«Sapevo a dicembre ma non l’ho detto al padre»
«Io a dicembre ho sentito il padre di Silvia, sapevo che lei era viva e non potevo dirglielo. In questi casi se si danno informazioni, se c’è una fuga di notizie poi si rischia di compromettere tutto», ha confessato Di Maio, rispondendo ad una domanda sul dibattito e le critiche che si sono scatenate sulla cooperante in Italia. Anche in merito alla presenza del Governo al suo arrivo a Ciampino. «Ho visto questo dibattito: noi eravamo lì, io ero lì perché in questo anno e mezzo di prigionia di Silvia Romano l’Unità di crisi della Farnesina ed io stesso abbiamo sentito la sua famiglia veramente ogni giorno».
Il ruolo di mediatore del Qatar Troppe cattiverie sul web. Non siamo diventati migliori? Il percorso verso la conversione
«Rispetto tutte le discussioni però - sottolinea il titolare della Farnesina - siamo un Paese che si dà pure la zappa sui piedi, io sono orgoglioso del fatto che la nostra intelligence, le nostre forze speciali, il nostro corpo diplomatico, l’unità di crisi hanno fatto squadra e ce l’hanno fatta».
Il ruolo dell’intelligence
«Riportarla a casa è stato merito della nostra intelligence», ha rivendicato Di Maio durante l’intervista. «C’è gente che ha rischiato la vita per andare a prenderla in Somalia e riportarla a casa», ha aggiunto. Questo è il momento di «abbassare i riflettori» su Silvia Romano e «consegnarla all’amore della sua famiglia», ha concluso il ministro, chiedendo che ora la ragazza resti «lontano dai riflettori».
Nessun commento:
Posta un commento