1922, ottobre: Qui i fascisti come tu saprai vogliono il potere vedremo se riusciranno a
rimettere questo nostro bello e grande paese in ordine ma lo temo (
Puccini a Riccardo Schnabl)
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1922, 30 ottobre. E
Mussolini? Sia
quello che ci vuole! Ben venga se svecchierà e darà un po' di calma
al nostro paese! (Puccini,
a Giuseppe Adami, dopo la Marcia su Roma)
***
Io
sono per lo Stato forte. A me sono sempre andati a genio uomini come
De Pretis, Crispi, Giolitti, perché comandavano e non si facevano
comandare. Non credo nella democrazia, poiché non credo alla
possibilità di educare le masse. E' lo stesso che cavar l'acqua con
un cesto! Se non c'è un governo forte, con a
capo un uomo dal pugno di ferro, come Bismark una volta in Germania,
come Mussolini, adesso in Italia, c'è sempre pericolo che il popolo,
il quale non sa intendere la libertà se non sotto forma di licenza,
rompa la disciplina e travolga tutto. Ecco perché sono fascista:
perché spero che il fascismo realizzi in Italia, per
il bene del Paese, il modello statale germanico dell'anteguerra ...
Il
Maestro soleva dire che l'istituto della monarchia, specialmente in
un paese come l'Italia, “ è come la galleria di Milano: quando
piove, ci vanno tutti a riparo”. Non solamente era monarchico, ma
fedele dinastico e nutriva una speciale devozione per la regina
Elena, alla quale aveva dedicato la Butterfly
(
Guido Marotti/ Ferruccio Pagni).
I convinti assertori del fascismo di Puccini, non prendono seriamente la scarsa considerazione che egli aveva degli 'eletti dal popolo' per governare:
1898.
Non voglio sapere nulla di candidati, manifesti elettorali e
similia...Io abolirei Camera e deputati, tanto mi sono uggiosi questi
eterni fabbricanti di chiacchiere. Se comandassi io tornerei
volentieri a 'Carlo Dolovio' buonanima ( Carlo Ludovico di Borbone ex
duca di Lucca, ndr)!. A Viareggio eleggano Mundo o Felice il bagnino a
me poco importa (Guido
Marotti/Ferruccio Pagni,1926).
Potrebbe ingannare, sempre a proposito della sua adesione al partito fascista,che alcuni reputano volontaria e convinta, il resoconto del musicista della visita, l'unica, fatta al Duce a palazzo Venezia, a novembre del 1923, un anno prima della sua morte. La ragione della quale stava nella richiesta di costruire un grande teatro lirico nazionale che Mussolini non gli accordò perchè disse di non avere sufficienti soldi. Puccini, dalla relazione fatta agli amici, nonostante fosse tornato a casa a mani vuote, dichiarò, dalle poche parole che il Duce pronunciò in quell'occasione, che il nostro paese AVEVA TROVATO FINALMENTE IL SUO UOMO :
1923,
fine novembre. Quando
entrai nel salone della Vittoria, vidi là, nel fondo, un tavolo e
due enormi mappamondi ai lati. Chino sul tavolo, un uomo stava
scrivendo. Rimasi perplesso qualche istante, poi, fattomi coraggio,
avanzai. Quell'uomo, sollevato il capo, mi guardò e, levandosi in
piedi, mentre mi fissava con due occhi grandi, tondi e neri che mi
pareva mi bucassero, bruscamente disse: che cosa desidera lei? Nulla,
volevo... semplicemente avere il piacere di conoscerla. Mi tese la
mano e in tono cordiale: ho molto piacere io di conoscere lei!
Ero
andato da Mussolini per esporgli certe mie idee sul teatro Lirico
Nazionale da erigersi a Roma. Ma egli, scrollando il capo e
dondolandosi sulla persona ( era rimasto in piedi), disse tre volte:-
Non ci sono danari! Non ci sono danari! Non ci sono danari! E per
eseguire il progetto Piacentini occorrono trenta milioni! - vede
Eccellenza, azzardai, si potrebbe, a mio avviso, realizzare un
progetto più modesto, ma altrettanto... Non mi lasciò finire: - O
un progetto così grandioso degno di Roma, o nulla! Sentii, da quei
pochi toni, il suo imperio e pensai che l'Italia aveva finalmente
trovato il suo uomo... ( Guido
Marotti, dal resoconto che gli avrebbe fatto Puccini dopo l'unico
incontro con Mussolini, a Roma)
***
Neanche della sua nomina a senatore, parve tanto entusiasta , sebbene l'avesse desiderata, arrivata solo due mesi prima della sua morte, e cioè a settembre del 1924:
1924,
18 settembre.
