domenica 20 dicembre 2020

Beethoven: le sinfonie per i 250 anni dalla nascita su Rai 5, con i Berliner diretti da Abbado, registrate a Roma nel febbraio 2001

 Le sinfonie di Beethoven che oggi Rai5 sta trasmettendo, in occasione dei 250 anni dalla nascita del musicista - il più grande della storia!- furono registrate a Roma, negli ultimi mesi di permanenza dell'Accademia di Santa Cecilia nell'Auditorio Pio di Via della Conciliazione. 

In una settimana, dall'8 al 14 febbraio del 2001, di Beethoven Claudio Abbado, per la prima volta di nuovo in attività dopo la grave  malattia che l'aveva colpito - i cui segni erano evidenti sul suo viso -  con i Berliner eseguì tutte le Sinfonie e tutti i Concerti per pianoforte e orchestra, questi ultimi  affidati ai solisti Pollini, Brendel, Argerich, Kissin e Cascioli.

La storia di quella tournée non è stata sempre raccontata come i fatti avrebbero meritato, tanto che  Luciano Berio, appena insediato come sovrintendente dell'Accademia, dopo che per un abbastanza lungo periodo ne era stato commissario (si susseguirono votazioni  a votazioni, segno evidente che il Commissario imposto dal Ministero, cioè Berio, gli Accademici non lo volevano come Sovrintendente, per succedere a  Bruno Cagli) se ne attribuì i meriti, senza esserseli guadagnati.

 Perchè così andarono  le cose. Quella tournée che finì a Roma, era stata programmata per Parigi, dove saltò all'ultimo momento per una curiosa storia che riguardò il cambio di proprietà della Salle Pleyel.

 Abbado la offrì a Mimma Guastoni, allora  a capo di Musica per Roma, perchè la ospitasse nel nuovo auditorium di Renzo Piano. La Guastoni ne fu lusingata ma rispose ad Abbado ed ai Berliner che le sale del nuovo complesso musicale non erano ancora pronte ( infatti la sala grande che avrebbe potuto ospitare l'intera tournée venne inaugurata il 22 dicembre del 2002, quasi due anni dopo). La Guastoni, a sua volta la offrì, generosamente, all'Accademia, di cui era commissario Berio. Il quale subito se ne attribuì la paternità della tappa romana dei Berliner con Abbado e, per ricompensa,  fece di tutto perchè la Guastoni lasciasse Roma e Musica per Roma, il nuovo auditorium che sarebbe diventato la 'casa' di Santa Cecilia. 

Ma i soldi per quella tournée non c'erano; ci pensò una curiosa associazione, la 'Compagnia per la Musica in Roma', e la sua fondatrice, una giovane signora della  borghesia romana, che a lungo ha animato i salotti della Capitale, fino ad aprirne uno tutto suo: Ludovica Rosi Purini, la quale, come  ebbe a dire, ma senza precisare le cifre, in Campidoglio alla presenza dell'allora sindaco Veltroni, si era adoperata per raccogliere soldi, mettendo le mani in tasca ai danarosi romani che Lei, naturalmente, ben conosceva e frequentava.

La tournée ebbe luogo con grande successo, la sig.ra benefattrice, prima di sparire per dedicarsi ad altro, si fece vedere ancora per parecchio tempo dalle parti di Santa Cecilia: contribuì, ad esempio, anche alla raccolta fondi per l'Orchestra 'Simon Bolivar' del Venezuela, tanto cara ad Abbado che negli anni successivi alla sua malattia,  ad essa dedicava alcuni mesi di lavoro, profittando del clima più favorevole alla sua convalescenza.

Veniamo all'oggi,  al 20 dicembre - perchè non il 16? - quando Rai 5 manda in onda tutte le sinfonie registrate in quell'occasione e già più volte trasmesse, facendole precedere, ciascuna, da quattro chiacchiere - su Abbado, o sulla sordità di Beethoven - uscite dalla bocca di due facondi  abitanti fissi in zona Radio 3:  Francesco Antonioni e  Valentina Lo Surdo, i quali  a loro volta si sono fatti accompagnare in video da dall'Ongaro, da Lidia Bramani - l'unica che abbiamo ascoltato - della quale con immenso piacere abbiamo scoperto, oltre che una esperta di Abbado - con lui ha raccontato il 'cielo sopra Berlino' - e di massoneria, perfino una grecista insigne.  La coppia di presentatori, poi, uno alla volta, alternandosi, hanno offerto della 'pillole' di sinfonia, con qualche dato storico tecnico.

Sempre più spesso, guardando la tv o ascoltando la radio, siamo sorpresi dall'uso di una tecnica che credevamo non più in auge. E cioè il ricorso ai soliti  presentatori, per qualsivoglia materia, anche per circostanze speciali, come la presente, mentre invece sarebbe più logico, viste anche le prestazioni non eccelse e neppure rivoluzionarie dei presentatori,  ricorrere a specialisti.  Rendendo sempre più consueta la figura del cosiddetto 'bravo presentatore' che bravo non è quasi mai. 

In questa occasione davvero speciale non sarebbe stato sbagliato ricorrere a presentazioni d'autore, brevi, centrate, ed anche, forse meglio,  se affidate a chi le sa porgere. Se proprio si cercava qualche volto accattivante - le cui caratteristiche non corrispondono certo ai due presentatori - non ce ne vogliano - si poteva ricorrere  a qualche 'fine dicitore' di cose altrui, di peso e valore, ben scritte, concise e chiare. 

 

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