Domani a Roma, presso l'Auditorium, si terrà un nuova edizione degli 'Stati generali dell cultura' lanciati nel 2012 da Sole 24 Ore', attraverso un manifesto che oieri Pier Luigi Sacco, proprio dalle pagine del disastrato giornale di Confindustria, prova a rinfrescare, sintetizzando i cinque punti in cui si articolava. All'epoca noi pubblicammo sulla nostra Music@ il discorso di Napolitano che lanciò pesantissime accuse contro lo Stato, accuse di colpevole disattenzione verso la cultura.
Non pubblicammo su Music@ anche il manifesto perché avrebbe richiesto molto spazio e grande impegno per la semplice lettura, figuriamoci per la sua comprensione, giacchè era scritto nel più inutile 'politichese' da imbroglio.
Ci siamo tornati sopra , leggendo la rinfrescata di Pier Luigi Sacco, ieri sull'inserto domenicale del quotidiano economico.
Due solo dei punti, fra i cinque in cui si articolava il Manifesto, vogliamo riproporvi, perchè chi legge capisca quanto anche il giornalismo abbia bisogno di 'semplificazione' e 'chiarezza'.
1. necessità di dare vita ad una costituente per la cultura che raccogliesse le migliori energie su scala nazionale per creare le condizioni per un salto di qualità nelle strategie di sviluppo a base culturale;
2. l'importanza di pensare allo sviluppo culturale in un'ottica di lungo periodo che privilegiasse gli impatti sistemici rispetto agli effetti transitori, invitando implicitamente tutti gli operatori, comprese le pubbliche amministrazioni, ad un cambio decisivo di mentalità;
E basta, perché ci è già venuto il mal di testa, essendo gli altri tre punti un crescendo di vuoto incomprensibile di parole.
Domani, per venire al concreto, l'intera mattinata vedrà sfilare i rappresentanti dell' arte e della musica ( per questa seconda sezione parleranno i sovrintendenti di alcuni fra i più noti teatri italiani) che racconteranno conquiste, progressi e problemi, criticità.
Si parlerà anche dell'Art Bonus, dei suoi benefici, per il quale forse verrà chiesto di allargare l'ambito di applicazione.
Verso fine mattinata la conclusione affidata al Roberto Napoletano, contestatissimo e sfiduciato direttore del Sole 24 Ore, che intervisterà il ministro Franceschini, noto a tutti come 'mezzodisastro' - così almeno lo aveva indicato Renzi che ora lo teme - perché anche lui è a capo di una corrente del PD. Già perchè in Italia - ma forse non solo in Italia - accade che uno come Franceschini faccia il ministro e sia il temutissimo capo di una corrente del suo partito, tanto temuto e tanto capo che anche il suo nome s'era fatto come possibile successore del premier che gli aveva affidato la Cultura, per non avere contro la sua popolosa corrente (della quale faceva parte anche Mattarella).
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