Claudio Orazi
© Lorenzo Crovetto
© Lorenzo Crovetto
Genova -È l’ottimismo a guidare le scelte di Claudio Orazi, sovrintendente del Teatro Carlo Felice di Genova, in questo momento così delicato per il mondo della cultura e dello spettacolo. Il suo sguardo è attento sull’oggi ma è già rivolto al futuro e assicura che alla riapertura, quando ci saranno le condizioni per ritornare in platea: «Il Carlo Felice sarà un teatro sicuro, dove le persone potranno venire senza timore. Un teatro Covid free», lo definisce. Perché va bene lo spettacolo trasmesso in streaming, anzi, la web tv è qualcosa su cui puntare: «Noi rinnoveremo il palco delle nostre telecamere e faremo diventare il canale web del Carlo Felice tra i più avanzati in Europa, perché ci crediamo». Ma questo «non potrà mai sostituire l’emozione di una spettacolo dal vivo».
D'altronde le ripercussioni della chiusura non sono neanche quantificabili: «La mancanza di pubblico ha portato a delle perdite ingenti, che non sono ancora misurabili perché dipende anche da quanto ancora rimarremo chiusi. Non abbiamo potuto realizzare il Ballo in maschera, non potremo andare in scena con Anna Bolena e Turandot e salta anche Manon Lescaut che doveva chiudere la stagione». Per non parlare degli artisti e dei tecnici: «Questa è la parte del teatro che possiamo definire industriale, anzi è una della più grandi industrie del nostro paese insieme al turismo», ed ora è ferma.
Di musica abbiamo bisogno: «La musica solo in apparenza non è un bene tangibile, invece è il bene più grande, perché si diffonde in sala e poi si deposita nei cuori e poi le persone la trasmettono ad altre persone che poi le invitano a frequentare i teatri dove c’è questa dimensione di tempo sospeso e magnetico. Il teatro è il luogo dell’incontro da duemila anni. Il fatto che questi luoghi oggi siano muti ci fa capire che la perdita di cui parliamo è enorme. Lo spettacolo dal vivo ha una complessità di linguaggi che può realizzarsi appieno solo nei luoghi preposti, e ha bisogno del suo popolo, che è il pubblico che va a teatro, per esprimersi al meglio». Anche se nell’emergenza reinventarsi è d’obbligo, soprattutto se il lockdown prosegue più del previsto: «Nella prima fase della crisi e nella speranza che con immediatezza si potesse tornare nei teatri, abbiamo utilizzato tutto il nostro repertorio di opere liriche e abbiamo avuto oltre 1milione e 500mila contatti da tutte le latitudini», racconta con la soddisfazione di chi crede nella forza della musica. «Allungandosi la chiusura, però, c’è la necessità di produrre qualcosa di nuovo. Fossero anche concerti sinfonico corali o concerti da camera. Il tutto però dipende dalle nuove misure di sicurezza che verranno impartite dal governo».
A sostegno dei teatri il ministro della cultura Dario Franceschini ha lanciato l'idea di una piattaforma online sulla quale trasmettere gli spettacoli, ma a pagamento («Credo nel web e apprezzo la proposta del ministro»). Ma perché funzioni e possa trasmettere emozioni, secondo Orazi, serve una regia ad hoc: «Una rappresentazione d’opera non può essere semplicemente ripresa da alcune telecamere, ma deve essere distribuita con le migliori tecnologie a disposizione. Ma soprattutto corroborata da una sceneggiatura visiva e televisiva che possa proporsi come prodotto nuovo, creando, di concerto con il regista teatrale una ripresa adatta al fruitore da casa, affinché, soprattutto ai giovani, il linguaggio dell’opera e dei concerti non risulti pesante e noioso», osserva, forte della sua esperienza all’Arena di Verona dove è stato direttore artistico dal 2002 al 2008, e con le idee chiare su come arrivare al pubblico anche a casa.
In questo modo il virtuale farebbe da supporto al reale, le platee, infatti, per ovvi motivi di sicurezza, qando riapriranno (manca ancora oggi una data) avranno un pubblico più che dimezzato. E al Carlo Felice si sta già lavorando affinché il ritorno possa avvenire in assoluta sicurezza: «Con le istituzioni locali stiamo lavorando alla realizzazione di protocolli all’avanguardia per permettere alle persone di accedere con serenità a teatro. Adotteremo tutte le precauzioni: dai dispenser con i gel igienizzanti al distanziamento in sala, all’accessibilità ai servizi igienici». E per preparare la ripartenza, Orazi punta al lavoro di squadra: «In un momento come questo l’alleanza programmatica con Il Comune, la Regione, il Conservatorio, l’Accademia Ligustica e le tante associazioni della città deve essere ancora più viva. Desideriamo che ci sia una concertazione vera e obiettivi comuni, per elevare la qualità, instaurando una collaborazione anche con il teatro Nazionale e fare di Genova quella capitale della cultura riconosciuta in tutto il mondo e che ha bisogno di una riaffermazione».
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