giovedì 24 dicembre 2020

Una mamma riabbraccia suo figlio di cinque anni a regio Emilia, dopo 8 mesi di lontananza ( da Corriere della Sera)

 Una storia a lieto fine, la conclusione di una «odissea di 8 mesi». Che si traduce in un abbraccio affettuoso tra una mamma e il suo bambino di 5 anni. Il momento è stato immortalato in una foto, pubblicata sul sito del comune di Reggio Emilia: «Un inestimabile dono di Natale, scambiato fra loro stessi, destinato egualmente a coloro che li hanno aiutati e a tutti coloro che presteranno attenzione a questa storia, che conclude un anno di dolore e privazioni fra i più duri».

 L’arrivo in ospedale e una storia confusa

La storia inizia al pronto soccorso dell’Arcispedale Santa Mara, dove «si presentano una ragazza e un bimbo di cinque anni, che dichiarano di provenire dalla Costa d’Avorio: si sono recati in ospedale perché il piccolo non sta bene». La donna è confusa: dice di essere la madre, poi la zia. Dà informazioni «lacunose», poi «cede e racconta un’altra storia». Ovvero che il bambino non è suo parente ma di una donna che viaggiava con lei dalla Costa d’Avorio alla Tunisia, per raggiungere l’Italia. Questa donna — la vera madre del figlio secondo il racconto — si sarebbe persa tra la folla e avrebbe dunque affidato il bambino all’amica. «Compiuta la traversata del Mediterraneo, dalla Sicilia la ragazza arriva a Reggio Emilia, senza documenti, senza un luogo prestabilito in cui essere ospitata e con un bambino non suo. La madre in quel momento è ancora in viaggio», si spiega ancora su sito.

 Mesi di attesa

Da questo momento inizia l’odissea, tra Tribunale per Minorenni e Servizi Sociali. Ma la madre intanto è riuscita a raggiungere l’Italia: è in un centro di accoglienza ad Agrigento e si mette in contatto con l’amica. Dopo mesi di accertamenti e di videochiamate che fanno capire che c’è un rapporto d’affetto tra i bambino e la donna, si decide di spostarla in un centro accoglienza a Reggio Emilia. Il 22 dicembre la famiglia si è finalmente riunita. «Dietro questo abbraccio, che testimonia il legame forse più sacro e riconoscente fra le persone, ci sono la volontà di spendersi per gli altri, la responsabilità e la tenacia di una ragazza, anch’essa migrante, che si è presa cura del piccolo nel lungo tempo di lontananza dalla madre, rinunciando al suo progetto di vita, e le persone, enti, istituzioni che in Italia hanno accompagnato i tre migranti nel difficile cammino».

 «Un’emozione indescrivibile»

Si racconta anche il momento del ricongiungimento: « La scena e in particolare l’urlo della madre quando ha stretto a sé il suo bambino, ha creato un’emozione indescrivibile in tutte le persone, operatori e non, che in quel momento si trovavano presso la sede del Polo sociale. Il bambino nei primi momenti non ha parlato, voleva solo essere abbracciato alla sua mamma». Ora si attende la decisione del Tribunale, che dovrà permettere al piccolo di tornare a vivere insieme alla madre nel centro di accoglienza.

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