Il messaggio del moderno 'uomo delle nevi' chic, Carlo De Benedetti, è giunto forte e chiaro allo società editoriale le cui sorti sono ora nelle mani di Rodolfo, suo erede, che sembra fare orecchie da mercante?
Carlo De Benedetti, che si è vantato con Aldo Cazzullo del 'Corriere', cui ha rilasciato una controversa intervista, di essere l'unico imprenditore italiano a cedere ai suoi eredi un impero, senza nulla pretendere in cambio, ha bollato il fondatore di 'Repubblica' - a proposito di una dichiarazione televisiva : 'Berlusconi o Di Maio', similitudine moderna della pilatesca 'Barabba o Gesù', con la scelta di Barabba/Berlusconi, senza che Di Maio possa considerarsi un nuovo messia - come un irresponsabile, che ormai non sa quello che dice e che, per restare in pista, nonostante anche lui sappia di essere cotto e decotto, le spara grosse, e non si rende conto di aver recato danno al quotidiano da lui fondato e sul quale ancora tiene la sua omelia domenicale ecc...
Insomma Carlo De Benedetti, lo Yeti riscoperto sulle nevi di Santk Moritz, ha tirato a colpire Scalfari e il quotidiano che aveva fondato, ' La Repubblica', arrivando anche a dire che la scelta dell'attuale amministratore di affiancare al direttore Calabresi un condirettore, Cerno, è sbagliata e lui non la condivide.
Ci è sembrato di leggere nei proclami dello Yeti al foglio nemico, alcune critiche che, altrove, sia Pansa, ex cofondatore di 'Repubblica', va muovendo all'attuale gestione del quotidiano che, a suo parere, ha perso di autorevolezza, anche perchè sono più d'uno i galli che ivi cantano; come anche Valentini, dalle pagine del 'Fatto Quotidiano', ha spesso mosso a De Benedetti, raccontando retroscena che neanche Scalfari, mentre avrebbe potuto, non ha mai rivelato.
Ancora più curioso risulta, alla luce di tutto ciò, ciò che ha scritto Padellaro che del 'Fatto Quotidiano' è presidente, in difesa di De Benedetti/Yeti, per il quale rivendica il diritto a dire quello che pensa, anche in nome della ammirazione, ' profonda e divertita ' che egli, come anche uno storico direttore del gruppo, Claudio Rinaldi, nutrivano - e lui ancora nutre - per il il comune ex amministratore delegato e padrone.
Nella disputa è dovuto intervenire anche l'erede dello Yeti, sollecitato dal CdR del quotidiano romano, per dire che il messaggio dello Yeti non corrisponde al pensiero ed alla strategia editoriale degli attuali amministratore del gruppo, ai quali, non interessa cosa pensa lo Yeti, dove sembra di leggervi, per la legge del contrappasso, qualcosa di assai simile a ciò che Carlo De Benedetti ha detto di Scalfari.
Lotte al vertice, profonde diversità di vedute, gioco delle parti, spinte in avanti per non arretrare troppo'? Le ipotesi su questo gioco 'di ruolo' sono tante. E, forse, non una sola, ma tutte sono da tirare in ballo.
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