Un ‘ribelle positivo’. Così il mensile ‘Classic Voice’ ha inserito il forlivese Danilo Rossi tra i 10 personaggi dell’anno. Il nome del direttore artistico di ForlìMusica compare accanto a quelli di Riccardo Muti e Zubin Mehta, che Rossi ha spesso incrociato nella sua carriera: se nel 1986 (a soli 20 anni) fu scelto da Muti come prima viola nell’Orchestra del Teatro alla Scala, ruolo che ricopre ancora, Mehta l’ha definito ‘primissima viola’.
Le ragioni che hanno portato la rivista ad una simile scelta non vanno tuttavia ricercate nelle doti tecnico-interpretative, ma nell’impegno con cui Rossi ha saputo mettere in rapporto da un lato la musica, ed in generale l’arte, e dall’altro il nostro tempo e nella fattispecie la pandemia che il mondo sta attraversando. Egli ha dunque una mentalità che mette l’accento sull’importanza sociale della cultura e che era propria di personalità come Piero Farulli, uno dei grandi maestri di Rossi, e Claudio Abbado, altro direttore con cui egli ha lavorato. Tutto questo lo ha condotto a portare avanti le sue idee: "Voce isolata ma potente – si legge nella motivazione –, quella della prima viola dell’Orchestra della Scala. Prima sul suo profilo Facebook e poi in una lettera al ‘Corriere della Sera’ Danilo Rossi ha tuonato contro colleghi, sindacati e direzione del Teatro. Il motivo? Aver rinunciato a programmare durante il secondo lockdown. "I teatri sono chiusi al pubblico ma non è vietato lavorare", s’è sfogato Rossi, insistendo su un principio: perché lasciare i musicisti a casa, sfaccendati e in cassa integrazione, quando potrebbero svolgere il loro lavoro in streaming?". Nel suo piccolo questa via apre possibilità per risolvere il dissidio tra salute e lavoro che corre lungo il nostro tempo, anche al di là del Covid (si pensi solo negli ultimi anni al caso Ilva), a dimostrazione che l’arte non è un mondo fuori dalla realtà, ma è vita.
Non a caso Rossi ad inizio estate è stato tra i promotori di una petizione intitolata proprio ‘L’arte è vita’, che ha raccolto 27.000 firme a sostegno dello spettacolo dal vivo e a difesa dei diritti di chi lavora nell’arte e nella cultura. Rossi non sembra temere le conseguenze delle sue parole, come conclude ‘Classic Voice’: "’Immobilismo, mancanza di confronto, mutismo totale. La Scala è ferma mentre tutti provano, tentano, si impegnano a portare avanti il lavoro!’, il duro attacco del musicista, che s’è visto poi recapitare un richiamo dalla direzione. La sua protesta fuori dal coro è stata un segnale in controtendenza. È lui uno dei volti del 2020, un ‘ribelle’ positivo, che ha rovesciato il cliché dell’orchestrale passivo, richiamando la Scala ai suoi doveri di teatro-guida".
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