lunedì 11 maggio 2020

Belcanto, e non 'bel canto', espressione utilizzata erroneamente in senso generico, come se si potesse apprendere onde evitare il 'brutto canto'

 "Il termine 'belcanto' designa una tecnica vocale e un modo di concepire la vocalità che ebbe il suo culmine in Italia nel sec. XVIII. È pertanto improprio il suo uso in senso generico con riferimento a un qualunque fenomeno canoro. Le origini del bel canto si possono far risalire agli inizi del sec. XVII, quando comparvero i primi trattati di tecnica vocale solistica (si parlava allora di “buon canto”), ma il suo massimo sviluppo si colloca nel secolo seguente e si lega alle eccezionali capacità virtuosistiche dei cantanti castrati. Lo stile belcantistico, ricco di abbellimenti e fioriture e rispondente a una concezione che conferiva all'interprete la massima libertà e iniziativa nei confronti della pagina scritta, si trasformò in parte con la scomparsa dei castrati alla fine del sec. XVIII, soprattutto a opera di Rossini, e trovò in Bellini l'ultima sua incarnazione. Con l'affermarsi del melodramma verdiano, intorno al 1850, e la conseguente acquisizione di un nuovo ideale di canto in funzione drammatica, l'epoca del belcanto parve conclusa. Ma il recente, rinnovato interesse per le opere rossiniane e coeve ha riportato con successo il belcanto sulle scene operistiche.( Sapere.it).

                                        ***


Con il termine “Belcanto” generalmente si designa un tipo di vocalità a sfondo virtuosistico o comunque rilevante per levigatezza e flessibilità di suono, per l’impeccabile uso di mezzevoci e smorzatore, per la proprietà dei legati, dei portamenti e simili. Per analogia si designano belcantisti i cantanti che si distinguono in un simile tipo di vocalità.


    Nella pratica si fa del termine un uso storicamente improprio; e questo sia da parte dei denigratori del belcanto (che lo ritengono una manifestazione legata a formule ormai superate d’esecuzione a sfondo divistico), sia da parte di melomani e di zelatori di singoli cantanti, portati ad adulare i loro beniamini definendoli come belcantisti. In entrambe i casi si incorre nel grave errore di ritenere il belcanto sinonimo di qualità intrinseche di un esecutore, anziché un fatto di portata storica vincolato ad un preciso periodo, ad un preciso repertorio ed anche a precisi indirizzi artistici che, prima che dei cantanti, sono propri dei compositori e dei librettisti
                                               (R.Celletti. Storia del Belcanto)

                                        ***

 Questa voce enciclopedica spiega con precisione e nelle linee essenziali quello stile, ma anche  tecnica, di canto che si sviluppò e raggiunse il suo apice nel Settecento, ad opera dei castrati, e per espressa volontà di musicisti come Rossini , perchè più consono al suo modo di intendere il melodramma. E che  con l'era verdiana perse efficacia e senso  nel melodramma in cui il canto assunse funzione drammatica.

Per questo  si riesce intollerabile leggere quasi sempre sui giornali  del bel canto, in riferimento a quel particolare stile di canto di cui sopra. Come, ancora recentemente, ci è capitato a proposito di una accademia di canto che il neo sovrintendente  del San Carlo, Lissner, vorrebbe affidare a Mariella Devia. La quale andrà ad insegnare  aigiovani canatnti l'arte del canto, ed anche il particolare stile 'belcantistico', non il bel canto! 

Se non si fa chiarezza sull'uso del termine e sulla sua più corretta grafia, ci può accadere - come  ci è accaduto - di leggere in un sommario di Mattia Nesto: La stagione del belcanto non tornerà più, ma in Italia si può (si deve?) tornare a cantare bene anche fuori dagli urli sguaiati degli amici di Maria o dei gorgheggi stereotipati de Il Volo.( P.A.)

Nessun commento:

Posta un commento