mercoledì 27 maggio 2020

SCUOLA SCUOLA , BENEDETTA SCUOLA

C'è qualcuno che ha sentito parlare, in questi mesi di isolamento forzato,  quando di tempo per ragionare che avremmo avuto, di scuola, dei suoi problemi presenti e futuri e di come ricominciare a settembre, o quando sarà, 'in presenza', perché dopo il periodo di grande emergenza , è ovvio che la scuola deve ricominciare come COMUNITA?

In coda all'isolamento forzato, quando alcuni problemi non da poco sono emersi, che non sono certo quelli egli esami che comunque costituiscono un appuntamento importante alla fine dei vari cicli scolastici, un giornalista prima ( Polito sul Corriere) ed una vice ministra (Ascani del PD), con una mano sul cuore, alla maniera della D'Urso ( cui, naturalmente, nessuno crede) e con l'altra con il fazzoletto per asciugare le immancabili lacrime di commozione, hanno proposto che almeno un giorno, l'ultimo delle lezioni, gli studenti  si rivedano a scuola  per salutarsi prima delle vacanze, in previsione della possibilità che alcuni di loro alla ripresa autunnale finiranno in altre classi o in altre scuole e che per lunghi mesi sono s rimasti forzatamente lontani.

La proposta ha raccolto subito l'adesione più sentimentale che logica dei due, perché ognuno è andato  con la memoria, quel poco che resta, all'ultimo giorno di scuola di tanti anni fa,  segnato da abbracci, lacrime, saluti ed anche dalla fine di amori ed amicizie.

 Il CTS ( Comitato Tecnico Scientifico) ha però immediatamente smorzato gli ardori dei proponenti: non è il caso, perché ancora non si è sperimentato come far nuovamente reincontrare gli allievi in sicurezza, e neanche gli accompagnatori che nella maggior parte sono genitori, ma in tanti altri casi nonni, invitati questi ultimi ancora ora a restare a casa e ad uscire solo lo stretto necessario.

 Fra la proposta del giornalista  e della viceministra ed il parere dei tecnici si sono ascoltate le diverse tifoserie; scontata quella di Gramellini, sempre con il cuore in mano, a favore del suo compagno di redazione Polito.

Si tratta ovviamente di un gesto, dal forte valore simbolico. ma si può lasciare che un gesto metta in pericolo la salute? Certo che no.

Se in questi mesi di isolamento - nei quali è anche emersa la disparità di possibilità offerte agli studenti  dalla cosiddetta 'scuola a distanza' ma non i possibili rimedi (perché molti di loro non hanno gli strumenti per effettuarla), la ministra avesse fatto sperimentare ad alcune scuole, magari di piccoli centri,  le varie possibili modalità di ripresa delle lezioni, forse non staremmo ora a discutere sull'ultimo giorno di scuola.

Sapremmo già come fare entrate con vari turni, come mantenere in aula la distanza fra allievi, come posizionare i banchi, come usare le mascherine e quando, come e se misurare agli studenti la temperatura corporea prima di ammetterli a lezione.

Nulla di questo si è già provato a fare fino ad oggi. Siamo  all'incertezza generale sulla ripresa, che ci deve necessariamente essere 'in presenza', perchè altrimenti la scuola non esiste: la scuola non serve principalmente e solo per apprendere nozioni - secondo l'immagine del criticatissimo 'imbuto' usato impropriamente dalla ministra  - ma  anche  per educare gli studenti a vivere in comunità, dove esistono diversi ruoli il cui rispetto va inculcato fin dai primi anni.

 Di questa scuola, anche tralasciando altri problemi non da poco ma ugualmente non esaminati come meritano: l'edilizia scolastica che in Italia è disastrata; lo smembramento delle classi pollaio; il distanziamento pratico nelle aule;  come conciliare l'ingresso scaglionato degli studenti a scuola  con quello , che deve essere altrettanto scaglionato dei genitori al lavoro ecc...ecc... non sappiamo ancora nulla, mentre dovremmo saperlo già ora. Su tutto questo che della scuola è 'sostanza' solo chiacchiere o inutili interlocuzioni ( termine divenuto di moda fra i politici inconcludenti!) tanto per parlare! E a settembre  riprenderanno i mal di pancia, ed anche di testa, delle famiglie che non sapranno  anche santo votarsi, non potendosi fidare di chi governa che sembra distratto  da cose di nessuna importanza.   

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