"Chi ruba poesie è un ladro, come il ladro di biciclette. Quando ci sarà la discussione sul recepimento della direttiva sul copyright in Parlamento, faremo quel che potrà essere utile a difendere un principio: l'opera dell'ingegno, l'opera spirituale deve essere rispettata quanto l'opera manuale, quanto il prodotto materiale". Così il pianista, compositore e direttore d'orchestra Nicola Piovani, in un'intervista all'ANSA, ribadisce l'impegno degli autori e musicisti affinché la normativa europea approvata lo scorso anno diventi legge anche in Italia. E avverte che la questione riguarda soprattutto la tutela del lavoro - e quindi del futuro - dei giovani creativi, cioè coloro che oggi sono meno tutelati. Piovani è stato tra i primi firmatari dell'appello rivolto ai parlamentari europei alla vigilia del voto decisivo.
"Ricordo l'emozione quella mattina, a Strasburgo, quando la direttiva è passata per quattro voti, un soffio, uno scampato pericolo. Il diritto d'autore è stato una conquista della rivoluzione francese; conquista che ora, curiosamente, viene messa in discussione dalla rivoluzione digitale". Le multinazionali tecnologiche che governano internet, secondo il maestro, hanno investito molto per cercare di non far passare la direttiva guidate dal principio del "massimo profitto" che perseguono in "modo fondamentalista".
"Non vogliono riconoscere il diritto degli autori, non vogliono pagarlo, fossero anche pochi spicci rispetto ai loro bilanci. Questo naturalmente non ci meraviglia, visto che cercano anche, metodicamente, di non pagare le tasse. Ci auguriamo che la politica non sia totalmente al servizio delle multinazionali". Allo stesso tempo Piovani è convinto che i giganti del web possano rappresentare anche una risorsa per gli autori se rispetteranno le regole per lo sfruttamento delle opere.
"Personalmente trovo Spotify una bellissima epifania per gli ascoltatori di musica, un mezzo entusiasmante per diffondere la musica. Basta che la paghino e non la rubino, né la pretendano per diritto gratuito". Eppure nel dibattito intorno al tema alcuni ritengono che porre più restrizioni alla diffusione gratuita sul web di opere musicali e artistiche limiti la libertà di espressione e un'ampia diffusione della cultura in grado di raggiungere tutti.
"Penso che sia una balla della demagogia molto in voga in questi anni: come dire che far pagare il giusto prezzo di una mela al contadino che l'ha coltivata sia un limite alla libera circolazione delle mele. La libertà di espressione si difende difendendo chi si esprime, in versi, in prosa, su un pentagramma" ribadisce l'autore. Non si tratta di una battaglia per difendere i privilegi di pochi musicisti famosi. La questione coinvolge e riguarda soprattutto i giovani. "I grandi autori si possono proteggere con contratti e con avvocati", spiega Piovani.
"I giovani emergenti, gli aspiranti poeti devono invece poter contare su un compenso automatico e non arbitrario, stabilito per legge". In Italia per ora c'è molto silenzio su un tema divisivo poichè al governo c'è il movimento 5S che si è opposto da sempre alla direttiva sul copyright. Il maestro però si mostra fiducioso. "Ho fiducia che questo governo arrivi a rendere effettiva in Italia la sacrosanta direttiva Ue per la quale il presidente Sassoli, come Ennio Morricone e tanti di noi, si è battuto con molto impegno".
Nicola Piovani
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