Nominato
senatore, comunica la notizia al suo amico sacerdote romano, senza
grande entusiasmo, ma fa anche inopportune allusioni erotiche: ”
Se in una camera ci fosse un fiore di quelli che
vanno bene
non sarebbe meglio? Contentiamoci delle soffici poltrone di pelle
morta”( Puccini
a don Pietro Panichelli );
tanto da scherzarci sopra:
1924,
8 ottobre.
Firma una lettera: “ Giacomo Puccini Sonatore del Regno” (
Puccini).
Nel discorso con il quale Mussolini commemorò il musicista, il giorno stesso della sua morte, si soffermò volutamente sull'adesione motivata e convinta di Puccini al partito fascista, MENTENDO:
1924, 29 novembre.
«Onorevoli colleghi! Ho la profonda tristezza di comunicare alla
Camera una luttuosa notizia. In una clinica di Bruxelles, dove si era
recato quando il male che lo affliggeva aveva assunto un decorso
inesorabile, è morto oggi il maestro Giacomo Puccini. Sono sicuro
che la melanconia che ci invade in questo momento, è profondamente
condivisa da tutto il popolo italiano e, si può dire, da tutto il
mondo civile. Ognuno di noi ha vissuto dei momenti della musica
pucciniana, ognuno di noi si è commosso innanzi ai protagonisti
indimenticabili che Puccini recava sulle scene, che animava con
l’impeto della sua musica. Non è questa l’ora di discutere i
pregi e la nobiltà delle sue creazioni. Certo è che nella storia
della musica italiana e nella storia dello spirito italiano, Giacomo
Puccini occupa un posto eminentissimo. Né voglio ricordare in questo
momento che alcuni mesi or sono questo insigne musicista chiese la
tessera del Partito Nazionale Fascista. Volle compiere questo gesto
di adesione ad un movimento che è discusso, discutibile, ma che è
anche l’unica cosa viva che ci sia oggi in Italia. Ciò ricordato,
al di sopra di tutte le adesioni, noi vogliamo onorare in Giacomo
Puccini il musicista, il maestro, il creatore. La sua musica ha
commosso molte generazioni compresa la nostra; non può morire,
perché essa rappresenta un momento dello spirito italiano. Tutto il
popolo si raccoglie in quest’ora. Io credo che la Camera si faccia
interprete di tutto il popolo italiano, elevando un tributo di
ammirazione, di devozione e di rimpianto alla memoria di questo
spirito nobilissimo». ( Discorso di Mussolini
alla Camera dei Deputati).
La menzogna spudorata di Mussolini sta nell'accenno alla richiesta di Puccini della tessera del partito fascista, come ebbe a precisare in una sua biografia, Leonardo Pinzauti:
La
tessera di iscrizione al Partito fascista non era stata richiesta da
Puccini, come ebbe a dire Mussolini, ma, assegnata, 'ad honorem' al
musicista, dal Fascio di Viareggio, nella persona del segretario,
avv. Alberto Sandrini, nel 1923, accettata a malincuore, nonostante
l'avesse rifiutata, a seguito delle insistenza della moglie e degli
amici. Gli venne consegnata dall'avv. Sandrini in persona che si
presentò a casa di Puccini, senza camicia nera. Puccini, per
l'occasione, regalò all'avv. Sandrini una
sua foto con la seguente dedica: All'avv. Alberto Sandrini,
cordialmente. G. Puccini, Viareggio 1923. (
Leonardo Pinzauti/ Giorgio Magri ).
Il partito, perciò, di chi vuole arruolato Puccini nel Partito fascista è perciò priva di ogni fondamento. Resta , invece, la sua ammirazione per Mussolini, l'uomo forte di cui aveva bisogno il paese per essere governato.
( Notizie tratte da: Giacomo Puccini. Sonatore del regno. Edizioni Clichy, 2016)
Chi non sa scrivere dovrebbe astenersi.
RispondiEliminasi tratta come Lei, caro sconosciuto, non ha capito, di testi tratti da lettere ed altri documenti dello stesso Puccini o dei suoi biografi . Il sottoscritto li ha solo raccolti componendo con essi una specie di 'autobiografia' del musicista.
RispondiEliminaSe vuole una risposta più puntuale al suo inutile commento si faccia riconoscere e dica quali sono i passaggi che le hanno fatto dire quel che ha detto.
Saluti Pietro Acquafredda