domenica 13 dicembre 2020

Monique Veaute, neo direttrice di Spoleto, vaga nel buio più nero

Una lunga intervista sul settimanale del Corriere La lettura, oggi,  doveva servire a Monique Veaute, neo direttrice del Festival di Spoleto, dopo Giorgio Ferrara, nominata a giugno, a dirci qualcosa di più concreto su ciò che intende fare del festival o 'nel' festival alla prossima edizione che sarà la 64.esima. Altrimenti perchè farla?

 Ha detto, anzi ripetuto, che non intende stravolgere la linea 'Ferrara', aggiungendo che vuole fare di Spoleto, come ai bei tempi, la città, o il festival, della musica. Esattamente quello che Ferrara non ha fatto, trasformando il Festival e la città di Spoleto, in un grande palcoscenico di teatro. Musica poca.

 Si è vantata di avere al suo fianco, come direttore generale, una donna, e di essere Lei la prima donna al vertice di Spoleto.  Bene.  Salvo poi a ritenere  che le donne nei vari campi delle arti (prosa, musica), per ragioni storiche si intende, sono comunque poche. Le donne sono spesso più brave degli uomini, vero, ma prima di affermarlo di ciascuna di esse, occorre poterle giudicare  da ciò che fanno.  Il discorso  vale naturalmente anche per gli uomini.

Ha ridetto delle due orchestre ( Budapest, Roma) e dei concerti rispettivamente ad inaugurazione e chiusura della prossima edizione, con programmi strampalati, certamente indicati dalle orchestre mentre invece dovrebbe essere il direttore artistico, se ha una linea, a suggerirli, anzi a imporli. Ma la Veaute una linea ancora non l'ha, è fin troppo evidente! Poi Lei stessa aggiunge che Menotti fece di Spoleto il palcoscenico per le 'novità, originalità, rarità,  e i programmi annunciati sono, invece,  banali, dozzinali, e privi di senso.

 L'unica cosa di nuovo che ha aggiunto è che Piazza Duomo, palcoscenico così suggestivo ed unico, non può essere utilizzato per un solo concerto, e dunque il prossimo anno ospiterà inaugurazione e chiusura. Se negli anni è stato utilizzato sempre e solo per la chiusura ci sarà stato un motivo; e solo chi non è ancora addentro alla organizzazione anche tecnica di un festival, non riesce a capire.

Poi ha annunciato che intende quanto prima mettere su un 'museo dell'effimero' a Spoleto. Cioè? musica, teatro, danza ecc... Avete capito bene: la neo direttrice artistica di un festival dedicato alle arti dal vivo, ritiene che proprio quelle arti rappresentino l'effimero. Come inizio  non è male!

 L'idea di un 'filone Dante' è ancora troppo vaga e certo  non ha niente  di nuovo e rilevante ( come si addice ad un festival) se si esaurirà in un concerto dei Micrologus, che  ne faranno a centinaia in tutta Italia l'anno prossimo, ed in un convegno che studi, affidato ai romani dell'Accademia ceciliana che ne avrebbero maggiore titolarità del Festival di Spoleto.

C'è poi una sgrammaticatura, non imputabile alla intervistatrice, la brava Emilia Costantini che comunque l'ha mantenuta, sfuggita all'italiano poco sicuro della Veaute, laddove dice: 'qualunque siano le condizioni ...' ; 'qualunque'  in italiano è solo singolare.

 Ma sia questa che la classificazione delle arti come 'effimero' vogliamo sperare siano solo frutto dell'italiano poco sicuro della francese neo direttrice.

Ora una nota personale. Quell'articolo di  Alberto Moravia uscito sul numero unico della prima edizione del Festival di Spoleto, lo abbiamo ritrovato (nel prezioso archivio di Casa Menotti' che una ricca famiglia spoletina, Monini, ha voluto e custodisce) e ripubblicato noi, nel corso di uno studio su 'Moravia e la musica'. Quell'articolo lo abbiamo visto citato  in molti casi. Lo ha fatto  anche la Veaute, e più d'una volta, mai però che le sia venuto in mente di citare chi  quello scritto, rivelatosi prezioso, lo ha riscoperto e ripubblicato. Anche su questo blog, invitando la Veaute e rileggerlo con attenzione ed a riflettervi sopra.

Abbiamo infine letto, di recente, di una polemica che riguardava la Veaute e che tirava in ballo suo marito, econonomista e noto esponente PD, che nella sua carriera più recente, le avrebbe recato qualche aiutino. Forse più che un aiutino. Ma che dite? Mai e poi mai in un paese normale come l' Italia.

 Colpisce che la Veaute sia stata nominata direttrice da una amministrazione di centrodestra (sindaco de Augustinis, ex magistrato Cassazione), ma non più di tanto, perchè in detta nomina un peso, e non da poco, l'ha avuto Franceschini, che è  quello che  dà i soldi e che è della stessa 'compagnia di giro' politica del sig.Veaute - come Causi molto simpaticamente si  è definito per mettere fine alle chiacchiere. 

                                   *****

Sul giornale umbro TUTTOGGI  si legge, nell'annunciare la nomina della Veaute:

 La Veaute, sposata con l’economista Marco Causi, deputato del PD, è anche direttore della Fondazione Pinault di Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia, verrà ora presentata dal Sindaco di Spoleto al Consiglio di Amministrazione del Festival per gli adempimenti relativi alla nomina.

               UNA NOTIZIA DUE IMPRECISIONI.

 Monique Veaute da oltre dieci anni non guida più la Fondazione Pinault di Venezia, dove era arrivata nel 2007 con un incarico triennale e che lasciò nel 2009, prima della scadenza del suo mandato, per  insanabili diversità di vedute con il suo 'datore di lavoro'.

Marco Causi è stato parlamentare PD per due legislature; ma  alle politiche del 2018, non è stato rieletto (forse neanche candidato, non sappiamo).

Quello consegnato ai giornali al momento della nomina , era un curriculum vecchio, e che non si è voluto (?) aggiornare.

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