domenica 7 giugno 2020

Effetti del Coronavirus sull'attività musicale e teatrale - opera o prosa

Ci sono, e si vedono, grandi effetti negativi procurati dall'attuale emergenza  sanitaria sull'attività musicale dal vivo. Il primo dei quali, è il cosiddetto 'distanziamento'  fisico, e conseguentemente anche sociale, che è  la negazione del concetto base dell'attività musicale (ed anche teatrale) dal vivo: 'socializzazione', 'partecipazione', senza le quali nessuna attività di spettacolo dal vivo ha luogo, e alla quale lo streaming, di ripiego, adottato non può in alcun modo supplire. 

Naturalmente chi di musica vive, o la musica organizza, sta tentando di correre ai ripari per cercare soluzioni in grado di  osservare  quel distanziamento, e contemporaneamente,  e nello stesso tempo forme di socializzazione o partecipazione con esso compatibili. Si è escogitata, a tale scopo, la fissazione di un numero  di spettatori , al chiuso ed all'aperto, tali da non compromettere quella regola sanitaria: 200 spettatori al chiuso,  massimo 1000 all'aperto.

Così facendo, sempre che il Governo chiuda un occhio sui bilanci delle grandi istituzioni che da quel limite avranno enormi danni economici, il distanziamento del pubblico si direbbe cosa fatta. I  restanti problemi connessi ( entrate, uscite, servizi ec...) ancora da risolvere sono di minore entità.

Il problema maggiore, ancora da risolvere, resta quello di come distanziare  gli strumentisti in un'orchestra, o gli artisti in palcoscenico, abituati a stare anche addosso gli uni agli altri. E qui le possibili soluzioni sono molto più difficili e complesse da attuare. 

Tuttavia qualcosa si è già pensato. Come aveva paventato soprattutto qualche attore, fioriranno i monologhi: un solo attore in palcoscenico, un solo strumentista - con grande gioia dei pianisti  - in palcoscenico. 

E per le regie d'opera?  Si stanno escogitando messe in scena e movimenti in cui non sia prevista vicinanza alcuna ( dal 'Festival Puccini' di Torre del Lago, dove è arrivato il vulcanico Giorgio Battistelli come direttore artistico, qualche indicazione è venuta per i prossimi spettacoli  di luglio/agosto all'aperto). Qualcuno ha anche consigliato - per il teatro di prosa soprattutto - di tornare al 'teatro di parola' medievale, dove si faceva uso continuo dei cosiddetti 'loci deputati', senza che gli attori fra di loro si 'intruppassero' -  romanescamente parlando. Noi qualche settimana fa avevamo proposto di  mettere sotto contratto per un lungo periodo Bob Wilson, nelle cui regie  gli attori sembrano 'schifarsi' gli uni degli altri,  non si sfiorano neanche per un attimo, e mantengono sempre una distanza regolamentare, una manna per il tempo della pandemia. 

 Qualcuno è stato ancora più geniale. La notizia arriva dal 'Ravenna Festival, dove nel settore 'danza' è stato messo in piedi un piccolo cartellone di 'coppie' danzatrici, scritturandone alcune che coppie sono anche nella vita, e perciò non hanno bisogno di 'distanziamento',  visto che stanno  24 ore su 24 uno accanto all'altro/a. Si teme, però, che ora ci possa essere la corsa a celebrare matrimoni di convenienza, destinati a non durare 'in eterno', bensì lo spazio della pandemia, fra ballerini/e e musicisti (violinisti con pianisti, ad esempio), con i quali risolvere anche i problemi  di 'genere' : due ballerini, o due musicisti dello stesso sesso.

 Altra soluzione potrebbero adottare molte istituzioni  con una programmazione esclusivamente 'cameristica', bandendo per qualche tempo la presenza di orchestre anche di medie dimensioni, le quali comunque potrebbero diluirsi in gruppi   e lavorare autonomamente.

Resta il problema delle orchestre, attive sia in buca nei teatri d'opera, che sul palcoscenico nelle stagioni sinfoniche. I questi casi che si fa? Si stanno pensando  apposite soluzioni, non tutte praticabili  o facili da adottare senza recar danno alla resa musicale - sulla quale si potrebbe anche chiudere qualche orecchio, oltre che il proverbiale 'occhio'.

 Quel che è certo è che, stante l'emergenza sanitaria, le 'grandi' orchestre - in senso numerico -  dovremo dimenticarcele, e con esse anche certi repertori, come ad esempio il Mahler sinfonico, della cui musica s'è avuto un eccesso di proposta, ante coronavirus, e di cui dovremo necessariamente, ma non proprio 'forzatamente', fare a meno per un pò.


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