, né di suo fratello fra i funzionari della banca e neanche l'investimento dell' azionista Maria Elena, davvero esiguo. Lei lo fece per ragioni istituzionali. E non esercitò pressione alcuna con chicchessia. Capito?
Tutti coloro i quali attendevano la ministra, per spararle addosso, alle audizioni di Visco - contro il quale Renzi ed il partito dietro di lui, s'erano mossi compatti, mettendone in forse la rielezione in Bankitalia - e di Ghizzoni, ad di Unicredit, hanno dovuto riporre le armi, perché i due hanno confermato gli incontri, la richiesta di informazioni. Punto. Addirittura Visco ha detto che quando Renzi, allora capo del governo, gli chiese della banca, lui gli rispose: di questi argomenti non parlo con Lei, solo con il suo ministro Padoan. Visco sì che è un governatore con i contro...
Naturalmente tutti hanno creduto a Visco, facendo i sordi per non sentire. E la sensazione si è ripetuta anche all'audizione di Ghizzoni, oggi. Il quale Ghizzoni, in pèasato sollecitato a confermare p mneo le affermazioni di De Bortoli, rispondeva al cronist:. non parlo perchè non mi si può addossare la respoanabilità delle sorti del Foverno. Cosa voleva dire, se ricordiamo bene le sue parole, e furono proprio queste? Per quel poco che ha detto il Governo Gentiloni sarebbe potuto cadere?
I due testimoni più attesi - Visco e Ghizzoni - si è avuta la netta impressione che fossero ADDOMESTICATI , per ragioni istituzionali. Che potrebbero considerarsi validissime.
Comunque siccome occorre stare a quanto hanno dichiarato, non essendo stati accusati di falso, si deve concludere che la Boschi ne esce 'pura siccome un angelo', come canta papà Germont in Traviata, di sua figlia. Dunque Lei non è più, come ha sottolineato l'amico, Matteo, il capro espiatorio della emergenza banche, e perciò ora, se vuole, può dimettersi.
Così come si è trasferita dal gabinetto Renzi a quello Gentiloni - perchè Gentiloni, sue parole, ha tanto insistito - ora che nessuno insiste perché resti in carica e si candidi, prenda lei la decisione, autononomamente: si dimetta e dichiari di non volersi ricandidare. Dopo l'esperienza di governo, e tutti gli incontri e conoscenze istituzionali e non, per Lei, che è brava e determinata, ma anche bella, trovare un lavoro appagante ed adeguato sarà un gioco da ragazze.
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