Contro la povera Madia, giovanissima deputata PD( non chiedeteci a quale corrente appartenga, non sapremmo rispondere, perchè se le è passate tutte!), si sono scagliati tutti, compresi quelli del suo stesso partito, e pure le stesse donne. Perchè? Semplicemente perchè lei non s'intende veramente di nulla e in un caso come nell'altro vuoi la sua incompetenza, vuoi la sua giovinezza o la faccia d'angelo- ora anche di mamma - hanno giocato sempre a suo favore, in un paese meritocratico come lo vorrebbe la sinistra
Wolter la candidò per primo, perchè? Perchè alla morte di suo padre giornalista, figura influente del suo staff di segretario, ministro sindaco, morto govane, pensò che che sua figlia meritasse un bell'aiuto. Ora la giovane Madia s'è sistemata quasi per tutta la vita; e Renzi che, per quanto faccia il gallo nel pollaio, sa che a tutte le galline bisogna dare una qualche attenzione ( qui la gallina non è certo Madia, forse Wolter) l'ha voluta nel suo staff per il settore 'lavoro' nel quale, dati i trascorsi, la Madia mamma è a suo agio. Renzi, ma quante ragazze ci sono in Italia con la stessa faccia d'angelo, mamme anche, che sanno il fatto loro e quindi ben più meritevoli della Madia? Perchè proprio Lei? Mi dirà per le quote rosa? ma se devono esser rosa, devono necessariamente essere incompetenti quanto la Madia che, qualche giorno fa, ha scambiato un ministero con relativo ministro con un altro, nel suo settore?
Verini è un altro dei graziati di Wolter; anzi lui, Wolter come il Wolter nazionale, è uno dei premiati a fine carriera. Dopo aver fatto parte del suo staff per molti anni, il Wolter di Città di Castello viene premiato con la candidatura a parlamentare, naturalmente in circoscrizioni dove l'elezione non è che certissima.
Verini, a differenza della Madia, guidava lo staff del Wolter, dunque un lavoro per il suo capo sapeva farlo, anche perchè per mantenersi a galla con le sole parole occorre avere gente in gamba che lavora per te.
Di Verini deputato s'erano perse le tracce, senonchè lui che è di Città di Castello, in previsione dell'anniversario di Alberto Burri, il grande pittore castellano, s'è fatto promotore di un disegno di legge per onorare il grande artista. E, in questo modo, a buona parte degli italiani è giunta notizia che Verini c'è, tranne che a noi, che Verini lo conosciamo da tempo, da una decina d'anni, come persona affidabile ed amante dell'arte, e non lo abbiamo mai più perso di vista.
Dieci anni fa avemmo l'incarico di direttore artistico del Festival delle Nazioni che si svolge a Città di Castello. Fu in quell'occasione che lo conoscemmo. Non sapevamo di lui - perchè avremmo dovuto sapere?- ma qualcuno ci disse del suo ruolo politico nazionale e ci consigliò di incontrarlo. Lo incontrammo; dopo i saluti ci mise in guardia contro un ex senatore del suo stesso partito che a Castello spadroneggiava, come anche nel festival, e ci consigliò: per qualunque cosa non si preoccupi, venga da me. Naturalmente conducemmo in porto il festival, con un certo successo. Ma... l'ex senatore ed un altro castellano, il farmacista, tentarono di riprendersi il festival perchè non gradivano la nostra autonomia di gestione. A loro non importava il successo del festival, ma solo la possibilità di esercitare lo squallido potere di piccoli notabili cittadini. Naturalmente l'ebbero vinta loro, perchè anche gli altri amministratori castellani, dall'assessore alla cultura allo stesso sindaco, come del resto a Verini, premeva maggiormente favorire chi alle elezioni portava loro voti. Da allora, e dopo di noi, il festival ha un direttore artistico da dieci anni, che fa un festivalino di routine ed accontenta le mire dei due.
E Verini, al di là della sua scomparsa di un tempo, che c'entra? Due anni fa ci fu chiesto di pensare ad una celebrazione per i mille anni di Sansepolcro. Presentammo un progetto al sindaco che l'accettò e lo realizzammo. Nella serata di celebrazione, all'ombra della Resurrezione di Piero della Francesca, eccoti il Verini in compagnia del sottosegretario ai beni culturali. Sembrò assai contento di come si svolse la celebrazione, durante la quale venne eseguito un quartetto per archi commissionato per l'occasione ad uno dei più grandi compositori italiani e tutto finì lì. Qualche tempo dopo sempre il Verini scomparso, ebbe a dire in un salotto attraversato da spifferi che hanno portato fino a noi i suoi profondi pensieri, che si era pagato troppo quel compositore. Quel compositore era stato pagato il giusto, anzi al di sotto del suo 'valore di mercato'.
Piuttosto, redivivo Verini, perchè non hanno chiesto a noi se il suo stipendio di parlamentare sia giusto o no? Risponderemmo , che quel suo stipendio è esorbitante, e sproporzionato rispetto a ciò che fa. Lo scomparso.
mercoledì 25 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
Gli sfiatamenti di Mollicone, il paracadute di De martino e le capriole di Cappelli
Ti pareva che Mollicone coglieva l'occasione per star zitto e far bella figura?. E no. Come poteva. Fuortes nel nostro ( di Alemanno e compagni, mi si perdoni il sostantivo!) ranch? mai e poi mai, e se qualcuno ce lo ha messo, si dichiari guerra. Mollicone - io a roma conosco solo Morricone, Mollicone non so chi sia , aveva detto Muti quando il presidente della commissione cultura s'era pronunciato contro la cittadinanza onoraria a Muti - il prode, s'era fatto conoscere in quell'occasione. E del resto lui si occupava solo di questioni di alta cultura. Era stipendiato per questo da Alemanno - o no, forse era al soldo di Raspelli - si chiamava così? Il fatto è che in questo esercito di eroi capita sovente di storpiare i nomi, sono tanti, tutti da medaglie al valore e non li si può conoscere per nome e pure cognome.
Poi era tornato a dar segni di vita, quando voleva far casino a Musica per Roma - sollecitato di Alemanno, accusandola di bilanci truccati ed in passivo. Non l'avesse mai detto il poveretto, subito la società internazionale che certifica i bilanci gli aveva risposto che se proseguiva a dire questa imbecillità l'avrebbe denunciato. Mollicone tacque per qualche anno ancora-lo pagano per star zitto, onde non dire scempiaggini. Ora torna all'attacco: Fuortes non può percepire un secondo stipendio, dopo quello di Musica per Roma, all'Opera, sebbene gli abbiano detto che percepirà 1000 Euro netti al mese. Il guaio di Mollicone è che ogni tanto gli dicono di sparare, ma non gli dicono a cosa mirare, per cui lui si spara sempre alle.... sue. Mollicone Posso suggerirle una cosa da dire, però presto, puntando il dito e facendo la faccia ingrugnata? 'perchè Carlo deve avere contemporaneamente due incarichi nella stessa città' e punti i piedi. Mi racocmndo segua il consiglio alla lettera, vedrà che la apprezzeranno anche quelli che la ritenevano, INGIUSTAMENTE, una pezza da piedi.
Nella soap opera che si rappresenta al Costanzi in queste giornate c'è la vicenda del sovrintendente De Martino, più noto come Catello, quello di cui si leggeva sui giornali amici dell'Opera ( Corriere, Messaggero) che tutto ciò che si faceva in teatro era FORTEMENTE voluto dal sovrintendente Catello. Ma che, poteva essere voluto DEBOLMENTE? che c...di sovrintendente era? Appunto oggi viene da chiederselo. Sacrificato da Alemanno, ma non completamente, perchè si sta approntando un paracadute per lui, facendo leva su quel secondo incarico, in realtà il primo con il quale era entrato al teatro, e cioè come capo del personale. Che poi era l'incarico che lui aveva a Santa Cecilia, da dove ne era uscito con immensa soddisfazione e gioia sia di Cagli che di Grossi, dopo avervi trovato moglie o compagna, fra il personale. Ma, a proposito, come era finito in Accademia dalla società del gas? non sarà stato per una di quelle vie traverse che successivamente portarono in Accademia anche il figlio di Balducci, quello della cricca? Sempre a proposito di Catello di Salerno, io mi domando perchè debbano studiare anche un paracadute per uno che è stato il servo di Alemanno, che s'è improvvisato sovrintendente per grazia ricevuta sempre da Alemanno, al momento della sua salutare uscita di scena? Ha fatto il povero despota in questi anni, ora va a trovarsi un altro lavoro, come farebbe qualunque professionista? A proposito, chi ha detto professionista?
E poi c'è il povero Cappelli valerio del Corriere, all'ennesima capriola: ora spara a zero sull'Opera, e arriva perfino ad esortare che, nell'era Fuortes, non facciano più quei comunicati idioti, esaltanti, che hanno contraddistinto, da quando arrivò, la presenza di Filippo Arriva ( quando se ne va?) all'Opera, da lui sempre osannato e sostenuto. Che è successo nel frattempo? E' successo che Cappelli è già pronto per fare il cantore di Fuortes e per continuare, d'altro canto, a sostenere Muti - che sforzo!- e Alessio suo compagno, ma non più Arriva, perchè magari sostituito? O pure per lui è pronto un paracadute, per paura che cadendo si faccia male?
Poi era tornato a dar segni di vita, quando voleva far casino a Musica per Roma - sollecitato di Alemanno, accusandola di bilanci truccati ed in passivo. Non l'avesse mai detto il poveretto, subito la società internazionale che certifica i bilanci gli aveva risposto che se proseguiva a dire questa imbecillità l'avrebbe denunciato. Mollicone tacque per qualche anno ancora-lo pagano per star zitto, onde non dire scempiaggini. Ora torna all'attacco: Fuortes non può percepire un secondo stipendio, dopo quello di Musica per Roma, all'Opera, sebbene gli abbiano detto che percepirà 1000 Euro netti al mese. Il guaio di Mollicone è che ogni tanto gli dicono di sparare, ma non gli dicono a cosa mirare, per cui lui si spara sempre alle.... sue. Mollicone Posso suggerirle una cosa da dire, però presto, puntando il dito e facendo la faccia ingrugnata? 'perchè Carlo deve avere contemporaneamente due incarichi nella stessa città' e punti i piedi. Mi racocmndo segua il consiglio alla lettera, vedrà che la apprezzeranno anche quelli che la ritenevano, INGIUSTAMENTE, una pezza da piedi.
