Tolta la rima dei cognomi, rima peraltro molto diffusa fra politici e non, Gentiloni-Albinoni, nulla unisce il musicista del Sei-settecento - meglio il 'suo' (?) celebre 'adagio' al nostro attuale premier - come invece vorrebbe Francesco Merlo che oggi ha tracciato sulle pagine di Repubblica un ritratto di Paolo Gentiloni, e del nuovo stile impresso dal suo governo.
Merlo, cadendo in un equivoco che rivela oltre che scarsa conoscenza della musica - in questo, in buona compagnia del suo storico direttore, Scalfari, che un giorno scrisse dei 'quartetti' di Chopin, inesistenti - anche totale mancanza di sensibilità musicale, ha paragonato lo stile di Paolo Gentiloni che "non va mai in crescendo, ma è costante e timido" all 'adagio' di Albinoni.
Costante, timido, che non va mai in crescendo... sono categorie che chi ha un minimo di sensibilità musicale non accosterebbe mai a quell'Adagio che, al semplice ascolto, non può che indurre a disconoscere la paternità di Albinoni. Perchè in quell'Adagio, di Albinoni non c'è nulla, o forse solo il 'basso', che potrebbe sostenere infinite altre melodie con caratteristiche tutte differenti, perchè sgorgò dalla fantasia di Remo Giazotto, il celebre musicologo, scomparso alla fine degli anni Novanta del secolo scorso, che per questo ha pagato un prezzo altissimo: snobbato dalla musicologia, pur avendo egli firmato studi di grande interesse (come quello su Alessandro Stradella).
Giazotto, che negli anni Cinquanta studiava la musica del Barocco, disse di essersi imbattuto, nel fondo 'Albinoni' della Biblioteca di Stato di Dresda, in alcuni frammenti musicali autografi di Albinoni, da lui ricomposti, senza che però avesse mai fornito le indicazioni per risalire a quei frammenti - che non esistevano. La musicologia, anche oggi, è piena di simili falsari. Per sostenere tale paternità infondata, quell'Adagio risulta essere di Albinoni-Giazotto, in realtà del solo Remo Giazotto che di diritti d'autore dalla fine degli anni Cinquanta, quando lo depositò, a tutt'oggi ne ha guadagnati tanti, essendo quel breve brano eseguitissimo, anche per le migliaia di trascrizioni cui il successo l'ha condannato.
Ma l'insensibilità di Merlo risiede nel fatto che definisca un brano dalla melodia piena di fuoco e passione, con un crescendo coinvolgente, sulla quale Violetta potrebbe anche trasferire l'appassionato 'Amami Alfredo, amami quanto io t'amo' senza farle perdere forza, "timida, costante, mai in crescendo", come appare nel carattere Paolo Gentiloni.
Tanto timido ma costante e mai in crescendo che in qualche redazione giornalistica, come quella del Tg3 (tg delle 14,20 di oggi), non sanno ancora che Gentiloni è premier e non ministro, come l'ha definito l'autore del servizio sulla sua visita ai genitori di Fabrizia, uccisa a Berlino.
A meno che proprio per il suo stile dimesso, Gentiloni, non abbia chiesto ai giornalisti di togliere quel 'primo' che precede 'ministro' e il giornalista del Tg3 ha prontamente ubbidito.
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