venerdì 12 aprile 2019

Adesso non si fidano neanche di loro stessi: nelle riunioni importanti dei Cinquestelle, cellulari e smartphone fuori dalla sala della riunione

Tutti convocati per il vertice di maggioranza, ma senza lo smartphone. Quello, il cellulare, consiglieri e assessori sono tenuti a lasciarlo fuori dalla porta durante le riunioni più importanti e delicate, disposizioni «dall’alto». «Hanno fatto bene a decidere così», conferma alla buvette del Campidoglio il consigliere grillino M5S Andrea Coia, che alle adunate grilline è sempre presente. In realtà, va detto che sono in molti a dare conferma delle nuove direttive pur senza pensarla come Coia. 
Motivo del no allo smartphone? Probabilmente limitare le fughe di notizie, almeno quelle che si muovono in tempo reale sulle chat Telegram e Whatsapp. Ma, soprattutto, evitare che i consiglieri stessi registrino dibattiti talvolta accesi. Accadde, per esempio, con l’ex consigliera M5S Cristina Grancio, dissidente sullo stadio della Roma e, in conseguenza, espulsa dalla maggioranza grillina. Grancio registrò l’audio di una riunione di maggioranza a tema stadio, e il file conserva ancora gli screzi con Alfonso Bonafede — oggi ministro della Giustizia e nel gennaio 2017, ai tempi del vertice in questione, «tutor» di Raggi in quanto responsabile degli enti locali del M5S — e anche lo squillo della trombetta suonata dalla sindaca «per evitare la sovrapposizione di voci, quando la discussione saliva di tono», rivelò la consigliera al Corriere. Adesso il rischio che qualche file «scomodo» possa uscire dal Campidoglio non c’è più. 
L’ultimo vertice «schermato» è andato in scena in occasione della delicata discussione sullo stadio della Roma con tanto di consulto legale dell’Avvocatura sugli eventuali rischi di cause per danni in caso di no. Lo schema è, ormai, collaudato: al momento dell’inizio del vertice scatta la consegna del device, dopodiché si può discutere in tutta tranquillità.
Anche se, forse, con minore trasparenza. Eppure quello sul «palazzo di vetro» era slogan principe della campagna elettorale di Raggi nel 2016. Invece da allora il Regolamento sull’accesso agli atti ha subito una profonda trasformazione condita dalle polemiche delle opposizioni che gridavano al «bavaglio». E anche le norme per i dipendenti hanno virato sul divieto di inviare documenti all’esterno. E lo streaming pilastro del primo grillismo? Previsto solo per le sedute d’Aula. 

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