lunedì 18 dicembre 2017

Le regie d'avanguardia piacciono solo ai critici. Sostiene Juan Diego Florez

Ormai i giornali, e i giornalisti, si mettono d'accordo, nessuno più insegue, per proprio conto e senza avvertire preventivamente nessuno, le notizie. Per gli spettacoli,  anche le due ammiraglie, Corriere e Repubblica, sembrano passarsi le informazioni, ed anche le soffiate, si spartiscono le star da intervistare, e magari si mettono d'accordo anche su chi e cosa sabotare, su chi  e cosa celebrare, su chi e cosa affossare. D'amore e d'accordo, per non creare scossoni nei lettori. Mentre a noi, lettori speciali perché del mestiere, qualche volta ci fanno venire il dubbio che molti nostri colleghi facciano un lavoro molto diverso dal nostro e da quel che vogliono farci credere, il mestiere cioè di giornalisti.

Questi giorni ci saranno a Roma due concerti vocali con due noti tenori, Kaufmann e Florez, e Pappano sul podio dell'Orchestra sinfonica dell'Accademia di Santa Cecilia. Ieri Repubblica intervista Kaufmann, oggi il Corriere Florez- non abbiamo verificato se si sono passate le domande; ci perdonerete? fatela voi questa prova.

Ambedue hanno avuto negli ultimi tempi problemi con la voce, uno addirittura, il secondo, cioè Florez, l'ha cambiata al punto da cambiare anche repertorio. E  quando Kaufmann l'ha saputo, voleva anche lui cambiar voce per cambiar repertorio.

Florez, tra l'altro risponde ad una domanda sul teatro d'opera che è il suo terreno professionale d'elezione. E dice che i giovani amano quelle regie, quegli spettacoli, che noi critici solitamente non amiamo e che definiamo, spregiativamente, tradizionali.

Florez ha ragione, prendiamo, ad esempio, la Damnation de Faust andata in scena pochi giorni fa all'Opera di Roma Che hanno scritto i giornali? Qualcosa s'è capito dalla lettura. Tutti i giornali indistintamente hanno elogiato e raccontato per filo e per segno la regia dello spettacolo inventato da Michieletto. Tanto per filo e per segno che alla fine poco, anzi pochissimo spazio era rimasto per dirci  anche della musica, non tanto conosciuta e dunque bisognosa anch'essa di qualche spiegazione.

Se passiamo alla musica, anzi all'interpretazione,  il direttore Daniele Gatti ha messo tutti d'accordo, mentre sugli interpreti vocali si andava dalla promozione a pieni voti con la lode secondo alcuni, alla inadeguatezza assoluta e totale, secondo altri, senza che nessuno si salvasse.

Ma tutti erano d'accordo sulla bellezza, fantasia e coerenza, perchè NUOVA, della regia di Michieletto, che s'era inventato uno spettacolo.  Che  facesse, in qualche modo, a pugni con la  musica non importava a nessuno.

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