Nel post precedente abbiamo ripreso da 'Tv blog' un testo che illustra la nuova impresa televisiva del Veltroni, detto 'l'americano', che arriva dopo neppure un mese dallo scandaloso flop della sua precedente idea di programma , quel 'Dieci cose' che la Rai è stata costretta a mandare in onda per tutte le puntate, nonostante i costi altissimi - 1 milione a puntata - e gli indici di ascolto terra terra.
Un autore qualunque, a meno che non si chiami Veltroni, dopo quel disastroso esperimento, avrebbe dovuto girare, per i prossimi anni, alla larga da viale Mazzini; ma se si chiama Veltroni e propone una serie di trasmissioni costruite sul prezioso materiale delle teche Rai: sei puntate a partire da stasera, dopo le 23 su Rai 1, che raccontano attraverso lo sguardo intelligente di altri - grandi documentaristi e giornalisti della tv di Stato - l'Italia che cambia negli ultimi sessant'anni, allora lo si ascolta e accontenta. E Veltroni naturalmente ci rifà col suo solito stile, esattamente come aveva fatto nella grande 'sòla' di alcune settimane fa dove rifilava dieci cose; ora lo fa con sei verbi che devono aver abbindolato i dirigenti di Rai Cultura in combina con Rai Storia.
Cosa dovrebbe fare Veltroni? Farsi da parte, cambiare mestiere, non ingolfare la Rai, che ha già dato (ed anche ricevuto) alla sua famiglia. Faccia l'autore cinematografico al soldo di un produttore privato, scriva libri per qualunque editore, ma lasci stare le imprese pubbliche che, guarda caso, gli prestano un'attenzione del tutto particolare.
Vediamo, poi, se Rai Cultura, Rai Storia e tutte le reti Rai presteranno la stessa attenzione che hanno riservato a lui, ad un giovane dotato e preparato che bussa alla porta di un dirigente qualunque per proporre un suo progetto.
Questo dovrebbe fare uno che va a studiare il passato per immaginare il futuro, un futuro diverso da far governare dalle giovani generazioni, non ancora da Veltroni.
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