Ieri sera Rai 1 ha 'rimandato' in onda uno spettacolo di canzoni e varia umanità registrato a Napoli molti mesi fa, come fosse già estate ( messa in onda di fondi di magazzino) o vacanze natalizie, con la riproposta delle solite favole, ma non per ragazzi: 'Andrea Bocelli., Il mio cinema'. Accanto a Bocelli, che ha cantato tutte le colonne sonore del suo ultimo disco dedicato appunto al cinema, una quindicina, e che, durante lo show televisivo, ci ha fatto conoscere la sua famiglia, dalla moglie alla figlia più piccola, c'era un monumento, più durevole del tempo, l'intramontabile: Sophia Loren. Con un contorno di comparse più sbarazzine, a duettare con Bocelli. Maggiordomo Massimo Giletti. Musica indimenticabile e conosciutissima rubata ai film che hanno fatto la storia del cinema ed anche della musica da film.
Bocelli. Bocelli ha certamente una voce che è raro trovare nel mondo della canzone; ma è pur vero che della sua voce il mondo della canzone non sente il bisogno, addirittura non sa cosa farsene. Una voce troppo estranea a quel mondo e che, nel campo dell'opera (che lui ha tentato in due o tre casi in passato), non è bastante. E lui, nonostante tutto, osa. Canta le tante colonne sonore - in varie lingue (come gli impone il mercato mondiale dei suoi dischi), e poi chiude con lo sfruttatissimo ' Nessun dorma' ( che noi non siamo riusciti ad ascoltare, perché non abbiamo resistito e ci siamo addormentati. Troppo stanchi dopo un giornata faticosa, s'era fatto troppo tardi). Ma le canta tutte 'uguali', mai un cenno di diversità stilistica o sentimentale. Ed è questo il suo guaio, che comunque non riusciamo a non perdonargli. E via!
Loren. La grande diva, dopo i saluti, è accompagnata a sedersi con il riguardo che si deve ad una signora del cinema con molte primavere alle spalle. E sta lì buona, ogni tanto applaude, manda un bacio, dispensa un sorriso alla Napoli che l'ama ancora. E quando viene interrogata dal finto 'malandrino' Giletti, è ancora capace di tirar fuori la sua schiettezza sfrontata. Insomma fa ancora la sua bella figura di nonna mentre racconta ai nipotini le sue imprese. Ma per buona parte del tempo Lei, la Sophia nazionale, viene lasciata sola, quasi dimenticata sulla sua sedia 'da regista'; e le varie comparse, anche le soubrettes non le mandano neanche un cenno di saluto con la manina, come non ci fosse, salvo quando il finto 'malandrino' Giletti torna a parlare con lei. Ci è sembrato sgarbato. Molto sgarbato
La regia, infine, affidata a Giovanni Caccamo. Nell'oretta e passa che abbiamo visto la tv, il regista ci ha mostrato quasi ogni minuto il lampadario dell'Auditorium della Rai di Napoli. Che non era proprio un'opera d'arte, ma un finto 'murano', per giunta bruttarello e miserello. Lo prendeva di sotto di sopra e di fianco, lo illuminava con luce bianca e rossa, lo sfruttava come quinta quando si proiettavano spezzoni di film celebrati, quasi ad introdurci nel mondo incantato del cinema... insomma quante c... di volte ce lo ha mostrato? non aveva proprio nient'altro su cui insistere? E la chiamano regia televisiva.
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