mercoledì 30 dicembre 2020

Caso Regeni. I sequestratori, torturatori ed assassini egiziani del giovane ricercatori italiano che il Governo di quel paese conosce bene resteranno impuniti ( Rai News)

 "Il Procuratore generale ha annunciato che per il momento non c'è alcuna ragione per intraprendere procedure penali circa l'uccisione, il sequestro e la tortura della vittima Giulio Regeni, in quanto il responsabile resta sconosciuto": lo ribadisce, in un comunicato, la Procura generale egiziana.

 La magistratura italiana il 10 dicembre scorso aveva chiuso le indagini contro 4 appartenenti ai servizi egiziani, passo che precede l'apertura di un processo. Ma la nota diffusa dal Cairo torna a sottolineare che il procuratore "ha incaricato le parti cui è affidata l'inchiesta di proseguire le ricerche per identificare" i responsabili.

"Il procuratore" generale egiziano Hamada Al Sawi "esclude ciò che è stato attribuito a quattro ufficiali della Sicurezza nazionale a proposito di questo caso", si afferma inoltre nel testo pubblicato sulla pagina Facebook dell'istituzione cairota, la quale ha evitato di fornire l'elezione di domicilio degli indagati come richiesto invece dalla Procura di Roma. "Vista la morte degli accusati, non c'è alcuna ragione di intraprendere procedure penali circa il furto dei beni della vittima, il quale ha lasciato segni di ferite sul suo corpo", aggiunge il comunicato. Il riferimento è ai cinque componenti della "banda criminale" specializzata in rapine a "stranieri", "tra i quali un altro italiano oltre alla vittima", ricorda la nota.

 Il gruppo fu sgominato in uno scontro a fuoco con forze di sicurezza al Cairo il 24 marzo 2016. Le autorità egiziane sostennero che nel loro covo furono trovati documenti di Regeni, tra cui il passaporto, ma la versione non convinse gli inquirenti italiani. Già nel comunicato congiunto del 30 novembre con la Procura di Roma, quella generale egiziana aveva avanzato "riserve sul quadro probatorio" che, a suo dire, è costituito "da prove insufficienti per sostenere l'accusa in giudizio".

Il 17 dicembre l'Ue ha preso posizione sul caso, dopo che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha sollecitato i 27 Paesi membri a "esprimersi chiaramente" sui diritti umani. "L'Unione europea continua a seguire da vicino il caso di Giulio Regeni, abbiamo sollevato il caso nei nostri colloqui bilaterali e chiesto alle autorità egiziane di collaborare pienamente con quelle italiane per far luce le circostanze della morte" ha dichiarato una portavoce della Commissione europea, precisando che il caso Regeni è "importante per l'intera Ue e non solamente per l'Italia" e che Bruxelles "continuerà a seguire da vicino il caso e resterà in contatto con le autorità italiane. L'Ue sta dalla parte della famiglia Regeni per la ricerca della verità". 

 L'iniziativa di Di Maio ha fatto seguito al forte gesto del giornalista Corrado Augias, che ha restituito alla Francia la Legion d'onore, dopo che questo massimo riconoscimento della Repubblica francese è stato insignito da Macron al presidente egiziano Al Sisi.

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