Ascoltando il Concerto di Natale da Assisi su Rai 1 - al quale partecipava un giovane ma aitante violinista cinese - nel presentare l'Adagio dal Concerto di Mozart ( K 216, in sol maggiore) lo speaker annunciava testualmente: 'il suono del meraviglioso Stradivari sulle note di Mozart'. Insomma il suono del meraviglioso strumento veniva prima della musica che stava per eseguire. Ma se a posto dei grandi compositori la musica dell'epoca di Stradivari fosse stata 'fin che la barca va' e via cantando, il celebre liutaio avrebbe sentito l'urgenza di perfezionare i suoi strumenti? Tanto strumento per nulla?
Forse no, e per questo la musica di Mozart andava preposta al pregio dello strumento impiegatovi per suonarla. Questo andrebbe detto all'autore di questi testi, al quale abbiamo già fatto notare che l'accenno alla teoria di Paul Klee era veramente fuori posto.
Tornando a Stradivari, è di pochi giorni fa la notizia che uno studioso dell'estremo oriente, che aveva già sottoposto gli strumenti del celebre liutaio ma anche quelli di altri di quella straordinaria stagione della liuteria italiana, ha trovato che il segreto del liutaio non era la vernice, bensì una particolare 'stagione' del legno, una sua particolare stagionatura ed anche alcuni elementi chimici che dovevano servire a preservare il legno da tutti i parassiti che ne avrebbero potuto minare la compattezza, la stabilità, l'elasticità che sono alla base della meravigliosa resa sonora.
Quello stesso studioso, pagato forse da qualche liutaio, altrettanto bravo ma non come Stradivari, ha detto che alcuni anni fa ha fatto suonare alcuni strumenti, fra cui anche Stradivari, a violinisti professionisti, e che fra tutti quei violinisti hanno attribuito la palma di migliore strumento, ad uno dell'Ottocento o giù di lì, a dimostrazione che anche dopo Stradivari si sono costruiti strumenti eccellenti. Dunque... il mito Stradivari va ridimensionato, e il suo segreto è come il segreto di Pulcinella, semplicemente perché non esiste?
Soltanto questo voleva dirci lo studioso giapponese? Non solo. Ci ha detto anche - ed è la prima volta che si accenna a questo che potrebbe essere un serio problema - che quegli agenti chimici, da lui scoperti ed individuati, che Stradivari usava sul legno per preservarlo e conservarlo, potrebbero essere, tragicamente, causa della loro rovina. Insomma quegli agenti, con gli anni, distruggerebbero il legno, facendo ciò che nel tempo non hanno fatto tarli e funghi, che Stradivari intendeva neutralizzare.
E adesso che facciamo? Siccome non siamo riusciti a scoprire quale è il segreto della 'vita'
(eccellenza) di questi strumenti, annunciamo il pericolo della loro possibile prossima distruzione? Non potrebbe lo studioso giapponese essere processato per 'turbativa del mercato'? Immaginiamo che tutti quelli che possiedono uno Stradivari, che hanno pagato profumatamente, sopra il milione di Euro, alla tragica prospettiva avanzata dallo studioso giapponese, si facciano prendere dal panico e tentino di vendere, rivendere, anzi svendere i loro strumenti. Che ne sarebbe del mercato internazionale della liuteria storica? Salirebbero le quotazioni di strumenti più recenti, magari anche pregevoli, e gli Stradivari finirebbero nei Musei, guardati a vista ma intangibili?
Sarebbe veramente una fine ingloriosa per strumenti che valgono più della musica che eseguono - secondo il pensiero recondito dell'autore dei testi del Concerto di Natale da Assisi.
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