A margine della iniziativa a favore dell'editoria che si è svolta a Roma, all'Eur nei giorni scorsi, ' Più Libri più Liberi' sono stati diffusi i dati di una inchiesta sulla presenza delle librerie nel territorio italiano. In attesa di vedere cosa si prospetta a Torino e Milano che stanno preparando i rispettivi saloni del libro, previsti per aprile e maggio, in un paesaggio desolante che di una guerra fra editori non ha certamente bisogno, l'inchiesta condotta sulla lettura in Italia, fa sapere che il 13% del nostro territorio è totalmente privo di librerie. Una tragedia. Per non parlare della presenza, sul nostro territorio, di luoghi nei quali si fa musica o la si ascolta, perché i dati sarebbero ancora più drammatici.
Ma allora come pretendere dai nostri cittadini che leggano (o che ascoltino musica) con queste premesse? Non si può certo pretendere dal cittadino comune che compia atti di vero eroismo per procurarsi un libro da leggere o per frequentare una sala da concerto, e perciò quello che riesce a fare, è tutto di guadagnato.
Come si procura materialmente un libro da leggere un cittadino che abita in quel 13% del territorio in cui non esiste una libreria?
Potrebbe sfruttare la presenza, dove c'è, di una biblioteca piccola o grande che sia, comunale o di quartiere od anche storica. Oppure magari aiutarsi con quella iniziativa che, almeno a Roma - dove certamente di librerie ve ne sono , anche se sempre meno - vede centri di raccolta e di scambio di libri nei mercati o in altri luoghi di aggregazione. Ma se anche la biblioteca non c'è? Resta internet, dove si possono leggere libri in formato elettronico oppure ordinarne di nuovi attraverso Amazon. Ma come può un mondo estraneo al libro avere notizia di nuove pubblicazioni? e come generare il bisogno della lettura? Attraverso i giornali - che si vendono e leggono sempre meno - o attraverso la tv, se alle copertine dei libri preferisce le soubrettes, quando deve scegliere cosa mostrare? Vuol dire affidare la cura di un malato all'ammalato vicino di letto in corsia che nulla sa di medicina e pensa solo a guarire lui, e perciò dispensa consigli distrattamente.
Lo stesso discorso potrebbe farsi per la musica, che a noi interessa di più. Chi non può mai ascoltare musica dal vivo e tanto meno farla da sé, che fa? Non può rivolgersi certo alla tv che di musica ne trasmette prevalentemente una sola - il discorso vale anche per la radio - ma esclusivamente al disco o alla copia digitale che oggi va per la maggiore (Al diavolo le statistiche inglesi che ci dicono che oggi, nel commercio, la musica in vinile supera quella digitale! Sarà vero? Siamo comunque in Inghilterra, dove la musica è presente sul territorio e sono molti i cittadini che la praticano anche).
L'inchiesta in questione - siamo in Italia, dove quando non si può far nulla per estrarre la trave dall' occhio si provvede ad estrarre la pagliuzza - si domanda se è meglio avere un libreria, i cui gestori aiutano il lettore, anche quello provveduto nella scelta, o se è meglio fare da soli. Questione di lana caprina che non riguarda il 13% del nostro territorio, visto che lì di librerie, fornite o meno di librai, intraprendenti o discreti, non c'è traccia.
Marc Augé, intervistato durante la manifestazione di Roma, ha detto chiaramente che il progresso del mondo è strettamente legato all'istruzione. Allora diamoci da fare. Non perdiamoci in chiacchiere.
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