venerdì 29 dicembre 2017

La rete ha la memoria lunga. Nel 2009 De Masi lamentava gli strani criteri con cui il Ministero - Nastasi direttore generale - erogava fondi alle manifestazioni culturali e festival

Ravello e la costiera amalfitana penalizzate dal Governo. La cittadina della costa d’Amalfi fra gli ultimi posti fra i festival finanziati dal Ministero, penalizzata con essa anche la Campania nonostante il Festival sia fra i più conosciuti in Europa ed è polemica. 
«È dal 1953, cioè da 57 anni, che abbiamo fatto una tale esperienza da trovarci in perfetta consonanza con il mondo della musica, tanto da aver meritato la denominazione ufficiale di ‘‘Ravello Città della Musica’’. Il nostro è il festival più ampio quanto a numero degli eventi, e forse anche quanto a qualità degli stessi. Eppure ci ritroviamo al 29.mo posto nella lista dei festival finanziati dallo Stato, alla pari con manifestazioni che, con tutto il rispetto, non possono vantare il nostro pedigree».
Domenico De Masi, presidente della Fondazione Ravello, allarga le braccia davanti ai dati che riguardano i fondi elargiti per il 2009 dalla Commissione Musica del Ministero, che fa capo alla direzione generale per lo spettacolo dal vivo di cui è direttore Salvatore Nastasi, commissario del Teatro San Carlo.
La tabella che pubblichiamo in questa pagina parla da sé: il Ravello Festi­val ha ottenuto 46 volte meno fondi del Rossini Opera Festival di Pesaro e 30 volte meno del Festival dei Due Mondi di Spoleto. E, per non fermarsi a manifestazioni comunque di gran no­me e di consolidata tradizione, va ag­giunto che quei 30 mila euro sono, per esempio, meno della metà di quanto è stato stanziato per il Festival delle Cit­tà Medievali di Affile (Roma). E sono la stessa cifra erogata per il Festival di Mezza Estate di Tagliacozzo (Abruz­zo). E meno male che Ravello prende 5 mila euro in più rispetto all’unica altra manifestazione campana in tabella, il Festival Internazionale di Benevento, che propone cinque giorni di spettaco­li attraverso l’associazione «Iside No­va » di Ceppaloni, che fa capo a Sandra Lonardo Mastella.
Della commissione fanno parte i compositori Lorenzo Ferrero e Flavio Emilio Scogna, il musicologo Piero Rattalino, il dirigente aziendale Vale­rio Toniolo, l’assessore del Comune di Senigallia Velia Papa, l’ex sovrinten­dente del Teatro di San Carlo Gioacchi­no Lanza Tomasi.
Come si accennava, il festival di Ra­vello, coi suoi 48 appuntamenti musi­cali nel 2009, non dovrebbe temere confronti in Italia, almeno sul piano quantitativo. Grandi numeri da esibi­re li ha per la verità anche il RomaEu­ropa Festival che però può anche van­tare (vedi tabella) sovvenzioni ministe­riali di tutto rispetto: 685 mila euro (20 volte più di Ravello). Ma bisogna aggiungere che per il 2009 Ravello ha subìto una riduzione del finanziamen­to pari al 15% circa rispetto agli anni passati, e questo benché la program­mazione non sia stata diminuita. An­che in passato, dunque, non è che per Ravello il ministero si svenasse. Que­st’anno, comunque, la situazione è quella che abbiamo detto: 29.mo po­sto su 54 manifestazioni aventi diritto. A Ravello si fa notare che essere alla pari con Tagliacozzo significa essere al­la pari con un festival che ha prodotto 11 concerti con due grandi eventi: l’esi­bizione della Banda dei Carabinieri in apertura, e quella della Banda dei Vigi­li del Fuoco in chiusura. Osservazione non priva di una certa perfidia, anche se nel conto si dovrebbe mettere una comprensibile attenzione per l’Abruz­zo terremotato.
Numeri alla mano, De Masi ti fa no­tare allora come gli eventi musicali proposti dal Festival di Spoleto siano stati 35, tra i quali vanno peraltro ri­comprese anche le 6 repliche di un «Tributo a Nat King Cole» e le 3 del «Gianni Schicchi» con la regia di Woo­dy Allen.
Il problema è dunque quello di capi­re i criteri con cui i finanziamenti ven­gono erogati. In buona sostanza, cia­scun festival li richiede sulla base di una documentazione dei costi. Ravello ha richiesto un contributo di 744 mila euro e ha ottenuto 30 mila euro. «Si de­ve supporre», dice De Masi, «che Spo­leto, per avere un milione, abbia dovu­to richiedere almeno 20 milioni. For­se, però, le proporzioni non sono uguali per tutti».
Spulciando l’elenco, e andando a da­re un’occhiata ai programmi, sembre­rebbe proprio così. Per dire: i 190 mila euro per Città di Castello sono relativi a 12 serate (compresa un’opera com­missionata a Flavio Emilio Scogna, membro della commissione ministe­riale).
Alle Settimane Musicali di Stre­sa, i concerti sono invece 25, e solo quattro quelli sinfonici, che a Ravello sono sette, dove il finanziamento è no­ve volte più basso. E, naturalmente, si potrebbe continuare a lungo, mostran­do in generale una prevalenza del Cen­tro- Nord rispetto al Sud, anche se poi un trattamento di qualche riguardo sembra essere stato riservato alla Sici­lia con i 240 mila euro per Taormina Arte.
Ma c’è un però: il Ravello Festival, infatti, non percepisce fondi soltanto dallo Stato. Il grosso dei finanziamenti pubblici (350 mila euro), anzi, gli arri­va dalla Regione… Come la mettiamo, allora? «Ma questa», conclude De Ma­si, «è la stessa situazione in cui si tro­vano tutti gli altri festival. I finanzia­menti pubblici arrivano loro dallo Sta­to, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni e da altri enti. Oltre che, per chi è stato capace come noi di coinvol­gerli, dai privati. Escludo, quindi, che il riparto effettuato dalla commissione abbia tenuto conto di questo aspetto».
                                                Francesca Gargiulo Corriere del Mezzogiorno

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