Non molti giorni fa ci siamo occupati dei nuovi librettisti, riscontrando che fanno spesso coppia fissa con alcuni musicisti - figli e nipoti di Da Ponte-Mozart o Boito-Verdi ed altri - e che hanno scelto ( sono stati scelti) alcune istituzioni come luoghi privilegiati cui destinare il battesimo delle loro opere. Ed abbiamo anche sottolineato che oggi vanno per la maggiore più che le opere, le pseudo opere, o i melologhi, con un lungo testo-libretto, recitato magari da un grand'attore con la voce impostata (o dallo stesso librettista, penoso) ed accompagnamento musicale.
Alcuni anni fa scrivemmo per 'Il Giornale' di un analogo argomento e cioè degli scrittori librettisti; quell'articolo che abbiamo ripubblicato nel post precedente, fu di fatto il coronamento della nostra decennale collaborazione al quotidiano milanese. Allora ci fermammo a riflettere, a seguito del debutto italiano ( Teatro dell'Opera di Roma) di ' Uno sguardo dal ponte' di Miller, con la musica di William Bolcom, sui grandi 'scrittori all'opera', senza soffermarci sui generi in voga, come quello cinematografico, o cronachistico, o politico o catastrofale (ognuno di questi generi sembra aver trovato il suo cantore librettista) oggetto, alcuni giorni fa, di un post su questo steso blog; e per questa ragione abbiamo creduto utile riprenderlo.
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