giovedì 25 aprile 2019

Salvini: me ne frego e vado avanti. Sul caso Siri come sul caso Foa. Ma questa volta il 'Nero' dovrà cedere

 Sul caso Siri sembra ripetersi lo stesso copione del caso Foa di qualche mese fa quando  si trattò di eleggere il presidente della Rai, e Salvini - che già aveva il figlio del giornalista nel suo staff di comunicatori, puntò i piedi su Foa, giornalista de Il Giornale e in quel periodo direttore di un giornale svizzero. La Commissione di Vigilanza, votò contro la nomina di Foa, indicato dal Cda Rai dominato dai gialloverdi. E sembrò allora averla avuta vinta, votarono contro anche quelli di FI, Berlusconi per intenederci che aveva avuto  già il presidente della Vigilanza, un tempo suo dipendente in Mediaset.

 Salvini non volle sentir ragione, costringendo il Parlamento ed 
anche il CdA Rai a ripresentare dopo qualche settimana il nome di Foa, a quel punto Salvini si accordò con Berlusconi - non sappiamo cosa si siano detti e quale baratto abbiano concordato allora i due -  e Foa passò.

 Della presenza di Foa in Rai s'è accorto anche il CdA e vorremmo dire anche il direttore generale Salini, il quale sembra ormai pendere dalla parte di Foa e di Salvini anche lui (al punto che per la sostituzione di Franco Di mare, a 'Uno Mattina' estate, arriva in Rai un giornalista Mediaset,  con esperienze anche padane, perchè in Rai non ve ne era uno capace e disponibile: una buffonata  e mascalazonata!).

 Adesso abbiamo lo stesso copione sul caso Siri. E' evidente a tutti che Siri per l'accusa che lo riguarda, avrebbe dovuto da solo dare le dimissioni; Salvini dice invece che deve restare al suo posto - il 'Bullo' vicepremier si comporta come fosse il padrone delle ferriere ed anche del paese! - i suoi compagni contrattisti dicono invece che Siri deve andare via. Hanno fatto marcia indietro sulla Rai, e, diciamolo apertamente, un  secondo passo indietro l'hanno fatto a che sul caso Diciotti per salvare il culo - chiamiamo le cose con il loro nome - a Salvini; adesso, che c'è di mezzo la mafia - quella mafia che il Bullo vicepremier dice che è andato a combattere a Corleone nel giorno della festa della Liberazione, proprio quel giorno, per mandare un segnale di amicizia a Casapound e Forza Nuova - i Cinquestelle tengono duro, e chi deve cedere è Salvini.
IL quale deve anche giustificare come mai alla presidenza del Consiglio, il suo alter ego Giorgetti ha assunto da poco un figlio di Arata che è il corrispondente di Siri ed il suo tramite d'affari con la mafia di Messina Denaro, per il tramite di Nicotri,  che il pm di Palermo vedrebbe bene per una dozzina d'anni dietro le sbarre.

Adesso Bullo-Salvini cederà, perchè fino alle elezioni non vuol creare scossoni che potrebbero farlo precipitare nel gradimento - chi troppo in alto sal cade sovente precipitevolissimevolmente!

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