E' ormai tradizione - inaugurata da Lissner- che qualche giorno avanti la paludata ed inavvicinabile ( per i prezzi alle stelle, con o senza bagarini!) serata inaugurale, la Scala apra le sue porte a quasi duemila giovani, al di sotto dei trent'anni, per 'iniziarli'- così dicono! - al mondo dell'opera lirica. Negli anni passati abbiamo letto di giovani veramente interessati a ciò che ascoltavano e vedevano in palcoscenico e che avevano assistito all'intera rappresentazione in un silenzio, dove si sentono volare solo le mosche, carico di tensione e frutto di attenzione.
Ieri abbiamo letto il lungo reportage del Corriere sull'anteprima - 'primina' l'ha chiamata la giornalista - con giovani e giovanissimi. Abbiamo letto che fra essi vi erano anche ragazzi ( undici/ dodici anni) conciati per le feste, proprio come faranno domani i loro padri o nonni che tireranno fuori
dall'armadio il vestito ( qualcuna anche lo 'svestito') della festa milanese. Ed anche di trentenni che quest'anno sono all'ultima loro 'primina' scaligera.
Ma il reportage, quasi interamente, raccontava dei pareri dei ragazzi sulla vicenda alla base dell'opera amatissima di Puccini, alla quale nulla potrà aggiungere la scelta di Chailly/Pereira di far ascoltare la versione del 1904, quella che fu fischiata alla Scala e poi, solo qualche mese dopo applaudita, con sopraggiunte modifiche, a Brescia. Magari costituitrà una curiosità per i musicologi, ma al pubblico che conosce la Butterfly ' di Brescia' che gli frega di ascoltarne la versione' prima dei tagli', sui quali Puccini nel resto della sua vita non è mai ritornato, per riammetterli nella versione cosiddetta 'definitiva'?
Uccidersi per amore, la povera Butterfly? ma siamo pazzi, non ne vale la pena- fa una ragazza. Come no, replica indignata un'altra (che si sente legge i giornali e guarda la tv)? E quel vigliacco di Pinkerton? Uomini così non ve ne sono più, corregge un'altra ragazza o ragazzo, poco importa. Una che forse, per sua fortuna, vive fuori del mondo, e non legge giornali e non guarda la tv.
E l'opera, che pensavano dell'opera? Lo spettacolo dell'opera, appena si è in grado di goderlo, affascina non poco anche i giovani.
Abbiamo ancora impressa nella memoria una Butterfly, anni fa, all'Opera di Roma - se non ricordiamo male nel periodo natalizio, quando anche la Capitale è meta di turisti . Davanti ai nostri occhi molti giovani orientali che alla fine della rappresentazione erano letteralmente e sorprendentemente commossi, FINO ALLE LAGRIME, mentre si consolavano vicendevolmente.
Voi pensate che a commuoverli sia stata la storia della giapponesina con la sua tragica fine? Una storia che conoscevano bene anche prima di arrivare a teatro? No, la commozione l'aveva generata la straordinaria efficacissima musica di Puccini. Sulla quale ci sarebbe piaciuto leggere almeno qualche riga nel lungo reportage del Corriere. Mentre abbiamo letto anche della presenza in teatro della discendente del musicista, Simonetta, ultranovantenne, alla quale auguriamo giorni felici, come ad ogni essere umano, ma della cui presenza alla Scala sinceramente poco ci importa, ma della musica e dell'opera nulla!
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