Oltre sette ore di confronto on line fra le dieci sedi del quotidiano, con alcuni momenti da psicodramma e, progressivamente, l’idea che la redazione di Repubblica e il suo nuovo direttore Maurizio Molinari devono imparare a conoscersi, ad apprezzarsi e sicuramente rispettarsi. L’assemblea di lunedì 17 lunedì, indetta dal Cdr dimissionario del quotidiano dopo la pubblicazione di un pezzo in prima pagina elogiativo del prestito da 6,3 miliardi chiesto da Fca con garanzia dello stato e il rifiuto del direttore Molinari di pubblicare un comunicato critico del Cdr ( “è al di fuori della materia sindacale e dell’articoli 34 del contratto Fnsi), alla fine ha rappresentato una fotografia dei rapporti interni alla redazione e un primo affondo per capire se la nuova gestione riuscirà a trovare piena sintonia con un corpo giornalistico preoccupato del futuro della testata, del gruppo e dell’occupazione.
Nel comunicato approvato al termine della maratona assembleare si legge che “I giornalisti di Repubblica, riuniti in assemblea a seguito dei servizi pubblicati sul caso Fca, ritengono che occorra la massima cautela e un surplus di attenzione quando si trattano argomenti che incrociano gli interessi economici dell’azionista”. La redazione si autoelegge a bastione contro “ qualsivoglia ingerenza, interna ed esterna”. E infine si schiera contro chi tenta “di attribuire al giornale, in questa nuova fase, manovre politiche di parte, legate agli interessi dell’editore, e respinge il tentativo di accreditare uno snaturamento dell’identità democratica e progressista della testata” Per questo “ l’assemblea si impegna a vigilare sull’autonomia e l’indipendenza di Repubblica”.
Dunque nessuna dichiarazione di guerra al direttore, solo un avvertimento sull’attenzione dovuta agli eventuali conflitti di interesse fra la proprietà Gedi (la Exor guidata da John Elkann, presidente anche di Gedi) ma al tempo stesso anche una netta presa di posizione a difesa della testata.
Dunque nessuna dichiarazione di guerra al direttore, solo un avvertimento sull’attenzione dovuta agli eventuali conflitti di interesse fra la proprietà Gedi (la Exor guidata da John Elkann, presidente anche di Gedi) ma al tempo stesso anche una netta presa di posizione a difesa della testata.
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