Ravello e la costiera amalfitana penalizzate dal Governo. La cittadina della costa d’Amalfi fra gli ultimi posti fra i festival finanziati dal Ministero, penalizzata con essa anche la Campania nonostante il Festival sia fra i più conosciuti in Europa ed è polemica.
«È dal 1953, cioè da 57 anni, che abbiamo fatto una tale esperienza da trovarci in perfetta consonanza con il mondo della musica, tanto da aver meritato la denominazione ufficiale di ‘‘Ravello Città della Musica’’. Il nostro è il festival più ampio quanto a numero degli eventi, e forse anche quanto a qualità degli stessi. Eppure ci ritroviamo al 29.mo posto nella lista dei festival finanziati dallo Stato, alla pari con manifestazioni che, con tutto il rispetto, non possono vantare il nostro pedigree».
Domenico De Masi, presidente della Fondazione Ravello, allarga le braccia davanti ai dati che riguardano i fondi elargiti per il 2009 dalla Commissione Musica del Ministero, che fa capo alla direzione generale per lo spettacolo dal vivo di cui è direttore Salvatore Nastasi, commissario del Teatro San Carlo.
La tabella che pubblichiamo in questa pagina parla da sé: il Ravello Festival ha ottenuto 46 volte meno fondi del Rossini Opera Festival di Pesaro e 30 volte meno del Festival dei Due Mondi di Spoleto. E, per non fermarsi a manifestazioni comunque di gran nome e di consolidata tradizione, va aggiunto che quei 30 mila euro sono, per esempio, meno della metà di quanto è stato stanziato per il Festival delle Città Medievali di Affile (Roma). E sono la stessa cifra erogata per il Festival di Mezza Estate di Tagliacozzo (Abruzzo). E meno male che Ravello prende 5 mila euro in più rispetto all’unica altra manifestazione campana in tabella, il Festival Internazionale di Benevento, che propone cinque giorni di spettacoli attraverso l’associazione «Iside Nova » di Ceppaloni, che fa capo a Sandra Lonardo Mastella.
Della commissione fanno parte i compositori Lorenzo Ferrero e Flavio Emilio Scogna, il musicologo Piero Rattalino, il dirigente aziendale Valerio Toniolo, l’assessore del Comune di Senigallia Velia Papa, l’ex sovrintendente del Teatro di San Carlo Gioacchino Lanza Tomasi.
Come si accennava, il festival di Ravello, coi suoi 48 appuntamenti musicali nel 2009, non dovrebbe temere confronti in Italia, almeno sul piano quantitativo. Grandi numeri da esibire li ha per la verità anche il RomaEuropa Festival che però può anche vantare (vedi tabella) sovvenzioni ministeriali di tutto rispetto: 685 mila euro (20 volte più di Ravello). Ma bisogna aggiungere che per il 2009 Ravello ha subìto una riduzione del finanziamento pari al 15% circa rispetto agli anni passati, e questo benché la programmazione non sia stata diminuita. Anche in passato, dunque, non è che per Ravello il ministero si svenasse. Quest’anno, comunque, la situazione è quella che abbiamo detto: 29.mo posto su 54 manifestazioni aventi diritto. A Ravello si fa notare che essere alla pari con Tagliacozzo significa essere alla pari con un festival che ha prodotto 11 concerti con due grandi eventi: l’esibizione della Banda dei Carabinieri in apertura, e quella della Banda dei Vigili del Fuoco in chiusura. Osservazione non priva di una certa perfidia, anche se nel conto si dovrebbe mettere una comprensibile attenzione per l’Abruzzo terremotato.
Numeri alla mano, De Masi ti fa notare allora come gli eventi musicali proposti dal Festival di Spoleto siano stati 35, tra i quali vanno peraltro ricomprese anche le 6 repliche di un «Tributo a Nat King Cole» e le 3 del «Gianni Schicchi» con la regia di Woody Allen.
Il problema è dunque quello di capire i criteri con cui i finanziamenti vengono erogati. In buona sostanza, ciascun festival li richiede sulla base di una documentazione dei costi. Ravello ha richiesto un contributo di 744 mila euro e ha ottenuto 30 mila euro. «Si deve supporre», dice De Masi, «che Spoleto, per avere un milione, abbia dovuto richiedere almeno 20 milioni. Forse, però, le proporzioni non sono uguali per tutti».
Spulciando l’elenco, e andando a dare un’occhiata ai programmi, sembrerebbe proprio così. Per dire: i 190 mila euro per Città di Castello sono relativi a 12 serate (compresa un’opera commissionata a Flavio Emilio Scogna, membro della commissione ministeriale).
Alle Settimane Musicali di Stresa, i concerti sono invece 25, e solo quattro quelli sinfonici, che a Ravello sono sette, dove il finanziamento è nove volte più basso. E, naturalmente, si potrebbe continuare a lungo, mostrando in generale una prevalenza del Centro- Nord rispetto al Sud, anche se poi un trattamento di qualche riguardo sembra essere stato riservato alla Sicilia con i 240 mila euro per Taormina Arte.
Ma c’è un però: il Ravello Festival, infatti, non percepisce fondi soltanto dallo Stato. Il grosso dei finanziamenti pubblici (350 mila euro), anzi, gli arriva dalla Regione… Come la mettiamo, allora? «Ma questa», conclude De Masi, «è la stessa situazione in cui si trovano tutti gli altri festival. I finanziamenti pubblici arrivano loro dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni e da altri enti. Oltre che, per chi è stato capace come noi di coinvolgerli, dai privati. Escludo, quindi, che il riparto effettuato dalla commissione abbia tenuto conto di questo aspetto».
Francesca Gargiulo Corriere del Mezzogiorno
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