Nella soap opera che si rappresenta al Costanzi in queste giornate c'è la vicenda del sovrintendente De Martino, più noto come Catello, quello di cui si leggeva sui giornali amici dell'Opera ( Corriere, Messaggero) che tutto ciò che si faceva in teatro era FORTEMENTE voluto dal sovrintendente Catello. Ma che, poteva essere voluto DEBOLMENTE? che c...di sovrintendente era? Appunto oggi viene da chiederselo. Sacrificato da Alemanno, ma non completamente, perchè si sta approntando un paracadute per lui, facendo leva su quel secondo incarico, in realtà il primo con il quale era entrato al teatro, e cioè come capo del personale. Che poi era l'incarico che lui aveva a Santa Cecilia, da dove ne era uscito con immensa soddisfazione e gioia sia di Cagli che di Grossi, dopo avervi trovato moglie o compagna, fra il personale. Ma, a proposito, come era finito in Accademia dalla società del gas? non sarà stato per una di quelle vie traverse che successivamente portarono in Accademia anche il figlio di Balducci, quello della cricca? Sempre a proposito di Catello di Salerno, io mi domando perchè debbano studiare anche un paracadute per uno che è stato il servo di Alemanno, che s'è improvvisato sovrintendente per grazia ricevuta sempre da Alemanno, al momento della sua salutare uscita di scena? Ha fatto il povero despota in questi anni, ora va a trovarsi un altro lavoro, come farebbe qualunque professionista? A proposito, chi ha detto professionista?
E poi c'è il povero Cappelli valerio del Corriere, all'ennesima capriola: ora spara a zero sull'Opera, e arriva perfino ad esortare che, nell'era Fuortes, non facciano più quei comunicati idioti, esaltanti, che hanno contraddistinto, da quando arrivò, la presenza di Filippo Arriva ( quando se ne va?) all'Opera, da lui sempre osannato e sostenuto. Che è successo nel frattempo? E' successo che Cappelli è già pronto per fare il cantore di Fuortes e per continuare, d'altro canto, a sostenere Muti - che sforzo!- e Alessio suo compagno, ma non più Arriva, perchè magari sostituito? O pure per lui è pronto un paracadute, per paura che cadendo si faccia male?
Petrocelli e Marchini. L'agente e l'attrice
Nel nuovo CDA dell'Opera di Roma arrivano un 'agente' -non di polizia finora - che di nome fa Paolo Petrocelli, ed un'attrice svampita ma simpatica, collezionista d'arte, amante dell'opera, Simona Marchini.
Il primo l'ha nominato Zingaretti, la seconda Marino. Delle due nomine ci preoccupano alcuni fattori. Simona Marchini, che è bravissima a raccontare il melodramma a modo suo - anche noi ai tempi di Piano Time glielo facemmo fare qualche volta - le mani in pasta veramente nel mondo dell'organizzazione musicale non ce le ha mai messe, anche se ha fatto da direttrice artistica del Festival di Todi, qualche anno. Ma dell'organizzazione e del mondo della musica in genere mai s'è occupata professionalmente, come può essere anche un critico musicale che ha il polso dei gusti del pubblico oltre che capisce di tanti fattori dei tale mondo. E si capisce perchè è stata nominata. Di manifesta fede PD - che male c'è, pure noi lo siamo, anche se non tesserati e neanche professi - deve aver aperto il suo salotto anche a Marino, e deve avergli fatto sentire come racconta le opere, e Marino ne è rimasto affascinato e, all'occasione, l'ha fatta entrare nel CDA dell'Opera. Affari loro
Paolo Petrocelli, diplomato in violino, laureato in musicologia, presidente della fondazione Cusani che ha messo su un bel programma di musica per i bambini, membro di qua, membro di là, a soli trent'anni ci mette pensiero oltre che per i tanti membri che rappresenta, per il fatto -che in noi desta sospetto, mentre non lo desta in Zinagertti - che è 'consulente della IMG Artists internazionale', cioè di una delle più importanti agenzie di rappresentanza artistica , quella, per intenderci che ha anche Pappano fra i suoi rappresentati, che fa capo a Barrett Wissmann, il'apostolo di Cortona che invece voleva vendere i suoi prodotti umani. Ora la sua presenza nel CDA dell'Opera ci fa venire il sospetto che nel teatro oltre che essersi infiltrati, da tempo e in qualunque teatro, le agenzie, si infiltri ora, per via di Paolo Petrocelli, un agente vero e proprio. Attendiamo smentite. Nei fatti. Le parole non ci convincono più.
Il primo l'ha nominato Zingaretti, la seconda Marino. Delle due nomine ci preoccupano alcuni fattori. Simona Marchini, che è bravissima a raccontare il melodramma a modo suo - anche noi ai tempi di Piano Time glielo facemmo fare qualche volta - le mani in pasta veramente nel mondo dell'organizzazione musicale non ce le ha mai messe, anche se ha fatto da direttrice artistica del Festival di Todi, qualche anno. Ma dell'organizzazione e del mondo della musica in genere mai s'è occupata professionalmente, come può essere anche un critico musicale che ha il polso dei gusti del pubblico oltre che capisce di tanti fattori dei tale mondo. E si capisce perchè è stata nominata. Di manifesta fede PD - che male c'è, pure noi lo siamo, anche se non tesserati e neanche professi - deve aver aperto il suo salotto anche a Marino, e deve avergli fatto sentire come racconta le opere, e Marino ne è rimasto affascinato e, all'occasione, l'ha fatta entrare nel CDA dell'Opera. Affari loro
Paolo Petrocelli, diplomato in violino, laureato in musicologia, presidente della fondazione Cusani che ha messo su un bel programma di musica per i bambini, membro di qua, membro di là, a soli trent'anni ci mette pensiero oltre che per i tanti membri che rappresenta, per il fatto -che in noi desta sospetto, mentre non lo desta in Zinagertti - che è 'consulente della IMG Artists internazionale', cioè di una delle più importanti agenzie di rappresentanza artistica , quella, per intenderci che ha anche Pappano fra i suoi rappresentati, che fa capo a Barrett Wissmann, il'apostolo di Cortona che invece voleva vendere i suoi prodotti umani. Ora la sua presenza nel CDA dell'Opera ci fa venire il sospetto che nel teatro oltre che essersi infiltrati, da tempo e in qualunque teatro, le agenzie, si infiltri ora, per via di Paolo Petrocelli, un agente vero e proprio. Attendiamo smentite. Nei fatti. Le parole non ci convincono più.
L'Elias di Mendelssohn interrotto dalla Rai. E poi mandato per intero
In un corsivo apparso sul Corriere di ieri, Giuseppina Manin, assai acutamente, pone la questione dei concerti di musica cosiddetta classica in tv, osservando che la decisione che il cosiddetto 'Concerto di Natale' dalla Scala, che Rai 1 trasmetterà la vigilia di Natale, alle 11 si interromperà alle 12 esatte per far posto alle tagliatelle della Clerici, è un vera porcata. Lo è nel senso che quell'ora di orologio programmata non è sufficiente a trasmettere l'oratorio mendelssohniano che vuole più tempo e che quindi verrà amputato senza pietà. Si provi la Tv pubblica, che difende la cultura solo a parole, a tagliare la finale di un Gran Premio, di una partita di calcio e vedrà che razza di sollevazione popolare ne nasce. Capace anche di mandare a casa il responsabile della rete. Per la musica no. Ed ha perfettamente ragione. Ma sant'iddio, se la televisione si comporta con la musica come la peggiore delle matrigne, perchè la musica non sventa simili agguati? Come? Semplice.
La Scala sa da tempo, perchè ce l'ha scritto nel contratto annuale con la Rai, che verranno registrati e trasmessi tot opere, tot concerti; allora pensando ai programmi, perchè non li adegua preventivamente ai tempi televisivi? L'anno scorso l'ha fatto anche con Berlioz ( l'infanzia di gesù ), l'ha mandato in onda, per sua fortura, da un lato, Rai 5, per intero, ma l'hanno visto venti peraone!!!!: un concerto che superi la durata di un'ora, di mattina, ma forse anche di sera, è per la televisione, ma diciamo pure per i telespettaori, una specie di calvario.
E non è la prima volta che la Rai interviene da matrigna con chi evidentemente il suo mestiere di programmatore non sa farlo bene. Qualche anno fa nel concerto di Natale registrato al senato ed affidato all'Accademia di santa Cecilia, si programmava la 'Petite messe' di Rossini, sublime capolavoro. Possibile che i dotti accademici ceciliani non sapessero che la durata della Messa superava di gran lunga la durata del concerto? perchè programmarla, allora? c'è tanta, tantissima bella musica da fare un'oretta di concerto, perchè non pensarci prima? anche uesto avrebbe dovuto scrivere l'acuta Manin. La quale, fra qualche settimana, scriverà del Concerto di capodanno della Fenice, che entra perfettamente nell'ora prevista. In quel caso scriverà che non gli piaceva la musica. A lei che difende Mendelssohn, non piacerà magari verdi, Rossini, Donizetti, Bellini, Mascagni, Leoncavallo... Ma allora, le risponderemo: chissenefrega: il Concerto piace a qualche milione di telespettatori.
P.s. Oggi, domenica, abbiamo letto i giornali solo nel pomeriggio, impegnati questa mattina in cose più interessanti. Dalla lettura apprendiamo che la Rai trasmetterà l'intero oratorio in questione, anticipando di un'ora l'inizio del concerto.
La Scala sa da tempo, perchè ce l'ha scritto nel contratto annuale con la Rai, che verranno registrati e trasmessi tot opere, tot concerti; allora pensando ai programmi, perchè non li adegua preventivamente ai tempi televisivi? L'anno scorso l'ha fatto anche con Berlioz ( l'infanzia di gesù ), l'ha mandato in onda, per sua fortura, da un lato, Rai 5, per intero, ma l'hanno visto venti peraone!!!!: un concerto che superi la durata di un'ora, di mattina, ma forse anche di sera, è per la televisione, ma diciamo pure per i telespettaori, una specie di calvario.
E non è la prima volta che la Rai interviene da matrigna con chi evidentemente il suo mestiere di programmatore non sa farlo bene. Qualche anno fa nel concerto di Natale registrato al senato ed affidato all'Accademia di santa Cecilia, si programmava la 'Petite messe' di Rossini, sublime capolavoro. Possibile che i dotti accademici ceciliani non sapessero che la durata della Messa superava di gran lunga la durata del concerto? perchè programmarla, allora? c'è tanta, tantissima bella musica da fare un'oretta di concerto, perchè non pensarci prima? anche uesto avrebbe dovuto scrivere l'acuta Manin. La quale, fra qualche settimana, scriverà del Concerto di capodanno della Fenice, che entra perfettamente nell'ora prevista. In quel caso scriverà che non gli piaceva la musica. A lei che difende Mendelssohn, non piacerà magari verdi, Rossini, Donizetti, Bellini, Mascagni, Leoncavallo... Ma allora, le risponderemo: chissenefrega: il Concerto piace a qualche milione di telespettatori.
