Stando a quel che scriveva il Corriere, cioè Valerio Cappelli, informato dall'Opera di Roma di Fuortes, Daniele Gatti , dopo aver diretto il Tristano inaugurale, avrebbe sicuramente accettato di firmare un contratto di collaborazione di una certa stabilità. Anzi, nei giorni immediatamente precedenti la 'prima', sempre il Corriere, se ricordiamo bene, annunciava che Gatti stava ad un passo dalla firma del contratto come 'direttore musicale', addirittura. E, invece, nulla di fatto.
Storia già vista, fotocopia di ciò che avvenne alcuni anni fa con Muti. Il quale, dopo la visita che gli fecero a Salisburgo Vespa e Alemanno, aveva detto - forse fatto pensare o sperare - che avrebbe assunto la carica di direttore musicale all'Opera di Roma, per riportare il teatro ai fasti di una volta, facendolo tornare ad essere il diretto antagonista della Scala dalla quale era uscito sbattendo la porta, ed anche in qualche maniera invitato - stupidamente- ad andarsene.
Poi si sa come sono andate le cose. Muti non ha mai accettato nessun incarico che comportasse una qualche responsabilità, nonostante avesse subito messo suoi fedelissimi, a cominciare da Alessio Vlad, il direttore artistico che tutto il mondo invidia a Roma - perché lui le cose le fa con impegno, e con tutto quello che c'ha da fare in giro per il mondo non se la sentiva, questa la sua giustificazione. Allora dall'ipotesi dell'incarico di direttore musicale si passò a nessun incarico ma con l'impegno di dirigere due titoli per anno, aticipando la medesima motivazione che oggi Gatti confessa al Messaggero, a Simona Antonucci.
Le prossime tre inaugurazioni di stagione le farà ancora lui. E il film già visto proseguirà così. Prima della terza inaugurazione si comincerà a dire che Gatti non se la sente ancora, e nel medesimo tempo Fuortes lo nominerà 'direttore onorario a vita', secondo in tale ruolo che non vuol dire nulla, dopo Muti, visto che non vuol accettare l'incarico di 'direttore musicale' a tempo.
Nulla di nuovo come si vede, nonostante che Fuortes si sbracci ogni giorno per convincerci che all'Opera di Roma dopo il suo arrivo è tutta un'altra storia, mentre c'è appena un cambio di regie.
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