venerdì 1 gennaio 2021

CONCERTI di CAPODANNO da VENEZIA e VIENNA. Chi vincerà la guerra degli ascolti tv?

 Quando il presidente Mattartella, nel suo discorso tradizionale di fine d'anno ha detto che in un momento come quello che stiamo attraversando è difficile trovare parole di augurio aveva ragione. Quasi impossibile. 

Alla musica ciò riesce meno difficile, perchè più e prima che alla mente si rivolge al cuore, e perchè sa trovare le 'parole' giuste per consolare e dare speranza anche a chi è trafitto da un lancinante dolore come sta infliggendo questa dannata pandemia in tutto il mondo, dove ha fatto fuori ben oltre un milione di persone, e il bilancio non è ancora definitivo e concluso. 

Per questo i Concerti di Capodanno, Venezia e Vienna - in ordine temporale di trasmissione - che  si ispirano alla gioia per l'anno nuovo hanno senso, anche se non proprio la gioia, infondono almeno speranza nel futuro, è giusto farli e trasmetterli  in tv, come in anni normali.

 E noi che ci interessiamo alla musica ed al suo mondo, vi diremo ora le nostre impressioni sui due concerti. Impressioni quasi asettiche, per quanto possibile.

La Fenice sembrava aver trovato una diversa espressione. Musicisti in platea, coristi sul vecchio palco accolti  nella suggestiva chiglia di una nave in costruzione. Una architettura pensata molto prima del Concerto, onde ospitare più pubblico possibile  dato che la platea era riservata ai musicisti, di cui non sappiamo di chi sia stata l'idea, ma chiunque sia stato, sappia che la sua soluzione è sembrata molto efficace. Non c'era naturalmente pubblico, ma l'atmosfera, nonostante la pandemia, non era certo né funebre né desolante - come ci è apparsa, invece, la platea vuota on i musicisti assiepati sull'angusto palcoscenico della 'sala d'oro' del Musikverein di Vienna.

La Fenice poi, parlando poi del solito contorno del concerto, ha rinunciato quest'anno ai due balletti che accompagnavano solitamente il concerto, ripiegando su una visita ad alcuni  storici palazzi  incantevoli della città, incantevole come essa stessa. Suggestivo anche il giro in gondola fra i canali prima e nel Canal Grande poi, durante l'esecuzione della 'Barcarolle' di Offenbach (dai Racconti di Hoffmann ambientati in parte a Venezia, in un palazzo prospiciente il Canal Grande). Vienna senza rinunciare al balletto, ha fatto altrettanto, cominciando però con il piede sbagliato. Ci ha portati in un Museo di strumenti musicali, mostrandoci a lungo soprattutto strumenti 'meccanici', dove c'era anche un meraviglioso, sofisticato 'orchestrion' che poteva interessare noi, e ci ha interessati, , ma non il vasto pubblico televisivo. 

 Durante l'esecuzione del Concerto, poi, al momento del coro 'Va pensiero' tutto il teatro si è illuminato di un azzurro che ha fatto a tutti pensare il cielo sereno, il mare aperto, al quale tutti aspiriamo- esattamente come gli ebrei aspiravano alla loro patria.

Infine, tutti i musicisti, a cominciare dal direttore, Harding, hanno tenuto la mascherina, in ossequio alle direttive sanitarie, ad eccezione dei fiati i quali erano separati l'uno dall'altro da pannelli di plexiglas; ed hanno osservato il distanziamento, un solo musicista per leggio.

Sala d'oro di Vienna. Quel migliaio e passa di poltrone  vuote offriva un  panorama desolante agli occhi dello spettatore, non attutito dalla presenza dei musicisti. Si sarebbe potuto ovviare a tanta desolazione non inquadrandola. In fondo che bisogno c'era?  Volevano farci capire che attraversiamo un momento drammatico? Forse che non lo sappia tutto il mondo, compresi gli abitanti dei 90 paesi dove quel concerto viene trasmesso,  quasi ovunque 'in differita' tv, come accade da 18 anni anche in Italia, dove si è deciso di trasmettere un Concerto di capodanno 'in diretta', dedicato esclusivamente al canto, nelle espressioni del melodramma, vanto  della musica italiana?