P.s. Oggi, domenica, abbiamo letto i giornali solo nel pomeriggio, impegnati questa mattina in cose più interessanti. Dalla lettura apprendiamo che la Rai trasmetterà l'intero oratorio in questione, anticipando di un'ora l'inizio del concerto.
Fuortes Sovrintendente, amministratore delegato e commissario: un gioco da ragazzi
Il nuovo Consiglio di amministrazione dell'Opera di Roma, al completo con le recenti nomine di Regione e Comune ha eletto sovrintendente Carlo Fuortes, amministratore delegato di Musica per Roma, che non lascia!!!! - e Commissario al Petruzzelli, che lascia (!!!!).
Il nome di Fuortes circolava da settimane, da quando il Comune aveva fatto sapere che avrebbe voluto azzerare il consiglio di amministrazione del Teatro dell'Opera, subissato da debiti colossali, i cui membri erano stati tutti messi lì da Alemanno e compagni. Anche se non si capisce se il sovrintendente deve nominarlo il ministro ( che nel caso di Fuortes ha espresso il suo gradimento(!!!), il consiglio di amministrazione o, ancora il sindaco, non soddisfatto di tutti i macelli che anche i suoi predecessori, tutti lui compreso, del tutto estranei al mondo musicale, hanno fatto con nomine bislacche. Forse ancora oggi, nonostante le nuove leggi, il sovrintendente lo nomina chi dà più soldi e siccome nel caso di Roma il maggior finanziatore è il Comune, lo nomina lui il sovrintendente. Certo, a Roma, il sovrintendente deve avere il gradimento di Muti che dell'Opera è il vero demiurgo; e Fuortes sembra gli stia bene. Una volta assicurato che non si tagliano i fondi, perchè Muti a lavorare sottopagato non ci sta.
Muti naturalmente manterrà Alessio Vlad, per un fatto d'onore, l'ha voluto al suo servizio ed ora non lo mollerà, perchè ricominciare da capo con un altro servitore costa fatica.
Fuortes vorrà far sbarcare i geni che lo accompagnano sempre - l'hanno accompagnato a Bari - anche a Roma, all'Opera così come li tiene all'Auditorium: il genio della lampada e il genio del tappeto. Certo, senza di loro lui non saprebbe cosa fare, nonostante che abbia imparato il mestiere dell'amministratore. La sua , si sa, è una compagnia di giro: stessi assistenti, stessi programmi stessi artisti da anni.
Fuortes sa già che Roma non è Bari e il Teatro dell'Opera non ha nulla da spartire con il Petruzzelli; sono due mondi diversi e lontanissimi; a Bari ha potuto fare quello che voleva, partendo dalla ricostruzione del teatro; a Roma ha una macchina difficile da mandare avanti, e dove non è facile incidere sui problemi con l'accetta, il teatro è molto sindacalizzato ( e certamente non è un bene! ) ecc...
Ciò che non possiamo, in ogni caso, non condividere di Fuortes è la sua volontà di mantenere contemporaneamente Musica per Roma e il Teatro dell'Opera, come se fossero giochetti. Perchè lo fa senza che nessuno gli dica che una delle due responsabilità deve mollarla? O forse lui, visto che questo è il suo momento e tutti lo acclamano salvatore, ha detto 'vengo a salvare la nave da sicuro affondamento', ma siccome rischio di affondare anch'io, voglio' mantenere la scialuppa di salvataggio' che è l'Auditorium. Che rischio è allora andare all'Opera di Roma?
Un'ultima domanda, questa per Fuortes e solo per lui: che fa i giorni dispari all'Opera e quelli pari all'Auditorium, e se va a fuoco in un giorno dispari l'Auditorium dice che se la sbrighino da soli, e se ne parla all'indomani, giorno pari? E a Bari quando ci va, visto che in regime di prorogatio resta ancora a fare il commissario del Petruzzelli, per il quale ha chiesto di aderire al fondo salva teatri della legge 'Valore cultura'? ma il teatro barese non navigava a gonfie vele, dopo il suo arrivo?
P.S. Ci sarebbe anche da dire dei nuovi ingressi nel CDA dell'Opera., ma lo faremo in un altro momento.
Il nome di Fuortes circolava da settimane, da quando il Comune aveva fatto sapere che avrebbe voluto azzerare il consiglio di amministrazione del Teatro dell'Opera, subissato da debiti colossali, i cui membri erano stati tutti messi lì da Alemanno e compagni. Anche se non si capisce se il sovrintendente deve nominarlo il ministro ( che nel caso di Fuortes ha espresso il suo gradimento(!!!), il consiglio di amministrazione o, ancora il sindaco, non soddisfatto di tutti i macelli che anche i suoi predecessori, tutti lui compreso, del tutto estranei al mondo musicale, hanno fatto con nomine bislacche. Forse ancora oggi, nonostante le nuove leggi, il sovrintendente lo nomina chi dà più soldi e siccome nel caso di Roma il maggior finanziatore è il Comune, lo nomina lui il sovrintendente. Certo, a Roma, il sovrintendente deve avere il gradimento di Muti che dell'Opera è il vero demiurgo; e Fuortes sembra gli stia bene. Una volta assicurato che non si tagliano i fondi, perchè Muti a lavorare sottopagato non ci sta.
Muti naturalmente manterrà Alessio Vlad, per un fatto d'onore, l'ha voluto al suo servizio ed ora non lo mollerà, perchè ricominciare da capo con un altro servitore costa fatica.
Fuortes vorrà far sbarcare i geni che lo accompagnano sempre - l'hanno accompagnato a Bari - anche a Roma, all'Opera così come li tiene all'Auditorium: il genio della lampada e il genio del tappeto. Certo, senza di loro lui non saprebbe cosa fare, nonostante che abbia imparato il mestiere dell'amministratore. La sua , si sa, è una compagnia di giro: stessi assistenti, stessi programmi stessi artisti da anni.
Fuortes sa già che Roma non è Bari e il Teatro dell'Opera non ha nulla da spartire con il Petruzzelli; sono due mondi diversi e lontanissimi; a Bari ha potuto fare quello che voleva, partendo dalla ricostruzione del teatro; a Roma ha una macchina difficile da mandare avanti, e dove non è facile incidere sui problemi con l'accetta, il teatro è molto sindacalizzato ( e certamente non è un bene! ) ecc...
Ciò che non possiamo, in ogni caso, non condividere di Fuortes è la sua volontà di mantenere contemporaneamente Musica per Roma e il Teatro dell'Opera, come se fossero giochetti. Perchè lo fa senza che nessuno gli dica che una delle due responsabilità deve mollarla? O forse lui, visto che questo è il suo momento e tutti lo acclamano salvatore, ha detto 'vengo a salvare la nave da sicuro affondamento', ma siccome rischio di affondare anch'io, voglio' mantenere la scialuppa di salvataggio' che è l'Auditorium. Che rischio è allora andare all'Opera di Roma?
Un'ultima domanda, questa per Fuortes e solo per lui: che fa i giorni dispari all'Opera e quelli pari all'Auditorium, e se va a fuoco in un giorno dispari l'Auditorium dice che se la sbrighino da soli, e se ne parla all'indomani, giorno pari? E a Bari quando ci va, visto che in regime di prorogatio resta ancora a fare il commissario del Petruzzelli, per il quale ha chiesto di aderire al fondo salva teatri della legge 'Valore cultura'? ma il teatro barese non navigava a gonfie vele, dopo il suo arrivo?
P.S. Ci sarebbe anche da dire dei nuovi ingressi nel CDA dell'Opera., ma lo faremo in un altro momento.
mercoledì 18 dicembre 2013
Battistelli all'Opera : nomina di alto profilo e bassa dedizione
Il ministro Bray è orgoglioso di aver nominato nel consiglio di amministrazione del Teatro dell'Opera di Roma il compositore Giorgio Battistelli e un rampollo di Fabiano Fabiani, che viene da Banca Intesa - come ti sbagli, parlando del rampollo? - perchè si tratta, secondo Bray, di nomina di 'alto profilo'.
A noi interessa ovviamente Battistelli, compositore d'opera 'da film' o da' romanzi celebri' o 'cause verdi' ( vedi la prossima CO2 attesa alla Scala per l'Expo 2015, da un testo di Al Gore - se ricordiamo bene).
Giorgio Battistelli, è accademico di Santa Cecilia, è stato antagonista sconfitto da Cagli nelle ultime elezioni a presidente; di lui - come si legge in alcune lettere indirizzate all'Accademia di Santa Cecilia, Cagli avrebbe detto incapace 'di organizzare neanche un concerto'. Giudizio durissimo, perchè forse neanche Cagli, di formazione letteraria, sarebbe in grado di fare ciò che rimprovera a Battistelli, come di valutarne la riuscita. Comunque noi riferiamo il giudizio di Cagli che, quand'anche disistimassimo del tutto Battistelli, non condividiamo; perchè, almeno, Battistelli la musica sa dove è di casa. In verità anche Battistelli aveva espresso analogo giudizio su un direttore artistico dell'Opera di qualche anno fa, all'oscuro del grande repertorio - e in ciò aveva ragione.
Ora, ci spiace dirlo, tutto l'entusiasmo di Bray noi non lo condividiamo per la nomina di Battistelli, l'ennesima. Sì, è vero: Battistelli è musicista, la sua produzione riguarda prevalentemente il teatro musicale, sebbene abbia cannibalizzato il più delle volte invenzioni altrui, in prevalenza film di successo ( Germi, De Sica, Fellini, Pasolini), e, perciò, ha titolo e diritto a sedere nel CDA dell'Opera, con molto più onore di Cisnetto o di Maite Bulgari, per esemplificare, e di quella pletora di burocrati capitolini (staremo a vedere chi ci metterà la Regione ed il Comune, Zingaretti e Marino per intenderci) infilati da Alemanno. Non condividiamo però il fatto che queste nomine vengano desunte da un carnet di papabili - uno per ogni partito - al quale attingere, scegliere, quando arriva il turno di questo o quello. Da un certo punto di vista, sia chiaro che, date le enormi competenze di Nastasi , consigliere di Bray, è meglio Battistelli a Roma che la Crivellenti sovrintendente a Cagliari, incinta e quasi subito in maternità (almeno ha limitato i danni, per godersi la maternità!) suggerita al sindaco da Nastasi, al quale l'aveva suggerita Letta zio.
