Quando abbiamo letto dell'uscita, all'inizio di febbraio, di un libretto di memorie, e autobiografico, di Angelo Fabbrini 'raccontate' a Pietro Marincola, suo collaboratore, e con un intervista allo stesso da parte di una pianista fiorentina, Valentina Pagni, che aveva prima letto le bozze del libro, a mò di introduzione, il nostro pensiero è andato immediatamente - e come poteva non andare? - a otto anni fa, quando a Pesaro, intervistammo a lungo Fabbrini e pubblicammo ciò che ci disse in quattro puntate, nel 2012, sul bimestrale Music@, da noi diretto ed edito dal Conservatorio dell'Aquila. In quella nostra intervista c'era già buona parte del presente libretto, soprattutto riguardo a Benedetti Michelangeli.
Essere riusciti a strappare a Fabbrini qualche segreto del suo lavoro di 'mago del pianoforte' e alcuni ricordi fra i tanti di grandi pianisti al cui fianco ha lavorato per anni - il caso più emblematico era quello di Arturo Benedetti Michelangeli, impenetrabile ad altri ma non ad 'Angelo' - lo considerammo una nostra sudata vittoria, dopo che da sempre gli avevamo chiesto di farlo, fin dagli anni di Piano Time, senza riuscirci.
Invece quella volta accettò di rispondere alle nostre domande, dettate nella gran parte dai nostri interessi di cronista musicale e dalla destinazione della rivista: soprattutto i conservatori di musica, dove le cattedre di pianoforte costituivano le classi prevalenti.
Qualcosa ci disse sul suo lavoro, anche se in verità non molto di esso è possibile e facile spiegare; ma poi a lungo ci raccontò chi era Benedetti Michelangeli , 'visto da vicino';ma, nonostante le nostre insistenza, non ci fece vedere i tanti bigliettini che era solito lasciargli per indicare ciò che voleva dal pianoforte, cioè da Fabbrini, alla vigilia di un concerto. Si trattava di una curiosità, non così rilevante, ma comunque indicativa della personalità del pianista.
Appena abbiamo avuto notizia del libretto di memorie, lo abbiamo letto, ma poi siamo andati a rileggerci anche quella lunga nostra intervista uscita su Music@. E con grande sorpresa abbiamo dovuto constatare che in parecchi passaggi il libro e la nostra intervista combaciavano alla lettera. Il che ci ha convinti che il fidato collaboratore di Fabbrini, e cioè Pietro Marincola a quella nostra intervista avesse attinto, per la stesura del libro. Altrimenti vorrebbe dire che Fabbrini conosceva a memoria la sua parte e l'ha ripetuta pari pari prima a noi e poi al suo recente raccontatore.
Ora il grande limite di questo libretto è l'assenza di un filtro fra l'estensore e il parlatore. Marincola, cioè, non ha mai fatto a capire a Fabbrini quali delle sue confessioni e ricordi sarebbero risultate interessanti per il lettore e quali assolutamente no. Lui ha avuto la stessa funzione di un registratore senza filtri.
Alla fine del racconto - tolta l'intervista messa all'inizio, e il capitoletto finale: 'alla ricerca di un pianoforte smarrito ' - uno strumento la cui 'voce' lo aveva colpito e che non gli rea riuscito di ritrovare e ricomprare - grandi novità nelle attuali confessioni di Fabbrini non ne abbiamo rilevate. Questo vale per noi, mentre non siamo sicuri che possa valere per molti pianisti e studenti di pianoforte.
Per loro sarà come sedersi davanti al camino con Fabbrini e domandargli: ci racconti di quel pianista... e di quella volta che... di quale strumento preferiva il tale o il talaltro... e delle manie di questo o quello.
Angelo Fabbrini. La valigetta dell'accordatore. La ricerca del suono perduto. Passigli editore. Pagg. 159. 18,00 Euro
N.B.
Chi avesse voglia di leggere quella lunga intervista diluita in quattro uscite sul bimestrale Music@ edito dal Conservatorio 'Casella' dell'Aquila, dal n. 28 - maggio giugno 2012, al n.31-gennaio-febbraio 2013, può andare sul sito del Conservatorio, cliccare sull'icona della rivista Musica+ (sorellastra brutta di Music@) e poi cliccare sull'archivio di Music@, che troverà indicato in basso a sinistra alla fine della collezione della 'sorellastra' e sfogliare i numeri in oggetto.
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