In pochi giorni, due interviste a nostri illustri direttori, dalle quali si viene a sapere che stanno mettendo a punto nuove (?) strategie. Quali?
Fabio Luisi, intervistato dal Corriere, in occasione della sua annuale presenza sul podio della Filarmonica scaligera, coglie l'occasione per parlare, in veste di 'direttore musicale', del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, per il quale si appresta a dirigere, per la serata inaugurale del festival, il 2 maggio, Lear, opera di Aribert Reimann, scritta nel 1978, da Shakespeare, con la regia di Calixto Bieito.
Perchè insiste sull'opera contemporanea- chiede il giornalista? Perchè vorrei che il Maggio tornasse ad essere quel vivace laboratorio di novità e sperimentazione che è stato fin dalle sue origini con Vittorio Gui - risponde sicuro il direttore. Il quale prosegue: Che senso ha fare un Don Carlo di routine? Però non voglio puntare suolo sulla contemporanea...
Fa bene Luisi a puntare sulla contemporaneità, perchè no; e del resto il Maggio è stato per decenni una fucina di nuove opere e di innovative rivisitazioni di autori ed opere del passato. Ma l'alternativa non è un Don Carlo di routine, perché l'alternativa può anche essere un Don Carlo , MA NON DI ROUTINE. Perchè, se non proprio come alternativa, la contemporaneità, quella di qualità non quella che punta dritta a scombussolare mente e udito dell'ascoltatore, può convivere con la tradizione, alla quale sempre si deve prestare l'attenzione che i classici meritano.
Infine, Luisi ha voluto togliersi un sassolino dalla scarpa quando ha rilevato che l'orchestra, dopo gli anni di Barenboim durante i quali l'aveva perduta, ha ritrovato la sua cifra 'italiana', quella capacità di cantare che il mondo ci riconosce, senza diventare 'leggera'. Negli anni di Barenboim, secondo Luisi, si era come 'appesantita' nel suono e nel fraseggio.
Da Mosca torna a parlare Pappano, pochi giorni dopo Londra, sempre sul Corriere con Valerio Cappelli; segno evidente che Santa Cecilia - per via dell'agitazione del coro che potrebbe far saltare la prima di domani sera della Sinfonia n.9 di Beethoven, diretta da Petrenko - naviga in brutte acque. E il duplice intervento di Pappano, nel giro di pochi giorni, è il tentativo estremo per calmare quelle acque e far rientrare lo sciopero indetto per domani ( ieri sera ci dovrebbe essere stato l'ennesimo incontro con la Sovrintendenza, per scongiurarlo. L'esito al momento non lo conosciamo).
Cappelli coglie l'occasione per tornare su un argomento - Pappano resta a Roma, sì o no? - sul quale da settimane ci si interroga, e che Pappano sembra evitare con cura.
Senonchè ieri si è aperto al giornalista a conferma che l'Orchestra gli sta chiedendo di restare anche dopo il 2021. E lui? non ha ancora deciso, sembrerebbe dire. Invece... subito dopo parla come se già avesse deciso di restare, ma non può ancora dirlo ufficialmente perchè sta ancora discutendo i termini del rinnovo del contratto. Dice - che è come dettare le condizioni della sua permanenza dopo il 2021 - che si devono individuare nuovi progetti, idee nuove: "La ricerca di un pubblico più importante nel senso della sfida sui repertori, è necessario un cambio di passo ( sibillino, salvo che Cappelli non abbia effettuato un crasi fra affermazioni diverse rendendole ambedue incomprensibili ndr.) Poi deve essere sviluppato il rapporto con la città. Dobbiamo fare parte dell'identità di Roma. Lo so che non è Milano e qui è più difficile, ma ci dobbiamo provare. Bisogna investire di più nel marketing, vendere un prodotto che cresce. Cominceremo col fare una campagna promozionale con la foto dell'Orchestra davanti al Colosseo ( suvvia, maestro, crede ancora alla favola del miracolo attribuito ad una foto? ndr.). Un'altra attività che incrementerò, fuori dell'Accademia, è il lavoro con le giovani orchestre, da quella di New York, alla Filarmonica di Benevento ( New York, Benevento...ndr.) che prima faceva parte del Conservatorio e si autogestisce, ragazzi che hanno niente risorse e tanta fierezza".
Pappano ha voluto anticipare a Cappelli, in maniera volutamente poco chiara, quali iniziative sta proponendo a Santa Cecilia per restare dopo il 2021. E fra esse colpisce l'impegno a dedicarsi ad orchestre giovanili - che c'entra New York? - come quella di Benevento con la quale egli ogni anno lavora per qualche giorno in occasione del 'Memorial Pasquale Pappano'.
Se proprio vuole dedicarsi ai giovani perchè non ricreare quell'Orchestra giovanile di Santa Cecilia, che negli anni di Chung visse una bella stagione e che Berio chiuse perchè non trovò i soldi per tenerla in vita, mentre quelli per duplicarsi il suo compenso li trovò e come? Servivano 400.000 Euro che Rutelli non gli diede e Berio non pensò di metterli insieme raschiando un pò tutti gli alti stipendi dei suoi dirigenti e il suo. Come scusa, allora, si addusse , che era stata l'Orchestra ufficiale a non gradire la presenza della 'Giovanile', una scusa che si smontava da sola.
Noi, dopo la morte di Berio, provammo a ventilare l'ipotesi della ricostituzione della Giovanile, trovando d'accordo anche l'allora famosa Ludovica Rossi-Purini che aveva trovato i soldi per cofinanziare la tournée dei Berliner con Abbado a Roma, e che poi si è persa nelle nebbie dei salotti romani, lasciando che la sua 'Compagnia per la musica in Roma', andasse in malora. E Cagli (che per anni, prima del calmiere imposto, ha preso 300.000 Euro di stipendio all'Accademia), succeduto a Berio, non si convinse.
Fin da allora Pappano era interessato a dedicare parte della sua intensa attività ad una orchestra di giovani. Lo confermò a noi in una occasione. Eravamo in auditorium, seduti accanto, ad ascoltare una prova della 'Simon Bolivar', e Pappano non seppe trattenere l'entusiasmo. Cogliemmo l'occasione per proporgli di rifare la 'Giovanile' di Santa Cecilia, che lui non poteva aver conosciuto o ascoltato. Si mostrò interessato, ma poi l'interesse evidentemente scemò, preso dagli impegni romani e londinesi.
Cagli alla nostra insistenza sulla 'Giovanile' continuò a opporre che l'Orchestra ufficiale non gradiva la sua presenza ( concorrenza in casa!, ci disse), e Ludovica Rossi Purini, all'impegno che avrebbe comportato sostenere la orchestra di giovani, preferì i Concerti
(September Concert a New York), semel in anno, con noti direttori ( Maazel) che le davano più visibilità, anche televisiva, che lei non disdegnava. Successivamente tirò fuori i soldi per far tradurre - malissimo - da traduttore che non conosceva assolutamente la musica, un corposo ma inutile panegirico di Pappano e pubblicarlo in Italia. E poi è sparita totalmente.
P.S.
Pappano sta discutendo il suo nuovo contratto con Santa Cecilia, alla vigilia delle votazione per l'elezione del sovrintendente? Potrebbe voler dire che Dall'Ongaro ha messo le cose in maniera tale da essere sicuro della sua riconferma? Lo sciopero del coro ed eventuali altre successive proteste, potrebbero modificare quelle sue rosee previsioni? E allora? Pappano discuterebbe del suo futuro con un sovrintendente che non sarà più tale quando gli accordi presi dovranno essere mantenuti?
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