Dopo tre anni di perdita costante ed anche consistente di ascolti, Fortunato Ortombina, ora gran capo della Fenice di Venezia, della quale oltre che direttore artistico è diventato anche sovrintendente, comincia ad imparare la lezione - che, UMILMENTE, per una decina d'anni gli abbiamo impartito, senza evidenti frutti - relativa alla corretta e sapiente formulazione del programma del Concerto di Capodanno, trasmesso in diretta su Rai 1. Almeno in parte. Perchè solo in parte?
Perchè non ha capito che è un gravissimo errore iniziare con il Preludio di Carmen, seguito dal coro dalla Traviata che alla Spagna dei toreador rimanda - e qui l'ex musicologo Ortombina sarà andato in brodo di giuggiole, ma non altrettanto i telespettatori con lui; perchè, per quanto molto conosciuto il primo brano, ma non altrettanto il secondo, sono messi nella posizione sbagliata. Aprire con il Preludio di Carmen seguito da quel Verdi 'coloristico' è un errore imperdonabile, reso drammatico dalla Barcarolle di Offenbach.
Il seguito, per qualche numero, è meglio: Questa o quella ( Rigoletto), O mio babbino caro ( Gianni Schicchi e Can can dalla Gioconda. Questi tre brani, in ordine inverso, messi al posto dei primi tre avrebbero costituito un'apertura di programma decisamente migliore, più accattivante, e del giusto ritmo (e durata).
Poi il tonfo, per il quale la necessità di costruirci sopra, come sicuramente faranno nell'Otello, un balletto, non ha giustificazione alcuna. La sinfonia rossiniana ( 8 minuti buoni, una durata interminabile!), il popolarissimo Nessun dorma ed i 'ballabali' verdiani, durano complessivamente sui 18 minuti, che per i poco più di quaranta minuti, che sono quelli della durata complessiva del concerto ( parliamo della durata della musica, alla quale vanno aggiunti i minuti di spiegazione affidati ad uno speaker, fuori campo) - costituisce un peso eccessivo. Ortombina questo discorso su pesi e misure non l'ha mai voluto capire.
Il resto va da sè, anche se 'Un bel dì vedremo' non è proprio nelle corde di un concerto di Capodanno, come non lo sono neanche 'O mio babbino caro' e 'Nessun dorma', per quanto quest'ultimo si tiri dietro orde di amanti dell'urlo. Forse un brano di carattere allegro, comico, divertente, ci stava bene. Possibile che Ortombina, nella sua immensa cultura operistica non ne abbia trovato uno, uno solo, da inserire quest'anno?
I due pezzi d'obbligo di chiusura (Va pensiero e Libiam) - CHE FURONO UNA NOSTRA INVENZIONE, per i quali Ortombina non ha NESSUN MERITO, lo sa bene e dovrebbe riconoscerlo, almeno!!!!!) vanno da sè, con grande immancabile successo.
Possiamo dire che sta prendendo la piega giusta? Forse sì per alcuni dei titoli prescelti, ma non ancora per la loro collocazione, e senza un giusto criterio di alternanza fra brani orchestrali, corali e solisti.
Prima che il pubblico televisivo venga catturato e fidelizzato all'intero programma - il che verosimilmente accadrà con il secondo blocco ( Questa o quella, O mio babbino caro, Can can) - deve superare lo scoglio del primo, assolutamente fuori luogo sia per la scelta dei brani che per la loro collocazione, in apertura.
Poi il terzo blocco, mortale, con due brani eccessivamente lunghi e così poco trascinanti, prima di arrivare alla 'sempre verde' chiusura con i pezzi d'obbligo, il cui successo è assicurato.
Continuerà a calare lo share, come è già accaduto nei tre anni precedenti, perdendo complessivamente 800.000 telespettatori dei 4.400.000 che noi abbiamo lasciato, quando curavamo, per conto di Rai 1, il programma del Concerto, in perenne disaccordo con Ortombina? Temiamo di sì, ma ci auguriamo che almeno il calo non sia pesante come lo scorso anno ( 400.000 telespettatori circa) e, preghiamo che almeno si fermi l'emorraggia e Ortombina rifletta!
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