Ieri, alla solita Radio 3, una lunga interessante discussione su libri e scrittori, a seguito di una intervista a Parazzoli apparsa proprio ieri sulle pagine del 'Venerdì' di Repubblica, nella quale si parlava degli anni felici, ormai lontani, nei quali l'uscita di un nuovo libro animava una accesa discussione nel paese.
Perchè non si legge, non si vendono libri e perchè anche l'uscita di libri importanti non frega niente a nessuno e non c'è critico credibile che possa suscitare una dibattito?
Pechè la lettura - rispondevano gli ospiti della trasmissione ( Gelli, De Michelis, Parazzoli) - è attività solitaria, personale che ha bisogno di tempo e silenzio e volontà, nulla a vedere con i numerosi festival di letteratura o fiere del libro, cui partecipano, come in uno zoo, gli scrittori, ma che non fanno né vendere ed ancor meno leggere un libro in più. Servono solo per mostrare al pubblico la faccia che hanno coloro che scrivono libri - troppi scrittori, lamentavano in coro! - sottolineando che compito di un editore dev'essere quello di 'vendere i libri che pubblica' e non ' pubblicare libri che vendono'. Ed aggiungendo che, solitamente, gli scrittori sono decisamente più brutti del loro miglior libro, dunque non c'è nulla da vedere di tanto interessante in uno scrittore che si incontra in queste fiere del libro.
Poi il discorso è caduto anche sulla critica, e Piero Gelli che a noi non è mai piaciuto quando Rai 3 lo ha assoldato come presentatore di concerti ed opere - ma tant'è; per la stessa ragione non ci piace Corrado Augias, come Gelli, divulgatore musicale 'della domenica' - il quale ha raccontato che oggi i critici non se li fila nessuno, e che lui stesso anni fa ha dovuto smettere con una rubrica di recensioni in rete perché subissato da critiche feroci ed insulti impronunciabili.
La Lipperini chiedeva, allora, conto del disprezzo che la società riserva a tutti coloro che lavorano 'con le parole', come fa anche Radio 3. Le veniva spiegato che tale disprezzo è conseguenza della constatazione che mai coloro che lavorano con le parole, alle parole fanno seguire i fatti, come accadeva a scrittori di trenta o quarant'anni fa, Pasolini ad esempio.
Il discorso sui 'parolai' per mestiere può facilmente estendersi anche alla 'critica' in tutti i settori, compreso quello musicale, segnato più di tanti altri da improvvisazione e incompetenza e, in ogni caso , da mode e bollato per scarsa attendibilità; in una parola: inutilità.
Proprio ieri leggevamo su quasi tutti i giornali la lunga presentazione di un concerto che in questi giorni - ancora oggi - Pappano dirige a Santa Cecilia, con la partecipazione di una violinista molto nota, Jansen, la quale ci faceva sapere che le piace il nostro paese e Roma - ma forse lei non gira per le strade - le piace il clima il cibo. Chissenefregaaaaa
Perchè a noi piacerebbe sentir parlare di altro, di qualcosa che abbia un contenuto ed un senso, e non delle solite stupidaggini che tanti colleghi e direttori di giornali pensano possano interessare i lettori... che giorno dopo giorno sono sempre di meno - come attestano inesorabilmente i dati di diffusione e vendita della stampa in Italia.
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