Però si vede che Bray è completamente estraneo al mondo musicale o del teatro, per il quale deve ricorrere al consiglio, non disinteressato, della volpe Nastasi che immancabilmente toppa, ogni volta che propone qualcuno o qualcosa. Perchè Bray non impone determinate regole, come, ad esempio, quella che chi dirige un teatro non può presentarsi anche in cartellone, e, cosa ancora più importante, non può collezionare incarichi su incarichi, perchè non ne fa bene nessuno, e, nel migliore dei casi, lui fa il capobastone che dispensa regali e favori ai servi, che fa lavorare.
Ora Battistelli non è nè il sovrintendente, nè, soprattutto, il direttore artistico dell'Opera, nè lo sarà finchè c'è Muti. Il quale vuole al suo fianco l'Alessio Vlad, figlio di Roman, mentre non si oppone all'affogamento di Catello De Martino, come racconta la cronaca di queste ultime settimane.
Battistelli é un semplice consigliere d'amministrazione. Se fosse sovrintendente o direttore artistico avremmo da temere, in quanto Battistelli ha già dato una brutta prova della sua direzione artistica, quando all'Arena di Verona, voleva trasformare il palcoscenico più popolare del mondo nella 'Biennale teatro'. Non ci riuscì soltanto perchè abbandonò prima il campo, ma fece in tempo a dare il regalino a tanti suoi amici compositori - ed anche a qualche nemico da tenere buono - con delle variazioni sui temi dell'opera italiana del grande repertorio verdiano.
La cosa, perciò, che più rimproveriamo a Bray è il non aver considerato che Battistelli, che vuol tenere comunque un piede a Roma, nonostante l'amara sconfitta a Santa Cecilia, prima ancora di essere nominato consigliere, era già... prendere nota:
- Direttore artistico Orchestra Toscana
-Presidente Società di Concerti 'Barattelli' - L'Aquila, che ha dato in dote, per la direzione artistica, al fido Guido Barbieri, direttore artistico e critico musicale
- Compositore abbastanza attivo in campo operistico o pseudo operistico.
-Compositore residente al San Carlo di Napoli (almeno fino a quando non lo abbiamo perso di vista)
-membro di ancor altri comitati artistici od altro (ci sembra anche della Scuola di Musica di Fiesole).
- ed ora Consigliere di amministrazione dell'Opera di Roma. La massoneria in questo non c'entra.
Ci vuole spiegare il ministro, quando Battistelli troverà il tempo per fare anche l'amore?
A noi interessa ovviamente Battistelli, compositore d'opera 'da film' o da' romanzi celebri' o 'cause verdi' ( vedi la prossima CO2 attesa alla Scala per l'Expo 2015, da un testo di Al Gore - se ricordiamo bene).
Giorgio Battistelli, è accademico di Santa Cecilia, è stato antagonista sconfitto da Cagli nelle ultime elezioni a presidente; di lui - come si legge in alcune lettere indirizzate all'Accademia di Santa Cecilia, Cagli avrebbe detto incapace 'di organizzare neanche un concerto'. Giudizio durissimo, perchè forse neanche Cagli, di formazione letteraria, sarebbe in grado di fare ciò che rimprovera a Battistelli, come di valutarne la riuscita. Comunque noi riferiamo il giudizio di Cagli che, quand'anche disistimassimo del tutto Battistelli, non condividiamo; perchè, almeno, Battistelli la musica sa dove è di casa. In verità anche Battistelli aveva espresso analogo giudizio su un direttore artistico dell'Opera di qualche anno fa, all'oscuro del grande repertorio - e in ciò aveva ragione.
Ora, ci spiace dirlo, tutto l'entusiasmo di Bray noi non lo condividiamo per la nomina di Battistelli, l'ennesima. Sì, è vero: Battistelli è musicista, la sua produzione riguarda prevalentemente il teatro musicale, sebbene abbia cannibalizzato il più delle volte invenzioni altrui, in prevalenza film di successo ( Germi, De Sica, Fellini, Pasolini), e, perciò, ha titolo e diritto a sedere nel CDA dell'Opera, con molto più onore di Cisnetto o di Maite Bulgari, per esemplificare, e di quella pletora di burocrati capitolini (staremo a vedere chi ci metterà la Regione ed il Comune, Zingaretti e Marino per intenderci) infilati da Alemanno. Non condividiamo però il fatto che queste nomine vengano desunte da un carnet di papabili - uno per ogni partito - al quale attingere, scegliere, quando arriva il turno di questo o quello. Da un certo punto di vista, sia chiaro che, date le enormi competenze di Nastasi , consigliere di Bray, è meglio Battistelli a Roma che la Crivellenti sovrintendente a Cagliari, incinta e quasi subito in maternità (almeno ha limitato i danni, per godersi la maternità!) suggerita al sindaco da Nastasi, al quale l'aveva suggerita Letta zio.
Però si vede che Bray è completamente estraneo al mondo musicale o del teatro, per il quale deve ricorrere al consiglio, non disinteressato, della volpe Nastasi che immancabilmente toppa, ogni volta che propone qualcuno o qualcosa. Perchè Bray non impone determinate regole, come, ad esempio, quella che chi dirige un teatro non può presentarsi anche in cartellone, e, cosa ancora più importante, non può collezionare incarichi su incarichi, perchè non ne fa bene nessuno, e, nel migliore dei casi, lui fa il capobastone che dispensa regali e favori ai servi, che fa lavorare.
Ora Battistelli non è nè il sovrintendente, nè, soprattutto, il direttore artistico dell'Opera, nè lo sarà finchè c'è Muti. Il quale vuole al suo fianco l'Alessio Vlad, figlio di Roman, mentre non si oppone all'affogamento di Catello De Martino, come racconta la cronaca di queste ultime settimane.
Battistelli é un semplice consigliere d'amministrazione. Se fosse sovrintendente o direttore artistico avremmo da temere, in quanto Battistelli ha già dato una brutta prova della sua direzione artistica, quando all'Arena di Verona, voleva trasformare il palcoscenico più popolare del mondo nella 'Biennale teatro'. Non ci riuscì soltanto perchè abbandonò prima il campo, ma fece in tempo a dare il regalino a tanti suoi amici compositori - ed anche a qualche nemico da tenere buono - con delle variazioni sui temi dell'opera italiana del grande repertorio verdiano.
La cosa, perciò, che più rimproveriamo a Bray è il non aver considerato che Battistelli, che vuol tenere comunque un piede a Roma, nonostante l'amara sconfitta a Santa Cecilia, prima ancora di essere nominato consigliere, era già... prendere nota:
- Direttore artistico Orchestra Toscana
-Presidente Società di Concerti 'Barattelli' - L'Aquila, che ha dato in dote, per la direzione artistica, al fido Guido Barbieri, direttore artistico e critico musicale
- Compositore abbastanza attivo in campo operistico o pseudo operistico.
-Compositore residente al San Carlo di Napoli (almeno fino a quando non lo abbiamo perso di vista)
-membro di ancor altri comitati artistici od altro (ci sembra anche della Scuola di Musica di Fiesole).
- ed ora Consigliere di amministrazione dell'Opera di Roma. La massoneria in questo non c'entra.
Ci vuole spiegare il ministro, quando Battistelli troverà il tempo per fare anche l'amore?
Etichette:
al gore,
banca intesa,
barattelli,
battistelli,
bray,
cagli,
cisnetto,
Crivellenti,
de martino,
expo 2105,
fabiani,
fiesole,
letta zio,
maite bulgari,
Marino,
muti,
nastasi,
vlad,
zingaretti
domenica 15 dicembre 2013
Lascio la direzione di Music@ con il numero di gennaio/febbraio 2014. un saluto
Con il numero 36 (gennaio-febbraio 2014) lascio la direzione di Music@, bimestrale edito dal Conservatorio ‘Casella’ dell’Aquila, dopo 37 numeri per complessive 1850 pagine dense, ricche, stimolanti. La mia uscita dal giornale, che ho inventato e diretto per otto anni, coincide con l’avvicendamento alla direzione del Conservatorio, perché non sono un direttore per tutti i direttori.
Al termine di questa esperienza, a tratti faticosa per la tragedia del terremoto aquilano, ma sempre e comunque esaltante, ringrazio tutti i collaboratori, illustri, che hanno aderito alle mie richieste con slancio e senza porre mai condizioni, facendo diventare Music@ una delle più belle riviste musicali; e, se non la più bella in assoluto, la più libera, originale e critica. Ringrazio, naturalmente, anche tutti i nostri fedeli lettori che non ci hanno fatto mancare, in molte occasioni, il loro sincero apprezzamento.
Ringrazio, poi, il direttore uscente m. Bruno Carioti che ha sostenuto la rivista dal primo numero (maggio 2006, n.zero) che pensavamo dovesse restare unico, e che, invece, è stato il primo della lunga serie. Ringrazio, infine, più di tutti, gli studenti del nostro Conservatorio - intitolato ad un geniale innovatore, come
fu a suo modo ‘Alfredo Casella’- ai quali era principalmente rivolto il laboratorio di studio e pratica della comunicazione musicale rappresentato da Music@, e che hanno lavorato con entusiasmo ed impegno. Gli studenti, voglio ringraziarli anche per gli straordinari anni di vita professionale che con loro ho vissuto. Music@ forse mi mancherà un pò, ma gli studenti mi mancheranno certamente molto. Non credo di dover ringraziare nessun altro, a causa di Music@; a pensarci bene, forse dovrei ringraziare, un po’, anche me stesso.
