martedì 15 dicembre 2020

Abbiamo saccheggiato la sanità. Ecco perchè siamo sorpresi dai dati della 'seconda' ondata - afferma gGovanni di Perri, responsabile malattie infettive ospd. Amedeo di Savoia Torino ( da La Stampa)

 I numeri della seconda ondata, soprattutto l’alto numero di decessi, sono dovuti alla reazione lenta del servizio sanitario. E quest’ultimo è causa di 15 anni in cui la sanità è stata saccheggiata. E’ questo in sintesi il pensiero di Giovanni Di Perri, responsabile delle Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia di Torino che, intervistato dall’Adn Kronos, non ha risparmiato critiche.

 «Quando abbiamo potuto reagire in occasione della prima ondata di Covid eravamo già ampiamente infetti in pianura Padana – ricorda Di Perri – Questa volta l’Italia ha visto crescere piano dall’inizio la seconda ondata, abbiamo reagito un po’ tardi e male. Poi il contagio è cresciuto e ha raggiunto gli anziani. E quando tocca quella fascia della popolazione la mortalità schizza».

Basta tutto questo per spiegare la nostra situazione? In parte. Perché poi è necessario andare a individuare le cause di questa reazione lenta e traballante. E tenuto conto che nessuno vorrebbe volontariamente reagire male… «Paghiamo un ritardo strutturale organizzativo e di risorse, dovuto al fatto che il servizio sanitario nazionale è stato saccheggiato negli ultimi 15 anni – dice Di Perri -. E quando c’è bisogno di massimizzare le risorse e reclutare persone per affrontare una crisi come questa, se le risorse si sono ridotte tantissimo negli anni, sia come strutture che come personale, si fa davvero fatica».

 Per l’infettivologo di Torino ci sono «troppe scrivanie in sanità e poca gente all’assistenza». Per il futuro si può solo sperare più lungimiranza. Quanto al Piemonte, Di perri racconta: «Abbiamo visto un’impennata dell’infezione agli inizi di ottobre nella fascia 65-84 anni e questo inevitabilmente si traduce 20 giorni dopo nella crescita dei morti. L’Italia è un Paese vecchio e questo fattore incide tanto. Chi fa paragoni con altri Paesi non può non considerarlo: l’età mediana da noi è 48 anni, in Svezia 41. Possiamo citare come caso estremo Nairobi, dove la mortalità è bassissima anche per la bassa età della popolazione. Ma gli anziani vanno protetti e questa è una nostra responsabilità».

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