Ancora. Quante volte dovremo sentire una simile idiozia, e cioè che il valzer viennese, specchio della fine del secolo e dell'Austria felix, sarebbe più idoneo a celebrare la fine di un anno e l'inizio di un anno nuovo, mentre i brani celebri del nostro melodramma, amatissimi anche a Vienna e nel mondo forse più del valzer viennese, sarebbero inopportuni per la stessa occasione.
Che lo dica un pincopalla qualsiasi passi, ma che a dirlo e ridirlo sia il Maestro Muti ci fa venire lo strano pensiero che il Maestro non abbia ancora mandato giù il fatto che la prima edizione del Concerto veneziano (2004) coincidesse con la precedente apparizione, la quarta, sul podio viennese, e che il Concerto del Capodanno 2018 che lo vede ancora sul podio di Vienna, avrebbe dovuto consigliare a Rai 1 di non mandare in onda in diretta quello veneziano. Secondo il pensiero dell'illustre direttore ( si dica 'direttore', che c'entra 'conduttore', 'guida'), Rai 1 doveva rescindere il contratto ormai quindicennale con La Fenice per tornare nella Sala d'oro del Musikverein, in omaggio alla sua presenza.
Non le sembra, maestro, di pretendere un pò troppo; e per uno dei rarissimi casi in cui una iniziativa musicale della nostra tv di Stato incontra il gradimento del pubblico, desiderare di affossarla?
Certo, la Rai potrebbe nei prossimi anni decidere di continuare con Venezia come anche di smetterla con il Concerto veneziano, a Capodanno, spostando le sue telecamere verso altri teatri storici italiani, di ugual peso della Fenice - come Milano o Napoli, tanto per citarne due che hanno alle spalle una storia gloriosa e secolare - e nessuno potrebbe avere nulla da ridire. Come potrebbe anche dire basta definitivamente al Concerto di Capodanno 'italiano', ma non per accontentare quei quattro snob che da anni dichiarano la loro inconsolabile vedovanza/astinenza da Vienna. Quale che sia la decisione futura ci auguriamo che si ragioni soltanto in termini di audience, e che fino a quando sarà soddisfacente - mentre purtroppo da tre anni a questa parte è sceso sensibilmente: 800.000 telespettatori in meno - nulla cambierà. Nonostante qualche maldestro tentativo di 'captatio benevolentiae' degli anni scorsi, come fece Giancarlo Leone, appena insidiato alla direzione di Rai 1; il quale, avendo ricevuto qualche 'cinguettio' da quei vedovi, 'cinguettò' anche lui, rassicurandoli che il loro pianto era stato raccolto e sarebbe stato tenuto nel debito conto. Ma poi non fece nulla. C'era da immaginarselo!
Torniamo alla diatriba ricorrente. Venezia o Vienna? Tornare al Capodanno viennese non c'era ragione per farlo ora, cogliendo l'occasione della presenza di Muti a Vienna, o per la sopraggiunta convinzione che il melodramma non è per nulla adatto alla circostanza. Perchè ambedue queste ragioni non hanno fondamento nè di opportunità, nè di logica.
Il melodramma è opportuno quanto lo fu all'inizio il valzer. Le novità non sono sempre ben accette immediatamente, con il tempo invece, sembrano le cose più naturali che si siano potute immaginare e guai a toccarle per introdurne delle altre.
Perciò si mettano l'anima in pace tutti, Muti compreso. Se un giorno la Rai vorrà tornare a Vienna o spostarsi dalla Fenice in qualche altro teatro, ha soltanto una ragione: cambiamento. Nessun' altra.
E, infine una domanda al Maestro Muti, che a Leonetta Bentivoglio, come ha fatto l'altro ieri a Valerio Cappelli, oggi ha ripetuto: " Vorrei sapere che c'entrano con la nascita del nuovo anno un coro di ebrei prigionieri e la tragedia di Violetta. Se Verdi si affacciasse dalla tomba si morderebbe le mani dalla rabbia".
Maestro ci spieghi allora che c'entrano con l'inizio del nuovo anno, la Marcia di Radetzki e il Bel Danubio blu. Non ci risponde? Rispondiamo noi per Lei. I due brani, che da sempre chiudono il concerto veneziano, Va pensiero e Libiam nei lieti calici ( così come volemmo noi dalla prima edizione in avanti), riprendono il modello dei due brani che da sempre chiudono quello viennese. Come anche sul modello viennese abbiamo da sempre tenuto il programma del concerto, finché ce ne siamo occupati.
Per assurdo, se a Vienna decidessero un giorno di fare il repertorio del melodramma italiano ed a Venezia quello del valzer viennese, il mondo non cascherebbe ed i due concerti avrebbero ciascuno ancora diritto di esistere e di farsi apprezzare da moltissimi. Se Muti e qualche altro continueranno a pensarla diversamente, dovranno farsene una ragione - come si dice in questi casi.
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