Massimo Galli dirige le malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano.
Cosa sta succedendo professore, perché l’Europa richiude?
«Certi Paesi stanno facendo due conti, e questi purtroppo gli dicono che non possono star tranquilli. I tedeschi, all’inizio, hanno fatto le cose molto bene ma forse hanno preso sotto gamba la seconda ondata. Gli inglesi sono messi più o meno come noi».
In Italia fino a qualche giorno fa si parlava di ammorbidire le misure, ora di inasprirle. Perché?
«Mi sembra il solito tira e molla della politica, dovuta alla la presenza di anime diverse dentro al governo e nella stessa opposizione».
Ora si vuole stringere, è l’idea migliore?
«Mi sembra evidente. L’ho detto tante volte. Ho appena incontrato un conoscente che stimo, e che mi ha detto: “Sono stato in centro, c’era una quantità di gente incredibile, è possibile che non capiscano?”. “Ma tu dov’eri?”, gli ho domandato: “Forse sei tu a non aver capito”. È rimasto senza parole. Qualche volta anche chi è ben intenzionato finisce per non cogliere il messaggio di fondo, e cioè che bisogna limitare al massimo le situazioni pericolose».
Ma è stato il governo a riaprire i negozi e a dare pure un bonus per gli acquisti.
«L’impressione è che, appena si dà un minimo segnale di rilassamento delle misure, la gente si prenda il braccio e non solo il dito».
Siamo in bilico?
«Sì, rischiamo una ripresa gagliarda della seconda ondata e di vanificare tutti i sacrifici fatti. E questo su e giù, questo apri e chiudi mi sembra finisca per danneggiare l’economia più di una cura magari un po’ intensa, ma dalla durata certa. Se si va avanti così, ci porteremo dietro il coronavirus per chissà quanto. Almeno fino all’immunità di gregge che, se andrà tutto bene, arriverà tra un anno».
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