Ha nove anni e le hanno dato un nome che evoca i capolavori di Leonardo o di Vermeer, «La bambina con la caramella», ma il suo ritratto con il lecca lecca in bocca e un fucile a doppia canna tra le braccia è già epica di guerra, ritratto da consegnare all'album della Storia per dare sintesi a una tragedia, come Kim Phuc che fugge nuda dal napalm del Vietnam o Tsvi Nussbaum il bimbo con le mani alzate del ghetto di Varsavia.
Anche se la sua immagine non è la rassegnazione angosciata dell'infanzia violentata dalle bombe ma la sfida che l'innocenza perduta tra le macerie lancia alla madre di tutti gli orrori. Seduta sul davanzale della finestra di un'edificio devastato dalle bombe russe, le treccine raccolte da un nastro con i colori rosso-azzurro della bandiera ucraina, la gamba destra distesa lungo il davanzale, guarda l'orizzonte senza paura, come un soldato che sta di guardia, e spaventa da qualunque angolazione la si guardi.
La foto l'ha scattata il papà, Oleksii Kyrychenko, che l'ha postata su facebook per «portare l'attenzione del mondo sull'aggressione russa», e per quanto comunque costruita è diventata virale dopo essere stata ripresa dall'ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e poi esplosa in migliaia e migliaia di visualizzazioni e condivisioni. Con un messaggio chiaro e forte per chi la guerra la combatte solo a parole, per chi contro il tiranno non vuole usare nemmeno l'arma delle sanzioni.
Dice: non giratevi dall'altra parte, non lasciatela sola, non mostratevi codardi al cospetto dell'infanzia che imbraccia i fucili: «Per favore, non ditele che sanzioni più dure sarebbero troppo costose per l'Europa!» è il messaggio con cui il politico polacco accompagna il suo post. Le sanzioni: la linea di trincea dalla quale non bisogna ritirarsi.
La tragedia dei bambini ucraini è nei numeri: sono i settantanove uccisi dai bombardamenti, persino nella culla come all'ospedale di Mariupol, le centinaia di feriti, i sette milioni che non possono più andare a scuola, le centinaia di migliaia di profughi. E uno sguardo di sfida sul davanzale di una finestra.
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