Ottant’anni a chiedersi come sia stato possibile l’avvento del nazismo: così, è stato possibile esattamente così. La camera a gas come correlativo oggettivo del gaslighting, gaslighting che fa questo: ti dice che quello che vedi non è quello che pensi e, soprattutto, che quello che vedi non è quello che sembra. Quindi, quella di Amsterdam non è stata una caccia organizzata, ma quattro schiaffi tra tifosi; infatti, erano tutti in attesa che Fabrizio Romano scrivesse «Here we go!» per convalidare il pogrom. Non importa che ad Amsterdam ci fossero tifosi solo da una parte mentre dall’altra no, rimarrà uno scontro tra ultras perché quello che vedi non è quello che sembra. Non importa che il re d’Olanda, il primo ministro d’Olanda, la sindaca di Amsterdam, tutti abbiano detto che quella era una caccia all’ebreo, non importa perché quello che vedi non è quello che sembra. Non importa nemmeno che ci siano le chat, le foto, i video, gli audio, i caroselli social degli aggressori, quello che vediamo non è quello che sembra perché non è quello che è successo. Tuttavia, è quello che succederà. Gli ebrei, meglio noti come sionisti, sono il canarino nella miniera, solo che poi tutta la miniera salta per aria.
Intanto, nella remota provincia dell’impero, i provinanti della scuola del Teatrodanza Intifada con bastoncino di Sinwar in mano, i giornalisti, gli assessori, i professori ci dicono che, insomma, questi ebrei stanno sempre a piangere. Sui social, in piazza a Milano, sui giornali, quelli studiati, con laurea o tesserino, dopo anni passati a guadagnare speculando sulla moralità di chiunque, ci dicono che va bene così, perché picchiare un ebreo non è quello che sembra: non è antisemitismo, è antisionismo. È la notte dei cristalli, è il 7 ottobre, è un pogrom, è colpa dei tassisti da una parte; è una rissa tra ultras, è stato il Mossad, non si tocca la proprietà privata, è colpa dei tassisti dall’altra. Poi c’è quello che è stato che è proprio come sembra: i tifosi del Maccabi hanno fatto cose rivoltanti e c’è stata una caccia all’ebreo, ora sionista, pianificata in precedenza. Non è necessario cambiare la verità per pensare che ci siano persone che meritino un linciaggio. Un ragionamento discutibile, ma legittimo, conosco ragionamenti peggiori.
In generale, se una persona non riesce a dire che non si picchia in base passaporto, insomma un pensiero da prima elementare, vuol dire che lo pensa. Tuttavia, di solito questa persona laureata o con tesserino non lo dice mai, di solito questa persona dice ai propri figli o sui giornali che alle provocazioni non si risponde, che le mani non si alzano, che c’è da tenere una linea editoriale in famiglia o sul giornale. È l’utilizzo sbalorditivo del doppio standard che fa di queste posizioni un niente. La libertà di fare schifo o è per tutti o non è per nessuno. Ora siamo quindi lieti di annunciare che davanti ai volantini degli ostaggi buttati nell’immondizia, davanti ai cori sul globalizzare l’Intifada – che è letterale, o pensiamo sia solo un coro da stadio? –, davanti alle donne cacciate dalle manifestazioni, davanti alle minacce di morte, si possano tirare quattro schiaffi. Prima però, chiedete il passaporto. Ho letto che gli ebrei, ora sionisti, non possono andare in giro come se niente fosse. I sionisti sono il loro Governo, il resto del mondo, palestinesi compresi, no, perché esiste anche la libertà di strumentalizzare i morti.
Anna Frank è diventata lo strumento manipolatorio e premonitore di queste bande di figuranti: qualche anno fa a un impiegato ebreo della casa museo venne chiesto di togliere la kippa per mantenere «neutralità», è andata bene che non gli abbiano chiesto di nascondersi in soffitta, mentre oggi viene proposta l’immagine di Anna Frank con la kefiah. Non è più «nonostante», ma sempre «perché». Non è il «nonostante Amsterdam sia la città di Anna Frank», ma è proprio «perché è la città di Anna Frank». Un mese dopo il 7 ottobre vicino a Francoforte la scuola materna «Anne Frank» propose di cambiarsi nome. «Volevamo qualcosa senza background politico» disse la direttrice, oltre al fatto, disse lei, che era difficile spiegare a bambini e a genitori immigrati chi fosse Anna Frank. Vediamo quanto tempo ci mette la miniera a saltare per aria, con o senza passaporto, con o senza laurea, con o senza tesserino.
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