Documenti. E conti correnti. L’indagine sul Teatro Regio non sarà breve. La Guardia di Finanza ha raccolto molto materiale nelle perquisizioni di giovedì mattina in abitazioni, uffici, sedi di società legate ai quattro personaggi sott’inchiesta. Ma soprattutto all’ex sovrintendente Walter Graziosi e all’agente artistico Alessandro Ariosi. I militari del Nucleo di polizia economico-finanziaria hanno già raccolto materiale sulla «Ariosi management», che in un anno di lavoro sotto la gestione Graziosi ha triplicato il fatturato, raggiungendo i 700 mila euro. La società ha sede a Lugano e questo non aiuta gli investigatori, coordinati dal pm Elisa Buffa e dal procuratore aggiunto Enrica Gabetta. Ma Ariosi vive a Milano e i finanzieri confidano di trovare materiale utile alle indagini negli scatoloni di documenti sequestrati, assieme a computer e telefoni cellulari.
I due sono sott’inchiesta per corruzione. L’ipotesi della procura è che Graziosi abbia fatto lievitare il fatturato della società di Ariosi in cambio di qualcosa. Ma non è ancora chiaro quale fosse la contropartita. Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, ma è certo che in mano agli investigatori ci sono alcuni mesi di intercettazioni telefoniche. Avviate svariate settimane dopo la nomina di Graziosi alla sovrintendenza del Regio. Ma qualche conversazione potrebbe fare riferimento anche a quell’evento. Oltre che all’accordo per trasformare la «Ariosi management» nell’«imbuto» per i pagamenti di tutti gli artisti. Compresi quelli non scritturati da quell’agente. Una prassi definita «anomala» da molti lavoratori del settore: le loro testimonianze sono state messe a verbale dalla Guardia di Finanza e hanno contribuito al quadro della situazione ricostruito dalla procura.
E poi, c’è il ruolo di Roberto Guenno, ex corista proiettato negli uffici dello staff del sovrintendente subito dopo la nomina di Graziosi. Un cambio merce, secondo gli inquirenti. Guenno è stato candidato per il M5S. Mai eletto, ma aveva i contatti con l’ambiente politico locale e romano. Quelle entrature non gli sono bastate per conquistare una poltrona in Regione o in Parlamento, ma sarebbero servite a «caldeggiare» la nomina di Graziosi. Questa è l’ipotesi della procura. All’epoca, la sindaca Chiara Appendino aveva rivendicato la scelta del sovrintendente, reduce da incarichi di prestigio in Italia e all’estero. Anche in Kazakistan, dove aveva stretto rapporti con Ariosi. E sempre dal Kazakistan arriva la legale rappresentante della «Profili srl», la società gestita da Andrea Paolo Maurini e che sarebbe stata favorita da Guenno in un appalto per il telemarketing. Unica partecipante. Ma in quel momento, la gestione Graziosi era già investita dalle polemiche. Così, è bastato poco per capire che la ditta non aveva le caratteristiche per portare a termine l’incarico. L’ipotesi è di turbativa d’asta.
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