Il reintegro dell’ex sovrintendente del teatro San Carlo di Napoli, Stéphane Lissner, potrebbe aprire prospettive diverse e inaspettate anche per il Teatro alla Scala. Con l’introduzione della nuova legge che fissa a 70 anni il limite di età per un sovrintendente di teatro, quello della Scala, il francese Dominique Meyer (che compirà settant’anni nel 2025), si troverebbe nella posizione di «impossibile» rinnovo alla scadenza del suo contratto nella primavera del 2025. Ma la decisione del Magistrato del lavoro di respingere il licenziamento di Lissner (si capì subito che il provvedimento legislativo era stato scritto in fretta e male al fine di consentire a Carlo Fuortes di andare al San Carlo liberando il posto di ad della Rai) potrebbe dar fiato ad altre interpretazioni della stessa legge. Ad esempio, come afferma proprio Meyer, che «bisogna verificare se la norma sui 70 anni si applichi anche alla Fondazione Scala», che è una fondazione di diritto privato.
E così mercoledì il sindaco Giuseppe Sala, che è anche presidente della Scala, è stato spinto dai cronisti a una valutazione sull’argomento. «Quello che intendo fare – ha dichiarato il sindaco - è trovare consenso fra tutti i soci fondatori sul nome del nuovo sovrintendente, che sia Meyer o che sia un altro». Che Meyer possa seguire a se stesso è legato ad almeno due passaggi: il primo è che la legge – per qualche motivo da affidare ai giuristi – non si applichi alla Scala; il secondo è che i soci fondatori convergano nuovamente sul suo nome. Secondo Sala, quindi, «da un lato c’è la possibilità dell’incandidabilità che potrebbe non essere applicabile alla Scala e, dall’altro, c’è la volontà dei soci di sostenere un nome o un altro.
Quello che bisogna fare in questi mesi, anche per rispetto a Meyer, che giustamente deve sapere se verrà rinnovato o meno e con che formula, è trovare un accordo tra i soci ed è necessario lavorarci in questi mesi. Con da un lato la forma e la possibilità tecnica e dall’altro la volontà di andare avanti con Meyer o meno». L’ipotesi personale del sindaco resta quella già espressa: «Io – ha ricordato Sala - ai tempi avevo prospettato una possibilità, che era quella di confermare Meyer fino alla fine del mio mandato: però non intendo andare avanti e mettere il consiglio in condizione di dividersi. Abbiamo qualche mese: se si arriva a prendere una decisione all’inizio del 2024, un anno prima della scadenza, penso possa andare bene».
Quindi non se ne discuterà – almeno formalmente – nel prossimo Cda del 3 ottobre e bocce ferme sino al 7 dicembre, quando ci sarà la prima del «Don Carlo» diretto da Riccardo Chailly nella versione italiana in quattro atti scritti da Verdi per la Scala. Chailly che, dopo il problema di salute di questa estate, ha concluso trionfalmente al Théatre des Champs-Elysées la fortunata tournée europea del teatro che ha toccato, con un programma interamente verdivano, sette Paesi con due inaugurazioni di stagioni concertistiche, più di 14.000 posti di capienza delle sale internazionali.
Quanto a una possibile divisione del ruolo di sovrintendente da quello di direttore artistico, previsto da statuto, Meyer esprime ben più che una perplessità: «Sono arrivato alla conclusione che è più semplice dialogare tra due parti del cervello della stessa persona. Il gusto può essere diverso, ma non può diventare una norma». Del resto, «la Scala va bene – ha dichiarato l’altro giorno all’Ambasciata d’Italia a Parigi presentando il programma della stagione (lo si ripresenterà anche a Vienna, New York e Washington) -; la sala è piena, raccogliamo 44 milioni da sponsor e 35 di finanza pubblica: dopo la Ferrari siamo il secondo marchio italiano più diffuso. Abbiamo varato programmi per visitare Scala e Cenacolo per i turisti a Milano e stiamo realizzando lavori per arrivare a un teatro a emissioni zero. Avremo nella nuova torre una sala prove adatta all’orchestra e un programma di dirette streaming, la Scala-tv che consentirà di seguire il teatro da tutto il mondo. E cerchiamo – ha concluso Meyer - di tenere nella nostra casa anche tutti i nostri cavalli di razza: benvenuti Riccardo Muti (ndr quest’anno con la Chicago, l’anno prossimo con i Wiener) e Daniele Gatti».
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