Uscendo dal suo naturale campo di intervento giornalistico, che è quello più strettamente teologico e ecclesiale, don Filippo Di Giacomo, viene a parlarci - dalle pagine del 'Venerdì' di 'Repubblica' , nella sua rubrica ' Cronache celesti' - della Cappella musicale 'papale', detta Sistina, ora diretta da mons. Massimo Palombella, il cui mandato dopo il primo quinquennio, è stato appena rinnovato per un secondo. Contestato.
Il titolo, che non lascia dubbi: ' Una nomina stonata per il coro del Vaticano (già stonato di suo)', fa capire chiaramente dove Di Giacomo intende andare a parare. Accusare cioè il Vaticano del perpetuarsi, con il rinnovo della nomina di Palombella, del potere di Bertone che lo aveva voluto, sotto il precedente pontificato a capo della Sistina, dopo mons Giuseppe Liberto ( provenienza Monreale) nominato da Giovanni Paolo II, dopo aver ascoltato il suo coro durante una sua visita al celebre Duomo siciliano; ma anche della scarsa qualità musicale corale della Sistina, come scrivono i critici musicali inglesi.
Ma che Giovanni Paolo II fosse a digiuno di musica e che i suoi gusti, in fatto di musica, fossero rozzi - nonostante la sua successiva acclarata santità - era cosa ben nota. Anche un suo conoscente, il compositore Penderecki, raccontò proprio a noi che il Papa, che aveva conosciuto bene quando era arcivescovo di Cracovia, in fatto di musica, sia per conoscenza sia per gusto, non andava oltre le 'canzoni di montagna'. E perciò che potesse colpirlo - ma non sappiamo con quale repertorio - il coro di Monreale diretto da Liberto non ci meraviglia. Lui della polifonia rinascimentale e del repertorio della Sistina non aveva nessuna conoscenza; e verso la stessa neanche un briciolo di interesse, ad ascoltarla e preservarla. La nomina di Liberto era arrivata dopo aver fatto dimettere un noto gregorianista, il benedettino Baroffio, dalla direzione del Pontificio Istituto di Musica Sacra, e pure mons. Bartolucci dalla Sistina, per attuare la volgarizzazione, in fatto di lingua ma anche di gusto, del repertorio musicale liturgico.
Va da sè che un papa non deve necessariamente avere gusti musicali 'papali' - diciamo così, nè può interessarsi alle nomine dei direttori della sua Cappella musicale. Ha altro da pensare, e perciò delega i suoi fedelissimi ad occuparsi delle faccende musicali. Come ha fatto anche Benedetto XVI, che certamente aveva ed ha una qualche conoscenza musicale, ma che - anche lui - ha lasciato nelle mani del card. Bertone, il grande manovratore!, la nomina di un suo fedelissimo alla carica di direttore della Cappella Sistina, mons, Palombella appunto, salesiano come lui, diplomato in composizione e con una pratica corale alla direzione di un coro da lui inventato, il Coro interuniversitario. Forse poco per preservare e tramandare la grande tradizione della Sistina, che forse già mons. Liberto aveva scalfito.
Tant'è che Di Giacomo si accanisce anche sulla riconferma di Palombella che definisce 'stonata' a capo di un coro 'stonato di suo'. Un attacco frontale al valore musicale della Sistina non si vedeva dai tempi di Bartolucci ( risarcito successivamente, per la sua destituzione, con la berretta cardinalizia da Benedetto XVI ). Perchè anche Bartolucci non era tanto apprezzato ai suoi tempi. Ma non fino al punto che il suo coro venisse bollato come 'stonato'- che è ciò che negli ultimi tempi hanno scritto i critici musicali inglesi,
avvezzi ad una pratica polifonica di lunga tradizione.
A Bartolucci veniva rimproverato che soprattutto le voci adulte della Sistina cantassero come 'scaricatori di porto o venditori ambulanti'- un'accusa gravissima. Che noi stessi raccogliemmo da fonte autorevole : dom Jean Claire di Solesmes ( uno dei più grandi gregorianisti del nostro tempo) che così la pensava e ci confidava nel corso di un memorabile corso preso l'Abbazia benedettina di Noci, al principio degli anni Sessanta. Aggiungendo che tale giudizio negativo era condiviso da molti esponenti del mondo musicale. La polifonia non andava cantata come Bartolucci voleva, ma Bartolucci certamente non dirigeva un coro di stonati - come ora accusano i critici inglesi. Proprio all'indomani dell'uscita di un CD della Sistina, che si elogia, anche perchè registrato proprio nella storica cappella.
Dunque adesso il giudizio è squisitamente musicale, poco importa del rapporto con la liturgia del repertorio della Cappella papale. Sul quale Di Giacomo, invece, dà il colpo di grazia, accennando al rullo di tamburo ed agli ottoni, che si sono ascoltati nel corso della chiusura della Porta santa, al posto dell'organo e delle voci sistine. Ma Di Giacomo sa bene che questo è uno degli indici del degrado generale che non risparmia neanche la chiesa e la sua liturgia.
Occorre farsene una ragione? Certamente no. E spingere il Papa, al prossimo giro di nomine, a rivolgersi ad un professionista serio per la sua cappella musicale, come sembra, invece esserlo, il direttore delle voci bianche, che si formano nella scuola omonima della Sistina, il brasiliano Marcos Isola Pavan con solida esperienza e competenza corale. Certamente superiore a quella di Palombella.
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