________________________________________
Hanno scritto per Music@:
Hans Landesmann, Salvatore Sciarrino, Enrico Pieranunzi, Pierfranco Moliterni, Rinaldo Alessan-
drini, Pierluigi Petrobelli, Enrico Fubini, Elio Battaglia, Erik Battaglia, Quirino Principe, Giorgio Bat-
tistelli, Emma Dante, Fausto Razzi,Franco Marcoaldi, Michelangelo Lupone, Nicola Sani, Maurizio
Pratola, Andrea Bacchetti, Alessandro Mastropietro, Giorgio Barberio Corsetti, Franco Ferrarotti,
Paolo Cavallone, Azio Corghi, Filippo Del Corno, Lorenzo Ferrero, Valerio Festi, Riccardo Panfili,
Marco Stroppa, Letizia Michielon, Marco Vallora, Stefania Gianni, Sabina Colonna Preti, Franco
Chieco, Marco Della Sciucca, Attilio Lolini, Luca Aversano, Nicola Piovani, Francesco Filidei, Giorgio Manusardi, Roberto Prosseda, Marcello Bufalini, Ferdinando Pinto, Andrea Coen, Umberto Padroni,
Valerij Voskobojnikov, Vincenzo Raffaele Segreto, Luigi Corbani, Riccardo Risaliti, Alessandro Sbordoni, Alessandro Politi, Linda Selmin, Roberta Vacca, Alessandra Carlotta Pellegrini, Alessandro Valenti, Elisabetta Castiglioni, Antonio Latanza, Dario Della Porta, Silvia Lanzalone, Vittorio Emiliani, Marco Tutino,
Lucia Bonifaci, Nando Dalla Chiesa, Giorgio Bruno Civello, Piero Rattalino, Daniela Petracchi, San-
dro Bergamo, Federico Agostinelli, Raffaele Pozzi, Carlo Crivelli, Sveva Antonini, Paolo Furlani,
Luigi Berlinguer, Alessandro Di Profio, Carlo Fontana, Roberto Grossi, Stéphane Lissner, Walter
Vergnano, Franco Punzi, Paolo Maluberti, Luca Francesconi, Enrico Dindo, Sante Fornasier, Al-
berto Triola, Sergio Perticaroli, Francesco Giambrone, Francesco Ernani, Cristina Ferrari, Luigi Piz-
zaleo, Renzo Giuliani, Giorgio Nottoli, Bruno Tosi, Roberto Pagano, Andrea Lucchesini, Nicola
Scardicchio, Nicola Bernardini, Alfonso Borrone, Andrea Corazziari, Antonio Doro, Francesco
Zimei, Ciro Longobardi, Italo Vescovo, Alvise Vidolin, Nicola Verzina, Walter Tortoreto, David
Aprea, Emanuele Marconi, Francolina del Gelso, Francesco Papa, Pierangiolo Pierantonio, Marga-
ret Fisher, Lorenzo Arruga, Mariella Devia, Mario Messinis, Stefano Baia Curioni, Dario Martinelli,
Alvaro Lopes Ferreira, Gianni Borgna, Giulia Veneziano, Alan David Baumann, Barbara Zanchi, An-
gelo Bozzolino, Ilaria Borletti Buitoni, Georges Bloch, Silvia Umile, Angelo Fabbrini, Sergio Ren-
dine, Mario Torta, Sylvano Bussotti, Sergio Prodigo, Rita Marcotulli, Franco Carlo Ricci, Nicoletta
Polla-Mattiot, Dario Cusani, Ennio Morricone, Franco Piersanti, Marco Murara, Roberto Antonelli,
Roberto Rea, Raffaele Pellegrino, Claudio di Massimantonio, Giustino Parisse, Luciano Bologna,
Gisella Belgeri, Jan Liesegang, Frauke Gerstenberg, Joachim Bluher, Antonio Pappano, Marcello
Panni, Giuseppe Pennisi, Andrea Quarta, Maria Giovanna Sanjust, Ulrike Brand, Philip Gossett,
Dario Lo Cicero, Claudio Santori, Francesco Micheli, Andrea de Carlo, Roberto Calabretto, Hans
Kung, Claudio Strinati, Marco Veneziani, Salvatore Dell’Atti, Carlo Pedini, Adriana De Serio, Maria
Laura Martorana, Piero Mioli, Claudia Caneva, Alessio Gabriele, Franco Rossi, Roberto Jovino,
Carlo Ventura, Antonio Florio, Francesco Lotoro, Dinko Fabris, Fabio Babiloni, Sandro Marrocu,
Alessandro Macchia, Annibale Cogliano, Giovanni Iudica, Luca Bragalini, Anna Maria Bonsante,
Falvio Menardi Noguera, Giovanni Valentini, Cristiano Chiarot. E Leporello.
Per il Laboratorio di “Tecniche della Comunicazione”:
Enrica Di Bastiano, Maria Laura Martorana, Annalisa Tiberti, Valentina Baldassarre, Chiara Bian-
chetti, Daniela Scacchi, Katia Di Michele, Luca Di Bernardo, Luigi Poggiogalle, Patrizia Fasano,
Rosa Fanale, Francesca Boccacci, Giancarlo Giannangeli, Fabrizio Mancinelli, Grazia Distefano,
Carlo Laurenzi, Roberta Bellucci, Giovanni Di Giacomo, Giulia Mariti, Valeria Blasetti, Silvia Canna-
rozzo, Diana Pettinelli, Fabiana Simonetti, Tamara Manganaro, Elisabetta Guarnieri, Paola Pinto,
Luigina Battisti, Andrea De Santis, Paola Canfora, Concetta Cucchiarelli.
Music@ ha ritrovato e ripubblicato:
Gian Francesco Malipiero, Alfredo Casella, Alberto Savinio, Guido M. Gatti, Luigi Dallapiccola,
Alessandro Longo, Arturo Benedetti Michelangeli, Alberto Moravia, Paolo Bordoni, Harvey Sachs,
Vincenzo Vitale, Giorgio Pressburger, Ugo Buzzolan, Beniamino Dal Fabbro, Mario Bortolotto, Kar-
lheinz Stockhausen, Roman Vlad, Giorgio Vidusso, Dacia Maraini, Giorgio Montefoschi, Franco
Donatoni, Tito Aprea, Carl Dahlhaus, Pierre Boulez, Adriano Guarnieri, Marco Tutino, Carlo Pedini,
Gianmario Borio, Stefano Ragni, Francesco Balilla Pratella, Giorgio Gualerzi, Loredana Lipperini,
Alberto Salvagnini, Domenico De’ Paoli, Vieri Tosatti, Maria Grazia Teodori, Franco Mannino, Char-
les Rosen, Edoardo Sanguineti, Vittorio Taviani, Bruno Cagli, Ernesto Esposito, Benedetto XVI,
Charlie Chaplin, Karlheinz Stockhausen, Richard e Cosima Wagner, Giovanni Sgambati, Sofia Gu-
baidulina, Vittoria Ottolenghi, Sergio Trombetta, Benjamin Britten, Elio Vittorini, Giuseppe Verdi,
Gabriele d’Annunzio, Vladimir Ashkenazy, Boris Pasternak, Pino Zac.
Interviste:
Luciano Pavarotti, Fausto Melotti, Valery Gergiev, Mstislav Rostropovic, Gustavo Dudamel, Diego
Matheuz, Carlo Grante, Fausto Razzi, Pierre Boulez, Antonio Pappano, Riccardo Muti, Luciano
Berio, Peppino Di Giugno, Josè Antonio Abreu, Nuria Schoenberg Nono, Karheinz Stockhausen,
Fabrizio De Andrè, Carmelo Bene, Federico Fellini.
E inoltre:
-Gli Allievi del Corso di grafica dell’Accademia di Belle Arti - L’Aquila,
per il progetto grafico;
-Barbara Pre, per l’impaginazione;
-Alessio Gabriele, per la versione online.
Musica di Music@ ha pubblicato:
Fausto Razzi. Tre pezzi didattici per il Conservatorio Casella (1970).
sabato 7 dicembre 2013
Compagnia della buona radio (Music@, marzo-aprile 2008). Sentenza del tribunale: diritto di critica esercitato in modo corretto
“Un tempo, nella benedetta era democristiana, profitti e
ricavi radiofonici ( per diritto d’autore, a seguito di trasmissione ) venivano
spartiti fra editori secondo percentuali che, seppur discutibili, assicuravano
ad autori ed editori il pane e ad alcuni anche il companatico.
Tale criterio di distribuzione/divisione fra autori, a
seconda del peso delle rispettive case editrici, riguardava soprattutto la
musica contemporanea: dalle trasmissioni radio, più che da ogni altra
fonte, i compositori traevano mezzi di
sussistenza, per via dei diritti d’autore. Per una esemplificazione
approssimativa (ma non tanto), se a Casa Ricordi apparteneva il 50% delle
musiche trasmesse, alla Sonzogno il 20%, a tutti gli altri il restante 30% (
per essere chiari: a Curci, Edipan, BMG ecc..). Poi le case editrici, a loro
volta, distribuivano i proventi fra i propri compositori, assicurando a taluni
solo il pane, ad altri anche caviale e champagne, anche se caviale e champagne
se lo potevano permettere pochissimi.
Certo non si andava
tanto per il sottile, nessuno stava lì a discutere quale opera trasmettere, ma le percentuali grosso
modo venivano rispettate; gli editori
le contrattavano direttamente con la
Rai, e le eccezioni dovevano essere compensate in breve tempo. Non era il
migliore dei mondi possibili, ma almeno i musicisti non venivano solitamente
gettati sul lastrico.
Ora Radio Tre resta
ancora l’unico canale radiofonico pagatore, per il settore classico, ma di
regole sembra non ve ne siano più. Qualche editore è scomparso dalla scena (
Edipan), qualcun altro invece sì è fatto avanti ( come Rai Trade, omonima casa
editrice della consociata Rai); ma chi decide quale autore trasmettere, lo fa seguendo criteri a dir poco ‘personali’, comunque di
pubblica inutilità. Ed un compositore, che
per puro caso, è il responsabile
della programmazione musicale, primeggia su tutti quanto a presenze. Leggete di
un collegamento da un teatro di periferia ( geografica, soltanto)? vi domandate
il perché , la risposta potrebbe essere che a breve, toccherà sorbirvi anche un pezzo da concerto
da quel teatro periferico del compositore/programmatore; c’è un piccolo festival
a Radio Tre? quel festival programma anche un suo pezzo da camera; un grande
festival di musica contemporanea è gratificato da collegamenti continui? c’è
anche una ‘commissione’ per lui ;
collegamenti frequenti da un altro festival intitolato ad un grande nume del
passato che ha per guida un letterato?
Ci tocca la sorpresa di una quelle cose che chiamano ‘melologo’ od opera
‘à la manière de…’ del nostro autore, su
libretto del letterato suddetto; un altro melologo ci tocca anche e per la
medesima ragione, dall’arena più grande del mondo; e il Prix Italia, ca va sans dire, poteva sottrarsi al
battesimo di un’opera, ‘radiofonica’
naturalmente. del nostro grande compositore? Anche in un Festival che celebra
Sinopoli, dove è accasata la ciurma di Radio Tre, radiotrasmesso manco a dirlo,
c’è lui, il grande compositore: presenta un’azione scenica in coppia con un suo
assiduo compagno di giochi. Speriamo di essere stati completi, per lo meno per
quel che riguarda gli ultimi tempi; se non lo siamo stati non ce ne voglia il
grande compositore, rimedieremo in un’altra occasione. In tutti i casi, è
ovvio, si tratta di semplici coincidenze.