Musicisti e direttore senza mascherina e senza osservare il distanziamento fisico raccomandato. Un esempio davvero deprecabile, da non imitare; perché tutti così 'addobbati',  sono apparsi sprezzanti del pericolo che, invece, continua ad essere forte anche in Austria, dove la pandemia miete vittime come in qualunque altra parte del mondo.

I programmi. Venezia, salvo qualche eccezione, sembra aver imparato la lezione del programma che va calibrato sulla circostanza festiva.  L'eccezione era costituita, secondo noi, dalla 'Ouverture' delle Nozze mozartiane, troppo sofisticata per aprire un Concerto 'popolare' , con diretta tv, in un giorno di festa. Sempre meglio  del brano apparso nella prima bozza di programma. Aggiungeremo che mettere quasi ogni anno: 'Sì del gitano' o 'E' strano', ci sembra troppo.

 Ci sono già due pezzi 'd'obbligo' finali, da noi voluti ed imposti, dalla prima edizione, e fatti diventare una tradizione irrinunciabile e molto ben accetta. i conclusivi Va pensiero e il Brindisi dalla Traviata.

 L'anno scorso o forse due anni fa, Ortombina, per sembrare originale, stupidamente tale, ha  per la prima volta - unica, le cose buone non si toccano anche se le hanno deciso altri - interrotto tale tradizione, separando i due brani e inserendovi fra l'uno e l'altro , un  brano di Turandot.

 Se possiamo dargli un consiglio, come tanti gliene abbiamo dati, vincenti, nonostante che lui si sia mostrato sempre recalcitrante, sentendosi sminuito e degradato, vorremmo consigliargli di far eseguire alla prossima edizione, senza attendere oltre, il brano che Muti ha inserito nel suo programma viennese, e cioè la Quadriglia su nuove melodie', op.254, di Johann Strauss jr., che è un medley di brani d'opera di Verdi, Donizetti, Bellini. Se vuol essere originale  quel brano può servire anche per aprire il concerto, senz'altro più adatto del Mozart utilizzato quest'anno.

 Poi suggeriremmo di tenere la Barcarolle di Offenbah, magari facendola  una volta cantare, avere due voci femminili  non è poi una spesa folle quando tornerà il pubblico in teatro e riempirà con i costosi biglietti le casse del teatro. Magari potrebbe anche trovare - lui che del melodramma ha una conoscenza approfondita - qualche altro pezzo per farle ancora duettare.

Vienna. L'errore che Muti ha fatto quest'anno - che alla Fenice Ortombina ha commesso per qualche tempio, alla fine della nostra collaborazione al programma del concerto mentre ora sembra essersi rinsavito - è che un  teatro come La Fenice o una sala storica come la Sala d'oro,  e un Concerto di Capodanno, sia Venezia che Vienna, ormai affermato, i telespettatori lo prendono a scatola chiusa.  Non è così. Certo conta il direttore - Muti è una garanzia e costituisce un forte richiamo mondiale, che non è Harding, ma si ricordi che nelle prime edizioni Venezia ha avuto notissimi direttori, Maazel, Pretre, Masur, è mancato per poco Temirkanov ecc... - contano anche i solisti , almeno a Venezia, ma ciò che conta soprattutto è il programma ed anche la sua successione. E Vienna quest'anno era sotto tale punto di vista, davvero poco appetibile.

Se possiamo fare qualche pronostico, pensiamo che quest'anno gli ascolti tv per il Concerto veneziano saranno migliori degli anni passati, mentre Vienna non crediamo guadagnerà qualche telespettatore in più. Nonostante che, in termini assoluti, essendosi di molto allargata la platea televisiva, causa coprifuoco, il pubblico crescerà sia per Venezia che per Vienna. Scommettiamo?



P.S.

E, invece, ambedue i Concerti hanno guadagnato sulla precedente edizione quasi 1 milione di telespettatori in più ciascuno, e Vienna ha accresciuto anche di 2 punti lo share, mentre quello di Venezia è rimasto quasi identico al precedente.

Perciò la crescita in termini assoluti dei telespettatori è frutto, principalmente, dell'allargamento della platea televisiva, causa coprifuoco.

 

Nessun commento:

Posta un commento