Ci sono,
naturalmente, alcune eccezioni. Per esempio, la musichetta di inizio e fine
di quasi tutte le rubriche di Radio Tre non è del nostro grande compositore,
bensì del defunto Luciano Berio ( più
esattamente di Schubert). Ma a Schubert non andrà una lira, mentre a Berio ed
ai suoi eredi un vitalizio, vita natural durante (degli eredi). A proposito
perché non toglie quella redditizia musichetta e ne mette una sua, il grande
compositore?
Titoli di coda.
Abbiamo scritto del Teatro di Cagliari, delle Settimane del Teatro Olimpico di
Vicenza, del Festival di Musica della Biennale, del Festival Pergolesi di Jesi,
dell’Arena di Verona, del Festival Sinopoli di Taormina; Michele Dall’Ongaro è
il nome del celebre compositore. ( P.A.)”
Questo scrivemmo su Music@ (marzo-aprile 2008). Nel
settembre dello stesso anno Michele Dall’Ongaro, ci fece causa (civile) perché si
ritenne diffamato, chiedendoci danni per 100.000 Euro ed altri 30.000 Euro
per danno esistenziale. Nell’atto di citazione, Dall’Ongaro chiamò in causa
anche il Conservatorio 'Casella', in quanto editore della rivista. Dalla sentenza, appena resa pubblica, riproduciamo alcuni passaggi cruciali.
Il 27 novembre u.s.
il giudice del Tribunale dell’Aquila,
dott. Antonella Camilli, ha emesso la seguente sentenza. Per il Conservatorio:
ha dichiarato il difetto di legittimazione passiva per gli effetti dell’art.12
della legge 47/48 e comunque respinge integralmente le domande di parte attrice
( Dall’Ongaro) in quanto infondate in fatto e in diritto”. Per quel che
ci riguarda, in quanto direttore di Music@ ed autore del breve ‘foglio d’album’
( pag.31 di Music@, marzo-aprile 2008) intitolato ‘Compagnia della buona radio’,
respinge altresì la citazione in giudizio, perché infondata
in fatto ed in diritto e comunque non provata”.
Quanto alla chiamata in causa del Conservatorio, il giudice
dichiara che è "illegittima, perché la legge ( art.57 della legge sulla stampa)
configura la responsabilità diretta del direttore e dell’autore, giammai dell’editore che deve, pertanto,
essere dichiarato non legittimato passivamente nel presente giudizio".
Per il direttore ed autore del pezzo, il giudice afferma:
per quanto concerne il merito della controversia, si rileva che "da una attenta
lettura dell’articolo di cui a pag.31 della rivista detta, emerge chiaramente
che il diritto di critica è stato
esercitato in modo corretto, in
quanto il convenuto Acquafredda,
in qualità di autore nonché di direttore della richiamata rivista, con l’articolo
pubblicato, ha utilizzato espressioni non denigratorie, lesive dell’onore e
della reputazione dell’attore" (Dall’Ongaro)
Perciò conclude:
1. Dichiara il difetto di legittimazione passiva
del Conservatorio di Musica;
2. Respinge la domanda;
3. Condanna l’attore ( Dall’Ongaro) a
rimborsare ai convenuti le spese del presente giudizio, rispettivamente nella
misura complessiva di Euro 2.000,00, oltre accessori per legge previsti, ai sensi
del decreto n.140 del 2012.
L’Aquila 27 novembre 2013. Dott.
Antonella Camilli
Un posto del cuore di Natalia
Natalia ha un cuore grande e piccolo insieme. Grande perchè conosce le ragioni del cuore che la mente non conosce e ne parla con competenza; piccolo perchè nel suo cuore di donna trova sempre un posto, un posticino per tutti; che poi - dato il cuore piccolo- sono pochi.
Un tempo il suo cuore batteva per i Mariotti di Pesaro. Ogni anno al cadere del Festival Rossini, i Mariotti padre e figlio e l'altro figlio tornavano sulle pagine della sua Repubblica, per la sua penna intinta nel rosa e con odore di incenso. Poi ai Mariotti, nel cuore di Natalia s'è aggiunto Lissner, lei gli ha trovato un ventricolo nel quale proteggerlo, scende in sua difesa ogni volta che qualcuno lo nomina appena, non importa se per difendere Lissner si scaglia contro alcuni bravi manager che hanno il grande difetto di essere italiani; buon ultimo, nell' altro ventricolo, ha alloggiato Paolo Baratta; la sua passione per il biennalista, più recente, la fa lanciare in panegirici che superano anche quelli per i Mariotti che, essendo tre, dovrebbero essere tripli e perciò ineguagliabili. Questi sono i posti del cuore di Natalia.
Un tempo il suo cuore batteva per i Mariotti di Pesaro. Ogni anno al cadere del Festival Rossini, i Mariotti padre e figlio e l'altro figlio tornavano sulle pagine della sua Repubblica, per la sua penna intinta nel rosa e con odore di incenso. Poi ai Mariotti, nel cuore di Natalia s'è aggiunto Lissner, lei gli ha trovato un ventricolo nel quale proteggerlo, scende in sua difesa ogni volta che qualcuno lo nomina appena, non importa se per difendere Lissner si scaglia contro alcuni bravi manager che hanno il grande difetto di essere italiani; buon ultimo, nell' altro ventricolo, ha alloggiato Paolo Baratta; la sua passione per il biennalista, più recente, la fa lanciare in panegirici che superano anche quelli per i Mariotti che, essendo tre, dovrebbero essere tripli e perciò ineguagliabili. Questi sono i posti del cuore di Natalia.
Si può, anzi si deve fare La Traviata
Chi può rischiare di cantare Violetta alla Scala o in qualunque altro teatro che si rispetti, dopo la Callas? Per anni questo inutile veto ha in qualche modo castrato tutti, direttori, protagonisti - i registi meno - nell'atto di accingersi a proporre una Traviata, nei teatri di gran nome, e solo in quelli, per nostra fortuna, perchè altrimenti della Traviata avremmo perduto ogni pur lieve traccia.
E'accaduto, poi, che alcuni teatri, sfidando lo spettro della Callas, e noncuranti di quel divieto più morale che vocale, abbiano portato in scena Traviata, come ha fatto e continua a farlo da dieci anni La Fenice, ad esempio, con la sua Traviata che inaugurò il teatro ricostruito proprio con il capolavoro di Verdi ( Carsen/ Maazel - la protagonista nelle varie riproposte è cambiata, assieme al direttore, mentre è restato identico quello spettacolo, tuttora ammirato) e finalmente lo fa anche La Scala che per lavare l'onta di aver inaugurato l'anno verdiano ( e wagneriano) con il Lohengrin, rimedia in questo 7 dicembre 2013 con Verdi e la Traviata. E con una Violetta Valery, Diane Damrau di grande personalità vocale.
Perciò pensiamo che una Traviata degna del teatro più importante del mondo si poteva fare anche prima, molto prima; e che si sia atteso troppo, dopo quella di Muti, per poter vedere in cartellone il popolare titolo verdiano. Personalmente non crediamo alla ricerca quasi miracolosa della protagonista come ci vogliono far credere ogni volta sovrintendenti e direttori artistici. Cercano Violetta come qualunque altra protagonista verdiana e non solo verdiana; non c'è bisogno che ci raccontino di storie avventurose:"... cinque anni fa la Damrau fece sapere che si stava preparando a Violetta e che avrebbe voluto farla alla Scala..... "poi, poi il sogno si è avverato ed ecco che fra quest'anno ed il prossimo, una sola Violetta fa cinque produzioni - non saranno troppe, verrebbe da domandarsi, tutte ravvicinate, dopo tanto digiuno? Se non fosse già stata Damrau, chi l'avrebbe corteggiata per tanto tempo? Più interessante domandarsi se c'è qualcuno fra i nostri direttori artistici capace di trovare fra le tante brave cantanti una giovane cui affidare quel ruolo. Nutriamo seri dubbi, e non solo per Violetta.
Ora , dopo aver ascoltato, e visto anche lo spettacolo del giovane regista russo - non giovanissimo, nonostante l'aria da ragazzo- ci vien da dire che anche dopo Callas si può fare una bella Traviata; meglio: dopo Callas, facendo tesoro della sua lezione, non solo si può fare Traviata ma si deve fare, e soprattutto i grandi teatro devono farla, Scala per prima.
Se possiamo aver da ridire su qualche soluzione registica non proprio convincente ( la festa in casa di Flora e le danze sostituite dall'accerchiamento di Alfredo non ci sono piaciute, come non ci sono piaciute in più occasioni, fra le più appassionate, la distanza posta fra i protagonisti, quando invece natura vuole che i corpi si attorciglin); per il resto chi ha manifestato dissenso nei suoi confronti è uno spettatore prevenuto. Anche i dissensi nei confronti di Alfredo erano eccessivi, meritatissimi invece gli applausi a Violetta; pure inutili gli attacchi al direttore da parte di orfani di non si sa chi. Per una Traviata simile metteremmo la firma ogni giorno!
E veniamo, invece, agli intervalli, perchè in televisione contano anche quelli. C'era la bella Maria Concetta Mattei e... Michele. Troppa improvvisazione; sia la bella che... Michele hanno detto più volte 'padre germont', come si direbbe 'padre alfonso' e 'padre bernardino'; mentre invece avrebbero dovuto dire 'papà germont' oppure 'Germont padre', per distinguerlo da germont figlio, alias Alfredo. E poi la solita storia. Si invitano personalità del mondo accademico che poi si trattano a pesci in faccia, togliendo loro la parola o continuando a fare domande scritte sul copione, senza seguire il ragionameno che questo o quella fanno, come quella nostra brava studiosa di opera russa, che sinceramente... che c'azzeccava, direbbe l'ex magistrato. Chi ha mai sentito citare un professore universitario così: 'è insegnante ecc... 'alzi la mano; chi come noi, invece, l'ha sentito per la prima volta, spenga il televisore alla prossima.
RAI 5 deve imparare a fare corretta diffusione e alfabetizzazione musicali. Le dotte espressioni, le questioni musicologiche, possibile che non capiscono che non hanno senso in TV, fra un atto e l'altro, e avendo accanto uno studioso insigne ma dall' aria francamente inquietante?
Una domanda scherzosa, infine, al regista e alla costumista, ambedue: nel vestire e truccare la povera Annina aiutante nella casa 'di tolleranza' di Violetta , non sarà che avete tratto ispirazione dalla Giusi Ferrè?
E'accaduto, poi, che alcuni teatri, sfidando lo spettro della Callas, e noncuranti di quel divieto più morale che vocale, abbiano portato in scena Traviata, come ha fatto e continua a farlo da dieci anni La Fenice, ad esempio, con la sua Traviata che inaugurò il teatro ricostruito proprio con il capolavoro di Verdi ( Carsen/ Maazel - la protagonista nelle varie riproposte è cambiata, assieme al direttore, mentre è restato identico quello spettacolo, tuttora ammirato) e finalmente lo fa anche La Scala che per lavare l'onta di aver inaugurato l'anno verdiano ( e wagneriano) con il Lohengrin, rimedia in questo 7 dicembre 2013 con Verdi e la Traviata. E con una Violetta Valery, Diane Damrau di grande personalità vocale.
Perciò pensiamo che una Traviata degna del teatro più importante del mondo si poteva fare anche prima, molto prima; e che si sia atteso troppo, dopo quella di Muti, per poter vedere in cartellone il popolare titolo verdiano. Personalmente non crediamo alla ricerca quasi miracolosa della protagonista come ci vogliono far credere ogni volta sovrintendenti e direttori artistici. Cercano Violetta come qualunque altra protagonista verdiana e non solo verdiana; non c'è bisogno che ci raccontino di storie avventurose:"... cinque anni fa la Damrau fece sapere che si stava preparando a Violetta e che avrebbe voluto farla alla Scala..... "poi, poi il sogno si è avverato ed ecco che fra quest'anno ed il prossimo, una sola Violetta fa cinque produzioni - non saranno troppe, verrebbe da domandarsi, tutte ravvicinate, dopo tanto digiuno? Se non fosse già stata Damrau, chi l'avrebbe corteggiata per tanto tempo? Più interessante domandarsi se c'è qualcuno fra i nostri direttori artistici capace di trovare fra le tante brave cantanti una giovane cui affidare quel ruolo. Nutriamo seri dubbi, e non solo per Violetta.
Ora , dopo aver ascoltato, e visto anche lo spettacolo del giovane regista russo - non giovanissimo, nonostante l'aria da ragazzo- ci vien da dire che anche dopo Callas si può fare una bella Traviata; meglio: dopo Callas, facendo tesoro della sua lezione, non solo si può fare Traviata ma si deve fare, e soprattutto i grandi teatro devono farla, Scala per prima.
Se possiamo aver da ridire su qualche soluzione registica non proprio convincente ( la festa in casa di Flora e le danze sostituite dall'accerchiamento di Alfredo non ci sono piaciute, come non ci sono piaciute in più occasioni, fra le più appassionate, la distanza posta fra i protagonisti, quando invece natura vuole che i corpi si attorciglin); per il resto chi ha manifestato dissenso nei suoi confronti è uno spettatore prevenuto. Anche i dissensi nei confronti di Alfredo erano eccessivi, meritatissimi invece gli applausi a Violetta; pure inutili gli attacchi al direttore da parte di orfani di non si sa chi. Per una Traviata simile metteremmo la firma ogni giorno!
E veniamo, invece, agli intervalli, perchè in televisione contano anche quelli. C'era la bella Maria Concetta Mattei e... Michele. Troppa improvvisazione; sia la bella che... Michele hanno detto più volte 'padre germont', come si direbbe 'padre alfonso' e 'padre bernardino'; mentre invece avrebbero dovuto dire 'papà germont' oppure 'Germont padre', per distinguerlo da germont figlio, alias Alfredo. E poi la solita storia. Si invitano personalità del mondo accademico che poi si trattano a pesci in faccia, togliendo loro la parola o continuando a fare domande scritte sul copione, senza seguire il ragionameno che questo o quella fanno, come quella nostra brava studiosa di opera russa, che sinceramente... che c'azzeccava, direbbe l'ex magistrato. Chi ha mai sentito citare un professore universitario così: 'è insegnante ecc... 'alzi la mano; chi come noi, invece, l'ha sentito per la prima volta, spenga il televisore alla prossima.
RAI 5 deve imparare a fare corretta diffusione e alfabetizzazione musicali. Le dotte espressioni, le questioni musicologiche, possibile che non capiscono che non hanno senso in TV, fra un atto e l'altro, e avendo accanto uno studioso insigne ma dall' aria francamente inquietante?
Una domanda scherzosa, infine, al regista e alla costumista, ambedue: nel vestire e truccare la povera Annina aiutante nella casa 'di tolleranza' di Violetta , non sarà che avete tratto ispirazione dalla Giusi Ferrè?
venerdì 6 dicembre 2013
Un mestiere alla volta
Alla vigilia delle primarie del PD, per eleggere il segretario del partito, uno dei tre aspiranti alla segreteria e cioè Cuperlo, riferendosi a Renzi, che ogni tanto lancia frecciatine agli altri due candidati, ha detto chiaro e tondo: e poi Renzi deve dirci quanto prima cosa intende fare, perchè non può fare contemporaneamente, se vincerà le primarie, il segretario del partito ed il sindaco di Firenze, in quanto ciò vorrebbe dire non rispettare nessuno dei due incarichi e fare ambedue con la mano sinistra, come si dice. Cuperlo ha ragione: i conflitti di interesse in ogni ambito sono infiniti in Italia, molto più che in ogni altro paese, e sembra che nessuno se ne prende carico. In uno dei nostri post, in questo blog, di qualche settimana fa ne abbiamo offerto un campionario eloquente. Ma a nulla sembra essere servito, per quanto diversi doppi o tripli incarichi , al di là del merito e della moralità del comportamento, sono in contrasto con la legge che regola l'attività dei dipendenti pubblici. Ma anche perchè alcuni di questi doppi e tripli incarichi vengono attribuiti ad occhi chiusi, semplicemente per compensare qualcuno per i servigi resi, oppure perchè si vuole mettere le mani su un posto di potere, attraverso prestanomi. Il merito, le capacità. le competenze non sono prese in considerazione in questi casi.
Vogliamo vedere uno di questi casi, estraneo all'elenco che abbiamo già prodotto nel nostro precedente post, al quale facevamo riferimento, quello di Cesare Mazzonis, direttore artistico dell'Orchestra nazionale della Rai di Torino e della Accademia Filarmonica Romana,? Appena giunto a Roma - in realtà per lui si tratta di un ritorno- chiama per la serata inaugurale ad accompagnare Angela Hewitt, l'Orchestra nazionale della Rai di Torino, a ranghi ridotti. Chiama cioè la 'sua orchestra, mentre lì avrebbe potuto essere invitata un'altra compagine strumentale italiana.. Così facendo si restringono sempre più le possibilità di esercizio della professione per tanti solisti ed ensembles che non appartengono al giro di potere in auge. Mazzonis che farà a Roma? Molte cose, si presume, fra le quali cercare altre opportunità di lavoro per la sua orchestra. E le altre orchestre italiane? Andranno a farsi fottere, perchè Mazzonis ad esse preferirà sempre quella sua torinese, e in tale scelta non sarà solo perchè avrà al suo fianco il sovrintendente dell'Orchestra Rai di Torino che, pura coincidenza, è anche nel comitato artistico della Accademia Filarmonica Romana.
Vogliamo vedere uno di questi casi, estraneo all'elenco che abbiamo già prodotto nel nostro precedente post, al quale facevamo riferimento, quello di Cesare Mazzonis, direttore artistico dell'Orchestra nazionale della Rai di Torino e della Accademia Filarmonica Romana,? Appena giunto a Roma - in realtà per lui si tratta di un ritorno- chiama per la serata inaugurale ad accompagnare Angela Hewitt, l'Orchestra nazionale della Rai di Torino, a ranghi ridotti. Chiama cioè la 'sua orchestra, mentre lì avrebbe potuto essere invitata un'altra compagine strumentale italiana.. Così facendo si restringono sempre più le possibilità di esercizio della professione per tanti solisti ed ensembles che non appartengono al giro di potere in auge. Mazzonis che farà a Roma? Molte cose, si presume, fra le quali cercare altre opportunità di lavoro per la sua orchestra. E le altre orchestre italiane? Andranno a farsi fottere, perchè Mazzonis ad esse preferirà sempre quella sua torinese, e in tale scelta non sarà solo perchè avrà al suo fianco il sovrintendente dell'Orchestra Rai di Torino che, pura coincidenza, è anche nel comitato artistico della Accademia Filarmonica Romana.
giovedì 5 dicembre 2013
Della Valle non sarà simpatico, però fa fatti e buone proposte
Dopo due anni sono finalmente iniziati i lavori per il restauro del Colosseo che dovrebbero durare tre anni, o quel che sarà; ma lui controllerà - sicuramente molto meglio del ministero - che i tempi siano rispettati.
Nel frattempo, da quando Della Valle ha messo a disposizione i 25 milioni di Euro necessari, è aumentata di due punti l'IVA, e lo Stato che non si cura di conservare al meglio i suoi tesori del passato, si fotte sulle sponsorizzazioni, compresa quella di Della valle, l'IVA che , essendo aumentata di due punti, gli arriva ancor più consistente. Dite voi se questo non è uno stato di MERDA! Se non ci fosse stato Della Valle, quell'antipaticone che tutti conosciamo, ma che comunque ha messo mano al portafoglio, avremmo visto ogni giorno sfaldarsi il vecchio monumento; ora che lui ci ha messo i soldi, lo Stato - Ladrone! - ci vuole guadagnare. Nel senso che senza scucire un Euro avrà un monumento restaurato, ma pretende soldi anche da coloro che suppliscono alle sue funzioni, quando invece dovrebbe erigere loro un monumento e dargli tutte le onorificenze possibili. Ma ciò che non fa l'Italia, almeno in fatto di onorificenze, ci pensa la Francia.
L'ambasciatore a Roma ha dato il cavalierato nelle arti e nelle lettere, ancora una volta - negli ultimi tempi si è distinto nell'attribuire onorifcenze- a tre italiani famosi nel mondo: Einaudi, non il presidente della repubblica, suo nipote, compositore esimio; Pizzo - non mi dite chi è, niente a che fare con Piazzolla- e Lotoro, noto nel mondo per la musica 'concentrazionaria'.
E poi Della Valle ha avuto anche un'idea, altro che quella panzana che voleva ogni anno una città italiana capitale 'italian'a della cultura. Ha detto Della Valle: facciamo un elenco dei monumenti bisognosi di restauri urgenti - tenendo fuori Pompei, perchè lì la storia è un'altra- e cerchiamo di sensibilizzare anche i privati ad intervenire. Bravo Diego.
Nel frattempo, da quando Della Valle ha messo a disposizione i 25 milioni di Euro necessari, è aumentata di due punti l'IVA, e lo Stato che non si cura di conservare al meglio i suoi tesori del passato, si fotte sulle sponsorizzazioni, compresa quella di Della valle, l'IVA che , essendo aumentata di due punti, gli arriva ancor più consistente. Dite voi se questo non è uno stato di MERDA! Se non ci fosse stato Della Valle, quell'antipaticone che tutti conosciamo, ma che comunque ha messo mano al portafoglio, avremmo visto ogni giorno sfaldarsi il vecchio monumento; ora che lui ci ha messo i soldi, lo Stato - Ladrone! - ci vuole guadagnare. Nel senso che senza scucire un Euro avrà un monumento restaurato, ma pretende soldi anche da coloro che suppliscono alle sue funzioni, quando invece dovrebbe erigere loro un monumento e dargli tutte le onorificenze possibili. Ma ciò che non fa l'Italia, almeno in fatto di onorificenze, ci pensa la Francia.
L'ambasciatore a Roma ha dato il cavalierato nelle arti e nelle lettere, ancora una volta - negli ultimi tempi si è distinto nell'attribuire onorifcenze- a tre italiani famosi nel mondo: Einaudi, non il presidente della repubblica, suo nipote, compositore esimio; Pizzo - non mi dite chi è, niente a che fare con Piazzolla- e Lotoro, noto nel mondo per la musica 'concentrazionaria'.
E poi Della Valle ha avuto anche un'idea, altro che quella panzana che voleva ogni anno una città italiana capitale 'italian'a della cultura. Ha detto Della Valle: facciamo un elenco dei monumenti bisognosi di restauri urgenti - tenendo fuori Pompei, perchè lì la storia è un'altra- e cerchiamo di sensibilizzare anche i privati ad intervenire. Bravo Diego.
I quattro, senza arte nè parte, che la bontà di Napolitano ha elevato a senatori
Un gruppo di premi nobel in vari campi, come Gasparri ( nobel dell'Umorismo) Casellati ( Nobel per materie giuridiche), Malan ( nobel per l'invensione del sistema per agitare le acque), e Bondi ( nobel per la poesia, tolto a Dario Fo e attrribuito a Bondi, perchè alla fine s'è scoperto che Fo non se lo meritava) s'è esposto in prima persona all'apprezzamento ed alla considerazione generale, per aver sollevato il problema dei quattro senatori a vita nominati da Napolitano nell'ultima infornata di qualche settimana fa. I Premi nobel hanno sostenuto che nessuno dei quattro sarebbe stato mai nominato senatore a vita se al Quirinale ci fosse stato una persona diversa da Napolitano, che per età ed acciacchi, non è più tanto capace di discernere chi merita e chi no. E dunque la nomina di quattro sconosciuti che fanno nome Rubbia, Abbado, Piano e Cattaneo, è da ascrivere prevalentemente alla bontà di Napolitano che, alla fine del suo mandato, s'è messo in testa di aiutare persone che nella vita non hanno combinato poi tanto, al fine di essere lui medesimo ricordato dai posteri, almeno per il suo buon cuore.
I nobel gli hanno rivolto un appello pressante per la revoca della nomina dei quattro, perchè i poveretti - come era prevedibile - sono andati ad ingrossare le fila dei parlamentari della medesima taglia intellettuale - cioè prossima allo zero- che hanno votato per la decadenza del grande evasore Berlusconi. Secondo i nobel il grande evasore doveva restare in parlamento per essere d'esempio: guardate come finisce uno che ha frodato il fisco: condannato a restare, egli furbissimo, fra i 'minus habentes' - intellettualmente, s'intende, non economicamente, perchè li paghiamo bene acciocchè non facciano danni fuori - che occupano buona parte parte dei banchi del parlamento. Tra parentesi, abbiamo usato il latino perchè non capiscano.
Nel drappello di nobel perchè questa volta mancava Brunetta, premiato per le sue indimenticabili ricerche in materia economica? No, anche lui, sì è fatto sentire negli stessi giorni, anche se fuori dal gruppo, per una causa giusta; che, dal tono usato, sembra diventata ossessiva: quanto guadagna Floris. Brunetta, nobel per l'economia, intendendo difendere la RAI si domanda: perchè ad un certo punto Floris, interno alla RAI, s'è fatto fare un contratto, naturalmente molto molto più remunerativo, da esterno, ma con la clausola che qualora dovesse finire, la Rai se lo riprende dentro ? Come dar torto a Brunetta? Lui non ne sbaglia una, altrimenti come mai gli avrebbero da tempo dato il Nobel?
Brunetta ha sempre ragione. E il nobel se l'è meritato, più di quanto non si siano meritati l'elezione a senatori a vita i quattro poveracci.
I nobel gli hanno rivolto un appello pressante per la revoca della nomina dei quattro, perchè i poveretti - come era prevedibile - sono andati ad ingrossare le fila dei parlamentari della medesima taglia intellettuale - cioè prossima allo zero- che hanno votato per la decadenza del grande evasore Berlusconi. Secondo i nobel il grande evasore doveva restare in parlamento per essere d'esempio: guardate come finisce uno che ha frodato il fisco: condannato a restare, egli furbissimo, fra i 'minus habentes' - intellettualmente, s'intende, non economicamente, perchè li paghiamo bene acciocchè non facciano danni fuori - che occupano buona parte parte dei banchi del parlamento. Tra parentesi, abbiamo usato il latino perchè non capiscano.
Nel drappello di nobel perchè questa volta mancava Brunetta, premiato per le sue indimenticabili ricerche in materia economica? No, anche lui, sì è fatto sentire negli stessi giorni, anche se fuori dal gruppo, per una causa giusta; che, dal tono usato, sembra diventata ossessiva: quanto guadagna Floris. Brunetta, nobel per l'economia, intendendo difendere la RAI si domanda: perchè ad un certo punto Floris, interno alla RAI, s'è fatto fare un contratto, naturalmente molto molto più remunerativo, da esterno, ma con la clausola che qualora dovesse finire, la Rai se lo riprende dentro ? Come dar torto a Brunetta? Lui non ne sbaglia una, altrimenti come mai gli avrebbero da tempo dato il Nobel?
Brunetta ha sempre ragione. E il nobel se l'è meritato, più di quanto non si siano meritati l'elezione a senatori a vita i quattro poveracci.
lunedì 2 dicembre 2013
Indovina indovinello...a proposito di professionalità
Vogliamo lanciarvi una, o due, meglio tre, anzi quattro sfide, sperando che molti di voi scioglieranno gli enigmi che stiamo per proporvi. L'unica raccomandazione che sentiamo di rivolgervi è di non prenderli sottogamba, perchè, nonostante l'apparenza, sono molto più difficili di quelli proposti da Turandot nell'omonima opera di Puccini. Da tenere presente che i componenti i consigli di amministrazione preposti a questa o quella istituzione, ente o associazione, vantano tutti specifiche competenze professionali nei campi che amministrano.
Si desidera sapere a quali istituzioni, enti o associazioni appartengono i consigli di amministrazione o comitati direttivi, così composti:
1. Luigi Abete, Paolo Astaldi, Flavia Barca, Fulvio Conti, Giuseppe Cornetto Bourlot, Vittorio Di Paola, Gianni Letta e Maurizio Tarquini.
2.Fabrizio Saccomanni, Ernesto Lupo, Paolo Baratta,Sabino Cassese, Maria Laudomia Del Drago Balestra, Giovanni Emiliani, Montserrat Manzella e Anne Maria Salleo.
3. Bruno Vespa, Salvatore Bellomia, Enzo Ciarravano, Iole Sacchi Cisnetto e Giancarlo Cremonesi.
4. Bruno Ermolli, Giovanni Bazoli, Guido Podestà,Aldo Poli, Paolo Scaroni, Fiorenzo Tagliabue, Alessandro Tuzzi e Margherita Zambon.
5. Maurizio Maddaloni, Stefano Caldoro, Lugi Cesaro, Andrea Patroni Griffi e Riccardo Villari.
Infine, extra gara, indicare le istituzioni, enti o associazioni, che hanno nei loro consigli di amministrazione o comitati direttivi, in comune, queste personalità:
Giovanni Carli Ballola, Matteo D'Amico, Michele Dall'Ongaro e Paolo Baratta.
Chi indovinerà tutti i nomi di istituzioni, enti o associazioni dei rispettivi consigli di amministrazione, avrà un posto - resosi appena libero- in uno dei Consigli di amministrazione. Non allegare curriculum. Basta la parola
Si desidera sapere a quali istituzioni, enti o associazioni appartengono i consigli di amministrazione o comitati direttivi, così composti:
1. Luigi Abete, Paolo Astaldi, Flavia Barca, Fulvio Conti, Giuseppe Cornetto Bourlot, Vittorio Di Paola, Gianni Letta e Maurizio Tarquini.
2.Fabrizio Saccomanni, Ernesto Lupo, Paolo Baratta,Sabino Cassese, Maria Laudomia Del Drago Balestra, Giovanni Emiliani, Montserrat Manzella e Anne Maria Salleo.
3. Bruno Vespa, Salvatore Bellomia, Enzo Ciarravano, Iole Sacchi Cisnetto e Giancarlo Cremonesi.
4. Bruno Ermolli, Giovanni Bazoli, Guido Podestà,Aldo Poli, Paolo Scaroni, Fiorenzo Tagliabue, Alessandro Tuzzi e Margherita Zambon.
5. Maurizio Maddaloni, Stefano Caldoro, Lugi Cesaro, Andrea Patroni Griffi e Riccardo Villari.
Infine, extra gara, indicare le istituzioni, enti o associazioni, che hanno nei loro consigli di amministrazione o comitati direttivi, in comune, queste personalità:
Giovanni Carli Ballola, Matteo D'Amico, Michele Dall'Ongaro e Paolo Baratta.
Chi indovinerà tutti i nomi di istituzioni, enti o associazioni dei rispettivi consigli di amministrazione, avrà un posto - resosi appena libero- in uno dei Consigli di amministrazione. Non allegare curriculum. Basta la parola
Iscriviti a:
Post (Atom)